Carino nella prima mezzora, con Carlo Campanini sommesso mattatore, cala un po' con l'arrivo di Andrea Checchi e la piega un po' troppo sdolcinata che ne segue (perfino l'idealizzazione della Prima Comunione, detto con tutto il rispetto). Si lascia guardare per una freschezza di fondo e per la consueta adorabilità del protagonista. C'è Busoni, Torrence per Gino Cervi.
Per un equivoco, una banda criminale che si appresta a compiere una rapina scambia un modesto cronista in cerca di notizie per il suo giornale per uno scassinatore esperto appena fuggito di prigione... La trama sarebbe da thriller noir ma la presenza paciosa di Campanini nei panni del protagonista la fa virare subito verso toni da commedia, più gradevole nella prima parte con lui costretto ad assecondare i banditi per non rimetterci la pelle rispetto alla seconda che, seppur movimentata, indugia in un sentimentalismo troppo dolciastro.
MEMORABILE: La faccia di Campanini quando, armeggiando a caso, riesce ad aprire la cassaforte.
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