Parte della serie di horror che passa sotto la denominazione di “Lucio Fulci presenta” (anche se ben si sa che il regista si limitò a dirigerne un paio e per il resto a concedere il proprio nome come marchio di qualità) e caratterizzati tutti da una clamorosa ristrettezza di budget. Qui, se non altro, c'è comunque la presenza di un buon protagonista come Gabriele Tinti, in grado di salvare in parte la baracca. E’ lui l'unico motivo di esistere di un horror raffazzonato, che usa uno stratagemma abusato al cinema (e che garantisce un bel colpo di scena in coda) come pretesto per mettere in scena una semplice storia di delitti efferati ambientati in un casolare...Leggi tutto di campagna dove Tinti, sua moglie e i tre figli attendono l'arrivo della misteriosa zia Marta del titolo. Ma, novella Godot, lei continua (tramite il custode del casolare Maurice Poli) a rinviare il suo arrivo, lasciando il gruppo in balia di “strane presenze notturne”. Terrorizzare e creare suspense in condizioni economicamente tanto disastrate era impresa proibitiva (nonostante le discrete musiche di Gianni Esposito) e infatti il regista Mario Bianchi (come gli altri suoi “colleghi di serie”) punta direttamente allo splatter. Purtroppo, al di là delle buone intenzioni, anche qui c'è da rimarcare la modestia degli effetti, che offrono quattro omicidi sanguinari (tra i quali l'ennesima variazione dell’hitchcockiano accoltellamento in doccia) realizzati pedestremente, ai confini del ridicolo. In linea con le ambizioni del film, in ogni caso, che Tinti e Poli a parte ci regala un cast di attori alle prime armi (la ragazza che si spoglia rivela però un seno sorprendentemente rigoglioso) e l'impressione di uno Z-movie senza speranze. Non il peggio della serie, ma...
Il Ciclo "Lucio Fulci presenta", oramai lo sanno anche i sassi, non è certo destinato a restare negli annali della storia del cinema. Eppure, di tutte le pellicole della serie, questa rimane nella mente a causa di un soggetto piuttosto curato, per via della "malinconica" interpretazione di un Gabriele Tinti (purtroppo già gravemente ammalato) e di uno "spiritato" Maurice Poli.
C'è un poco di Psyco, un flashback "anticipatore" e tanto splatter.
Fulci lo ricorda ne Le Porte del Silenzio.
Filmaccio, eppure qualcosa affiora. Una fotografia pietosa deprime il tutto sin dai primi fotogrammi e il girare a vuoto del primo tempo sembra veramente promettere il peggio; ma se la regia da una parte stecca sulle scene madri più classiche (i flashback in clinica, i cadaveri al tavolo) dall'altra regala momenti selvaggi, inattesi e splendidamente rozzi, come l'improvvisa catena di omicidi e il cadavere decomposto. Musiche passabili, che spiccano il volo durante le scene splatter, cast allo sbando, location formato convenienza. Per appassionati.
MEMORABILE: L'inaspettato e fulmineo massacro; il cadavere dal volto scoperchiato con carillon in sottofondo.
Squinternato thriller horrorifico e ipercitazionista (si va dalla doccia di Psyco ai corpi decapitati e ricomposti di Deliria), caratterizzato da un very low budget e da attori non troppo a loro agio nel genere (la Russo; si salvano Tinti e Poli). Decisamente meritevoli le curve della Moore e abbastanza azzeccato ed inaspettato il finale. Solo per appassionati.
Vedendo la prima parte, anche se un filino lenta, sembrava un film diverso, molto migliore degli altri appartenenti a questa orrenda serie. Invece la seconda parte mi ha fatto cambiare idea. Trattasi del solito obbrobrio in celluloide diretto da un regista che sotto questo punto di vista è una garanzia: Mario Bianchi. La storia, un po' troppo risaputa all'inizio, alla fine sbraca completamente e gli effetti speciali, davvero brutti, sono un po' eccessivi e mal distribuiti. Ciononostante è leggermente meno peggio degli altri lavori appartenenti alla stessa serie.
Ennesima fesseria italiana anni 90. Tinti e Poli sprecatissimi in questo film dell'orrore ricco di citazioni ma povero di mezzi. Gli altri attori sono la solita robaccia presente nel ciclo "Fulci presenta". Da segnalare la testa di gomma decapitata dal giustiziere con motosega. Bruttissime le musiche.
Uno dei più divertenti film della serie "Lucio Fulci presenta". Tutto è girato in un clima da dilettanti allo sbaraglio e sa di alimentare, ma alcune presenze (Poli e Tinti) lo rendono più interessante dei filmini coevi. Qualche omicidio, qualche citazione ardita, ma il clou è il finale con i due protagonisti grandi mattatori.
Non il peggiore della serie, ma neanche un buon film. A nobilitare il cast ci sono Tinti e Poli, il sangue non manca (cito il baule, la testa del bambino), ma l'azione si svolge tutta nel finale. Il prologo è forse un po' lungo e Bianchi dirige senza passione. Finale iettatore.
Parliamoci chiaro: questo, come tutti gli altri della serie, è una ciofeca preso per quel che è, ma in rapporto agli altri film del ciclo rasenta quasi l'aggettivo di "buon film". Diretto senza ambizioni da Bianchi e orrendamente confezionato da una bruttissima fotografia, il film gode se non altro di due bravi attori come Poli (convincentissimo ed espressivo nel finale) e Tinti e di un anomalo gusto per il morboso che in alcune scene lo rende genuinamente sinistro (notevoli il cadavere nel letto e il carillon). Non è trash, ed è già una gran cosa.
MEMORABILE: La Darwin che dà di matto, l'omicidio sotto la doccia (l'unica scena splatter realizzata con SFX decenti), Poli che parla al cadavere.
Questo film, se visto da qualcuno che non conosce la serie "Lucio Fulci presenta", andrebbe considerato (e anche giustificatamente) un film girato con i piedi. Questo per una trama contorta che non chiarisce lo scopo della storia. Mi è sembrato un insieme di idee, qualcuna anche buona, che intontisce lo spettatore facendolo più ridere che spaventare. Il cast non mi ha convinto per niente. Dispiace che il nome di Fulci sia accostato a queste "piccole" opere dell'horror.
Film che si fa apprezzare più per il titolo che per la storia, dato che è un film orribile, che non si salva nemmeno grazie alle numerose scene splatter. Anzi, il tutto si conferma con un finale incredibile. Complimenti a chi ha avuto il coraggio di produrlo e presentarlo...
Diciamo la verità: in fin dei conti, il soggetto non era tanto male. Anche l'inizio (con il contrasto e il resto) era interessante e prometteva un piacevole horror, ma poi ciò che appariva buono scompare già dal momento dell'incidente d'auto, dal quale cominciano una caterva di banalità. In poche parole, tutto viene velocizzato dando tempo più ad infilare scusanti per le numerosi incorenze della storia che ad offrire un contorno dignitoso e un finale non insensato. Il problema è che lo scarso Bianchi ne sa più di "eccitazione" che di suspence...
Uno dei "meno peggio" della serie "Lucio Fulci presenta". L'impianto a bassissimo budget, caratterizzato da effetti splatter a buon mercato, attori semi-esordienti (a parte i sempre bravi veterani Tinti e Poli), scenografie ed ambienti squallidi, fotografia sporca, è lo stesso degli altri film del ciclo; stavolta, però, la sceneggiatura è discreta e la suspense accettabile. Inoltre il film mantiene un'atmosfera morbosa abbastanza convincente (aiutata dalle calzanti musiche), un buon ritmo e le parti splatter sono divertenti. Fascino del brutto...
MEMORABILE: Il bambino decapitato con la motosega!
Prima parte misurata, con suspence minima, interamente legata al mistero della mancata epifania della famigerata zia Marta. Poi, fortunatamente, si accende il delirio: si riciclano il bambino in triciclo di Shining e la doccia di Psyco, effettacci a iosa, splatter rozzissimo... ma quel cadavere coperto di vermi nella cantina, vezzeggiato dall'amante pazzo, è un bell'acuto di necrofilia trash! Approssimativo, mal fotografato (forse anche perché gonfiato da 16 a 35 mm?), ma non scialbo: gustoso!
MEMORABILE: La scoperta delle quattro tombe; i cadaveri ricomposti, seduti al tavolo da pranzo.
Di sicuro non un horror di buona fattura, anche se la prima parte ha le atmosfere giuste e sembra promettere bene (grazie anche a una musica azzeccata ma troppo presente e alla fine quasi insistente); perciò il tutto si riduce ai soliti omicidi in un casolare con la giusta occasione per mostrare dei bei seni e qualche effettuccio splatter. Niente di che insomma e da nessun punto di vista: la sceneggiatura è misera e lo sviluppo ancor più approssimativo, con tanti personaggi nessuno dei quali caratterizzato a dovere (protagonista a parte).
Non è poi così ignobile questa produzione suggerita e influenzata dall'ultimo Lucio Fulci, dove la povertà dei mezzi non toglie interesse al racconto, infarcito di momenti cupi e scene splatter. E' la conclusione a rivelarsi soprattutto interessante (pure se echeggia qualche altro film), mentre sulle attrici ci sarebbe tanto da ridire (o ridere).
Thriller orrorifico con connotati da b-movie, caratterizzato da evidenti ristrettezze di bilancio che ne hanno limitato sia le location (in sostanza si svolge quasi interamente dentro una villa in campagna) sia i mezzi a disposizione (un paio di macchine e via). La trama appare forzata, le vittime si offrono come agnelli sacrificali, quello che dovrebbe essere il capo famiglia sembra addormentato e forse lo è... Le tette di Jessica Moore, mostrate non appena se ne presenta l’occasione, sono poca cosa per consigliarne la visione, anche se il finale, tutto sommato, non è male.
MEMORABILE: La lotta con l’assassino girata in clima di “buona la prima”.
Mediocre ma tutto sommato godibile filmetto della serie "Lucio Fulci presenta". Suspense discreta, atmosfera morbosa, qualche scena a effetto. Lo splatter è risibile (si salvano però l'omicidio della doccia e la "sorpresa in cantina") ma non è che un contorno: la storia ha un suo perché e regge fino all'epilogo, certamente non originale eppure inaspettato. Tinti e soprattutto Poli alzano il livello di un cast altrimenti vergognoso.
La famigliola raggiunge la villa della zia rediviva, che misteriosamente non si fa trovare. La pellicola, ultra-citazionista, viaggia sulla mediocrità finché non arrivano i primi truculenti omicidi: penosi. Da quel momento, è un rotolare verso l’insipienza, sia narrativa che cinematografica: il banchetto dei cadaveri, tanto per dire, è una baracconata (sia concettualmente che materialmente) da filmino amatoriale. Con un finale ridondante, delirante e confuso che affossa definitivamente un film da dimenticare. Ridicolo.
C'è poco d'aver paura, in questo terribile horror diretto da Mario Bianchi. Si parte con un montaggio alternato che ci spiega, o almeno queste sarebbero le intenzioni, i tormenti interni di Gabriele Tinti. Nella prima parte non succede praticamente nulla, la regia è statica, senza i ritmi della tensione. Le scene degli omicidi sono pure ridicole e dulcis in fundo siamo costretti sul finale a beccarci una scazzottata in stile Bud Spencer. Evitabile.
Misero film, inutile. Sceneggiatura vuota con tanto di famiglia buonista e dolce fino al diabete. Fino al 53esimo minuto non succede nulla, a parte scambi di opinioni sulla zia e qualche uscita per fare la spesa! Poi tre omicidi splatterosi, uno citazione di Psyco (il coltello che colpisce fa sgorgare sangue a litri, ma neanche una ferita sul corpo "macellato"). Finale ridicolo. Si salva solo la violenza degli omicidi, anche se con trucchi economicissimi.
MEMORABILE: Decapitazione infantile con motosega e baule/ghigliottina!
Bruttino ma non troppo, realizzato in economia (non un problema per Mario Bianchi), nonostante l'andamento alterno con una lunga prima parte fin troppo preparatoria, un tourbillon di omicidi sanguinolenti in pochi minuti poi il finale folle, tutto sommato si lascia guardare. Certo c'è qualche svarione (l'età di Tinti... ) ma nel complesso, e considerando la destinazione televisiva, merita una qualche indulgenza.
Discreto soggetto che soffre una lentezza di fondo (specie nella prima parte) e una mancanza di mordente. La scena della doccia è un evidente tributo a Hitchcock, ma bisogna ammettere che gli omicidi sono efferati e reggono discretamente, malgrado si possa notare che le risorse a disposizione per realizzarli non fossero importanti. Qualche soldo e un poco di personalità in più gli avrebbero garantito la sufficienza piena, mentre così lascia l’amaro in bocca.
Pessimo horror targato Mario Bianchi che sfrutta il "Lucio Fulci Presenta" per poter avere un qualche motivo di interesse. Tutto è scarso: dalla fotografia alle musiche basate sul suono di un carillon che disturba a una regia che si affida al "buona la prima" in ogni caso (vedasi scena della villa con annessa intrusione di un cane e bambino con la lucertola in mano che scivola involontariamente e buffamente... ma la scena prosegue). Si salvano solo i seni della giovane Ottaviani.
E pensare che il centone, quale erudito accumulo di citazioni, ha una propria storia letteraria. Il plagio, però, è cosa ben diversa; il plagio seriale, poi, è semplicemente insopportabile e Bianchi ne abusa sino al ridicolo. La prima parte lascia ben sperare: è solo brutta; poi il livello s'abbassa a livelli infimi. Da evitare.
Ultimi scampoli di horror artigianale all'italiana prima della "bandiera bianca". Solo per questo, nostalgicamente, ci sarebbe da salvare questo onesto film per la tv con tensione e location in linea con altre produzioni più ricche di quegli anni. Casa funesta e truculente morti a fronte di un fattaccio avvenuto decenni prima: un canovaccio ritrito che però funziona sempre, soprattutto quando luci e ambientazione appaiono, come in questo caso, convincenti. Cenni di pruriginoso con Jessica Moore e l'ex fiamma di Pippo Baudo, Adriana Russo.
Talmente pieno di difetti da risultare "un tipo"! Le attrici lasciamo stare, gli effetti splatter imbarazzanti, il carillon - onnipresente- fastidioso, l'ambientazione monotona e gli omicidi scopiazzati alla peggio. Eppure. Probabilmente il budget (e le idee) erano talmente ai minimi termini che il film ha un qualcosa di genuino davvero apprezzabile. Persino il finale è talmente buttato lì che alla fine risulta spiazzante. Gli horror di classe sono un'altra cosa, ma ha un suo perché. Fosse anche solo il perché sia stato prodotto.
Fin dalla premessa si annusa la sciocchezza astrale, ma una sua tiepida tensione e un certo coraggio nell'elargire morte lo salva dai voti minimi. Certo, una sceneggiatura più curata e meno derivativa - Deliria, Psyco, Shining, Poltergeist - avrebbe sicuramente giovato a quella che è una pellicola con pochi soldi e ancor meno da dire. Tutto sommato gli appassionati possono divertirsi, a patto che si amino i preamboli inutili (40 minuti) e la mancanza di coerenza nello script. Il finale "vero" non mi è dispiaciuto.
MEMORABILE: L'orrida scena della doccia; Le decapitazioni con baule cassapanca (?) e motosega; Charles che entra in casa, al buio, completamente a caso.
Dalla famigerata serie "Lucio Fulci presenta" l'ennesimo horror low budget di infimo livello. In principio sembra una commediola per famiglie, con il protagonista (Tinti) che decide di andare a trovare la zia insieme alla sua allegra famigliola, proseguendo arriva un po' di mistero ma solo verso la fine il film si tinge di horror. Insomma, meno peggio di altri capitoli della serie, anche se molto trash e mediocre. Non mancano situazioni (involontariamente) comiche e dialoghi oltre il limite dell'imbarazzante.
MEMORABILE: La morbosa, macabra e (quasi) disturbante scena finale (con Tinti, il giardiniere e la zia Marta).
L'idea di partenza è valida, l'atmosfera disturbante c'è, l'inquietante accompagnamento musicale pure. Il cast però, Tinti e Polì a parte, è sotto la media, e il film è una sorta di déjà vu (anche se ben amalgamato). Vale comunque la pena vederlo, anche solo per gustare la sadica vendetta della zietta e lo sconvolgente finale. Si parteggia per i "cattivi".
MEMORABILE: Il faccia a faccia tra il protagonista e la sinistra zia.
Leggermente superiore rispetto agli altri prodotti della serie. Le uniche cose di questo film che meritano veramente sono le musiche ipnotiche e inquietanti di Gianni Sposito. Per il resto è un horror abbastanza mediocre senza infamia e senza lode. Certo, Bianchi non si risparmia i soliti scivoloni nel ridicolo nella sceneggiatura, ma fortunatamente sono pochi. Ci sono però alcune trovate ingegnose (come il corpo squarciato del nipote che appare all’improvviso appeso a un albero). Si può vedere, ma senza grosse pretese.
MEMORABILE: Charles che trova i corpi mutiliati dei familiari ricomposti e seduti a tavola, come per un pranzo.
Episodica evasione di Bianchi dai circuiti a luci rosse in cui era ormai impegnato a pieno regime, è un modesto slasher inguaribilmente televisivo. La cifra ultracitazionista (la scena della doccia è da antologia dello scult) è però divertente, perfino quando i limiti di budget sforano nel ridicolo involontario (il bambino che si aggira per casa su un triciclo come in Shining ma è costretto a fare lo slalom fra i mobili di un salone non proprio enorme). Si vede del mestiere, così come se ne vede pure lo spreco.
Vista la serie a cui appartiene il film (Lucio Fulci presenta) è logico non avere alte aspettative, ma alla fine bisogna ammettere che questa pellicola di Mario Bianchi non è da buttare. L'inizio è un po' lento, ma verso metà il film ingrana e comincia la mattanza vera e propria, con scene girate anche discretamente. Pure la colonna sonora non è malvagia e il finale è interessante. Al tutto bisogna aggiungere anche quell'atmosfera nostalgica da film per tv private o vhs che fa tanto anni 80/90. Una piacevole sorpresa. Non male.
Poverissimo horror girato da Mario Bianchi, zeppo di incongruenze macroscopiche nella trama e pressoché privo di suspense. Si salvano le scene degli omicidi e parte del finale, oltre all'idea essenziale su cui si regge il film. Musiche invasive che hanno l'obiettivo di riempire i tanti buchi della sceneggiatura. Per gli appassionati del genere può valere una visione.
Tra i Lucio Fulci presenta questo di Mario Bianchi è uno dei migliori, anche se non arriva alla vera sufficienza. La trama rispetto ad altri film della serie è buona e gli attori sono discreti nella loro interpretazione, per non parlare dell'apprezzabile musica in sottofondo che risulta essere incalzante e appropriata. Quello che butta giù quest'opera però sono i dozzinali effetti speciali che, nella seconda parte, trasformano le scene che sulla carta dovevano essere visivamente impressionanti e orrorifiche in semi-divertenti. Peccato perché anche il finale non era male.
MEMORABILE: L'incredibile lucertola finta che viene sventolata in faccia ad una burrosa Jessica Moore.
Si nasconde molto di peggio nella cinematografia figlia illegittima di Psyco. Se non altro qui abbiamo un crescendo di tensione, un ritratto di famiglia grottesco e per nulla tipico e momenti gore che, per quanto semiamatoriali, funzionano. Grezzo, con un montaggio approssimativo ma un gusto per il macabro peculiare (tutti a tavola a colazione). Le musiche, seppur riciclate, accompagnano con enfasi. Piccolo ma buono.
Film TV dalla confezione che non è un lusso (risente molto del tempo); le dinamiche a volte non sono così ben orchestrate (si veda la zuffa verso il finale) ma il punto forte del film sta nella buona sceneggiatura, che riserva molte sorprese e una freschezza ancora apprezzabile. Prima l'antefatto in manicomio, poi gli assassinii con scene di un gore piuttosto pesante all'italiana e altre più classiche (la doccia alla Psyco con le generose grazie della Moore ben in vista), poi un tocco da ghost story putrescente e infine il twist risolutivo (soluzione ripresa poi da un altro film).
Horror ultra-citazionista (Chi vive in quella casa?, Psyco, Compleanno di sangue) che ha dalla sua una discreta atmosfera (almeno all'inizio) e un paio di delitti ben fatti (vedi doccia) ma si sgonfia presto causa budget limitato malgrado un cast non proprio da buttare (Tinti, la Russo, Poli). La storia, sebbene scopiazzata, riesce a farsi seguire ma alla fine rimane ben poco. C'è comunque di peggio, in giro.
Del ciclo Lucio Fulci presenta, uno dei migliori. La confezione, va detto, è molto povera, con una fotografia davvero sciatta, ma il film si lascia seguire bene, pur dovendo scontare un inizio particolarmente noioso. Da quando scatta la mattanza, però, il divertimento sale esponenzialmente, tra teste decapitate, efferati omicidi nella doccia e brutali colluttazioni. Bianchi dirige correttamente, mentre il cast offre decorose performance a partire dal tenebroso Tinti, proseguendo con l’ambiguo Poli e finendo con la bellezza burrosa della Ottaviani. Piena sufficienza.
Come slasher ottantiano è ritmicamente davvero minimalista, per non dire fiacco; eppure, tra un incipit che innesta malevole sensazioni e un morboso, necroforo finale, il film di Bianchi suggestiona e non annoia. Grandi prestazioni sonore (il motivetto di Sposito vi rimarrà in testa) e un cast random messo lì per fare body-count. Della serie “Lucio Fulci presenta” è comunque uno dei più riusciti.
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DiscussioneZender • 25/01/10 08:35 Capo scrivano - 47698 interventi
Vero, l'ho eliminato. E' che un tempo non c'erano restrizioni di caratteri, per cui si poteva davvero mettere una riga e basta. Poi s'è cambiato proprio per evitare i troppi commenti inutili.
Zender ebbe a dire: Vero, l'ho eliminato. E' che un tempo non c'erano restrizioni di caratteri, per cui si poteva davvero mettere una riga e basta. Poi s'è cambiato proprio per evitare i troppi commenti inutili.
E ora il limite minimo qual è?
Il massimo è 550 caratteri...
DiscussioneZender • 25/01/10 14:59 Capo scrivano - 47698 interventi
250, se non erro.
CuriositàZender • 25/04/10 10:57 Capo scrivano - 47698 interventi
Come dice Mitog, il finale del film è ripreso da "E se oggi... fosse già domani?" di Billington.
Beh, non c'è tanto altro da fare:(( Siamo quasi sempre chiusi in casa, ordine del sindaco, e stanno finendo le scorte di viveri... Ma quando si esce, è meraviglioso camminare nel silenzio, rotto soltanto dalle esclamazioni di gioia dei bambini che giocano con la neve... e dai miei smadonnamenti perché rischio di scivolare sui lastroni di ghiaccio, eheheh!!!
Secondo la lapide in giardino, Richard avrebbe 55 anni (1933-1988). Ma trent'anni prima, all'epoca dell'internamento della zia Marta, non poteva averne più di dieci!
Il dvd della Avo è ormai raro e si trova a prezzi improponibili, ma è possibile recuperare la versione britannica con audio italiano e inglese e sub eng, ger, fr (non ci sono i sub ita). Da segnalare che audio e video della versione inglese sono superiori a quelli della Avo.
DiscussioneCaveman • 3/05/20 12:02 Servizio caffè - 403 interventi
Santa polenta che povertà in queso ciclo.
Qui poi, non ho recensito perché vado a memoria e potrei sbagliare, ma ricordo una serie di scopiazzamenti (purtroppo molto poveri) a grandi film del passato.
SPOILER ma anche no
Su tutti la scena della doccia più famosa del cinema.