Coagula - Corto (2005)

L'incipit di questo allucinante e tenebroso mini-corto brasiliano sembra citare non troppo casualmente le prime immagini dell'opera più crudele di Mario Bava, Reazione a Catena: ruote di una carrozzella che girano, gambe di uomo che seguono, fasci di luce smeraldo-violacei al suolo, la melodia grave e ossessiva di un pianoforte. Protagonista è la morte, muta, anonima, nascosta dietro la sua maschera tragica e impersonale; la morte metodica, sicura di sè, fredda nell'adempiere al suo rito inderogabile. Quel che Gananian trasmette è un forte senso di scoramento, d'impotenza, di paura della Fine.

Dal Brasile, con cognizione di causa ed estro sintetico e semplice (sintesi e semplicità capaci di attivare complessità), un horror in pillola; o meglio un concentrato di tensione psichica della durata e dell'intensità di un conciso e inquietante videoclip (circa tre minuti, densissimi). Minimale, di buona forza figurativa su funebri note di pianoforte, aziona un motore finzionale - all'insegna del macabro, dell'enigma, dell'ineluttabile - capace di allusioni ed evocazioni che si spingono oltre il proprio microcosmo chiuso.

Un uomo col volto mascherato, una donna sul lettino pronta a essere vivisezionata: il cortometraggio è tutto qui. Da una parte c’è il fascino di una condizione assoluta e inspiegabile, irrevocabile perché incomprensibile, dall’altra c’è il disinteresse per un’azione gratuita, perfino banale e piatta, senza alcun guizzo che ne giustifichi una necessità: l’assenza di contesto diventa quindi il suo limite, e la mancanza di fantasia il suo handicap capitale. Rimane solo una buona tecnica cinematografica.