I gigli del campo - Film (1963)

I gigli del campo
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: Lilies of the Field
Anno: 1963
Genere: commedia (colore)
Note: Oscar nel 1964 a Poitier come miglior attore protagonista, primo attore di colore a conseguire tale premio, più altre quattro nomination, Orso d'Argento al medesimo attore.

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

In bilico tra malcelata commedia e blando dramma, il film entra nella storia come il primo ad aver fatto consegnare l'Oscar a un attore di colore. Poitier lo merita: si muove benissimo nei panni di Homer Smith, un uomo senza lavoro che lungo le strade dell'Arizona fa tappa alla casa di cinque suore tedesche. Per guadagnare qualcosa offre loro di sistemare il tetto, in pessime condizioni come un po' tutto ciò che circonda la zona, persa nel deserto. I toni rigidi della madre superiora (Skala), l'unica con cui davvero Smith si relaziona, sono quelli di chi ha una fede incrollabile in Dio e si convince che ogni aiuto esterno sia dovuto a Lui. Smith, che cerca di offrire il massimo...Leggi tutto della disponibilità, si accorge presto che mancano persino i soldi per pagarlo ma non ha il coraggio di lasciare le Sorelle in una situazione di disagio, tanto più quando si mettono in testa di costruire una cappella che possa permettere a padre Murphy (Frazer) di non celebrare messa di fronte a un'auto coperta con i paramenti sacri. Grazie alle proprie solide competenze da operaio Smith, che nel frattempo aiuta le cinque suore a imparare la lingua, si fa assumere da un imprenditore della zona e nel tempo libero decide di costruire da solo la cappella per aiutare le sue buffe amiche. Intriso di ovvi, buoni sentimenti, il film di Ralph Nelson si regge sull'interpretazione di un Poitier che con i suoi sbalzi d'umore, la saggezza dell'uomo semplice e il buon cuore stabilisce con Lilia Skala (sempre in abito da suora, come le altre) un rapporto tendenzialmente conflittuale ma solidale. Per quanto non riesca a farsi una ragione del comportamento tanto antipatico e ostinato di lei (mai una volta che dica grazie!), la voglia di realizzare qualcosa di utile nella vita e di aiutare il prossimo lo porta a diventare in qualche modo parte di una comunità che in ogni caso porta per lui grande rispetto. Così come lo apprezzano il bonario barista e l'imprenditore che lo assume accorgendosi di quanto sia un tipo in gamba. Inevitabilmente un po' ripetitivo nelle situazioni, LILIES OF THE FIELDS gioca molto sull'innata simpatia del protagonista (ribadita in Italia dal doppiaggio al solito impeccabile di Pino Locchi) e sulla sua ironia, che permette alle suore - ma soprattutto allo spettatore - di concedersi qualche sorriso. Buona parte del film è girata nei pressi della casa delle cinque Sorelle (ma quattro sono di fatto entità indistinte e intercambiabili, agendo sempre in gruppo), con rare puntate in paese e uno Smith costantemente indeciso sulla decisione da prendere, combattuto tra il piantare tutti in asso e continuare la sua “missione”. Pochi spunti davvero brillanti, anche se non ci si dimentica del dialogo a colpi di citazioni sacre utilizzate per abbattere l'ostacolo della lingua (ben poco penalizzante, a dire il vero). Un piccolo lungometraggio fatto grande dall'Academy, che oltre all'Oscar lo fece concorrere con altre 4 nomination: miglior film, sceneggiatura non originale, miglior attrice non protagonista (Skala) e fotografia!

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 14/12/11 DAL BENEMERITO NANDO POI DAVINOTTATO IL GIORNO 17/02/22
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Nando 14/12/11 19:12 - 3810 commenti

I gusti di Nando

Un operaio di colore stringe un rapporto lavorativo e di rispetto reciproco con alcune suore tedesche. Una pellicola corretta politicamente in cui la mimica e le espressioni del protagonista emergono preponderanti. Notevoli le parti cantate, tuttavia il buonismo regna sovrano, anche se il plot narrativo mostra una certa originalità. Da rivalutare.

Galbo 18/07/12 20:42 - 12380 commenti

I gusti di Galbo

Ralph Nelson dirige (bene) un giovane ed incisivo Sidney Poitier, vincitore di un meritato Oscar per un film portatore di valori morali molto forti, anche se oggi inevitabilmente fuori moda. Il film ha perduto in parte la sua forza ma rimane tuttavia uno spettacolo godibile e una rappresentazione plastica del valore della fratellanza e della solidarietà. Buono il doppiaggio italiano. Edificante.

Cerveza 9/09/23 13:28 - 358 commenti

I gusti di Cerveza

Un afroamericano battista e cinque suore cattoliche della Germania Est incrociano le loro vite fra i saguari dell'Arizona. Succoso upside down culturale che impiatta un sodalizio dai profumi contrastati ma gustosi. Buoni sentimenti à-gogo in cui nero e bianco sono solo colori come tanti altri e possono essere ottimamente sfruttati da Haller per fotografare il brullo deserto di Sonora. Una torre di Babele edificata in armonia (con una tecnica che farebbe inorridire un geometra) che fortunatamente non coinvolge pure le feste natalizie poiché sarebbe stato troppo Frank Capra.
MEMORABILE: Le suore tedesche che impazziscono al nome Smith, capendo forse Schmidt; Homer che dà dell’Hitler alla madre superiora.

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