Nonostante il linguaggio da trivio e la scabra ruvidezza del personaggio interpretato da Levitt, si tratta di una favola moderna: un percorso di crescita e formazione, in cui il piccolo TJ affronta e supera il dolore della perdita. Il "maestro" di questa brutale pedagogia è una sorta di angelo maledetto, Levitt appunto, che scatena dinamiche inaudite nel cuore di una famiglia a pezzi. Alla fine, il bilancio è positivo: commovente senza retorica, divertente e drammatico ad un tempo, perfino trascinante in molti passaggi.
Bizzarro "romanzo di formazione". A provocare la crescita e, forse, il superamento di gravi traumi, ci pensa un personaggio tra i meno concilianti degli ultimi anni: sboccato, grezzo, fumato, sporco ma in fondo genuino. Eppure il suo operato non mancherà di conseguire risultati. Per le dinamiche narrative (ma solo per quelle!) ricorda il Teorema di Pasolini. Attori abbastanza in palla con una Piper Laurie che è una nonna ancora in forma. Non male, dopotutto.
Il film è nel protagonista, sboccato e pane al pane (un autentico pezzo di sterco, ma a suo modo genuino). Il ragazzino, il padre e la commessa gli fanno solo da contorno, come la parabola discendente della famiglia, che subisce un grave lutto in grado di azzera il genitore, trasformandolo in una larva piagnucolosa. A parte Hesher, chi mi resterà in mente è la nonna, che trasmette una certa tristezza, conscia della sua impotenza (vorrebbe fare qualcosa, ma cosa?). Nel complesso non è male, pur vivendo troppo di episodi e sfruttando soprattutto gli eccessi del capelluto bastardo e schizoide.
MEMORABILE: Alcune Hesherate: "Sei già stato stuprato da morto?". "No". "Vuoi provare?"; "Il killer delle vecchiette le strangola con le loro mutande sporche".
Il personaggio del salvifico dannato offre sempre un buon appeal, il lato oscuro che legge meglio la realtà. Causa una trama eccessivamente spinta all’inizio, che sfocia poi in una melensa retorica, non ci si riesce ad appassionare. Né lo si può quando la parte heavy mostra i muscoli o quando cala la tensione. Gli attori recitano indipendenti come la natura del film e incidono poco sul risultato finale. Salviamo la nonna, l’unica che non forza.
Un improbabile ruolo salvifico nei confronti di una depressione esistenziale è svolto da un capellone emarginato e sboccato, che in qualche modo riuscirà nell'intento. Film strano e triviale che vede nelle ottime interpretazioni del cast e nell'ambientazione molto efficace in una periferia americana squallida ed emarginata il suo punto di forza. Il limite è dato da una sceneggiatura che preferisce un meccanismo ad episodi anzichè una struttura organica. Joseph Gordon-Levitt si conferma uno degli attori più versatili della sua generazione.
Questo cialtrone dai modi tutt'altro che opportuni alla fine è consistente? Diciamo in parte. Susser diffonde la sua cafonaggine estrema in un dramma periferico stile indie invece che spingere sul grottesco, sul fenomeno da baraccone: scelta giusta. Ma non tutto prende anche se il finale tocca le corde dell'empatia e non eccede in buonismo. E che prova da parte del ragazzino!
MEMORABILE: Gli sguardi di Hesher a tavola, durante il diverbio tra padre e figlio.
Un'analisi tutta sui generis riguardo alla penosa rielaborazione del lutto, filtrata attraverso gli occhi dell'America degli ultimi. A prima vista potrebbe sembrare educazione alla violenza, a conti fatti si rivela un tonico ricostituente. Il succo del film è questo e fila via liscio grazie alla verve parolacciara di Hesher (che assurge addirittura a santino col regalo e la firma finale) ed un paio di passaggi tra il geniale (lo sportello disegnato) e l'iconoclasta (il funerale). Levitt fa scintille nel suo ruolo di schizzato come nel precedente Killshot.
MEMORABILE: La passeggiata con la bara (peccato per il ralenti, troppo enfatizzante).
Film sorprendente che evidenzia la depressione post disgrazia familiare. L'apparizione di uno sboccato e violento capellone cambierà le cose. Cast di alto livello con Gordon-Levitt monumentale e una Portman poco sensuale ma efficace. Il cambiamento, se esiste la volontà, può attuarsi. Buona l'analisi delle degradate province americane.
Simpatico l'angelo dalle piume sozze, anche se alla lunga la sua spicciola filosofia un po' annoia. Certo la parabola sulla mono palla ha un suo fascino, così come il fiabesco finale. È una bella storia di depressione e rabbia che, grazie a qualche rutto e parolaccia, viene sconfitta (e questo conta). In tutta onestà non mi ha entusiasmato troppo, pur riconoscendo la bravura di Lewitt e l'ars nel fare il depresso di Wilson (quasi un déjà-vu, aggiungerei). Eccessivamente forzato e questo danneggia un po' il risultato.
Non mi sembra si possa riscontrare nemmeno una certa originalità di fondo, in questo film furbetto che cerca di tirar fuori buoni sentimenti dal grottesco. La sensazione è quella di un'operazione poco genuina che solo a tratti riesce a essere convincente. Si possono estrapolare dal contesto alcune battute riuscite, ma nell'insieme non mi ha convinto.
Dà l'idea del film costruito appositamente per sembrare "indie" (musica metal, parolacce...), quando in realtà si tratta di un classicissimo racconto di formazione ed elaborazione del lutto. Hesher comunque è un buon personaggio. Inizia male, ma col passare dei minuti diventa sempre più simpatico; non perché in realtà lo sia (è un metallaro nullafacente, incredibilmente sboccato e arrogante) ma per i sorprendenti effetti benefici che riesce ad avere sugli altri personaggi. Buono il cast, un po' anonima la regia. Niente male, tutto sommato.
Film bislacco che racconta delle conseguenze disastrose del lutto in una famiglia americana per bene che precipita nel baratro e dove s'insinuerà uno strano guitto capelluto e tatuato. L'elemento irrazionale sarà il fermento appropriato per distruggere e ripartire di nuovo quando tutto sembra andare verso il peggio. Irriconoscibile e ottima interprete come sempre Piper Laurie nel ruolo di nonna dolcissima.
MEMORABILE: La "passeggiata", tanto promessa quanto disattesa, con la nonna dentro la bara...
Un ragazzino, il padre e la nonna sono in un periodo difficile da superare; un giorno entra nella loro vita Hesher, un metallaro. Curiosa pellicola sociologica (a tratti divertente) con chiaro riferimento alla controcultura dell'heavy-metal: i caratteri, le grafìe simil primi Metallica, i brani degli stessi e dei Motörhead; ma soprattutto Hesher (un Levitt d'eccezione) che incarna la natura politicamente "scorrettissima" della categoria; insomma, un bel "medio" verso il sistema mainstream. Ma il veleno diventa farmaco per la famigliola borghese.
MEMORABILE: L'interpretazione di Levitt; Hesher duro metallaro che socializza con la nonnina; Titoli di coda con "Motorbreath" dei Metallica e disegni in stile.
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