La vendetta del dragone - Film (2009)

Durante gli anni ’90, il cinese Steelhead arriva clandestinamente in Giappone per sfuggire alla povertà. Insieme ad un gruppo di connazionali forma una banda che si oppone alla mafia locale. Prodotto ad Hong Kong, il film di Tung-Shing Yee si occupa di una vicenda (quella dei profughi cinesi in Giappone) poco nota fuori dai confini nipponici. Il film è gradevole e ben realizzato ed ha il merito di mostrare Jackie Chan in un ruolo diverso da quelli per cui è conosciuto in occidente. Ben fatte le scene d’azione, spesso cruente visivamente.

Da un soggetto non esattamente originale (l'epopea dell'immigrato clandestino che si fa strada nel mondo della mala) Derek Yee trae un film maestoso che pone l'accento sui personaggi più che sulle azioni. L'ascesa del protagonista, solitamente fulcro della vicenda, è spesso gestita in maniera sbrigativa a favore della componente melodrammatica: avrei preferito il contrario, ma sono gusti. Messa in scena ineccepibile e sceneggiatura solida garantiscono uno spettacolo di qualità.

Il valore più alto del film sta nell'interpretazione di Jackie Chan, lontano dagli eroi scanzonati e acrobatici a cui ci ha abituato nel tempo, capace di una buona maturità espressiva e di sfumature che ritenevo appannaggio di attori d'altro rango. Per il resto la storia segue i canoni del mafia movie fra lotte di bande rivali, vendette e spacciatori di droga. Verso la fine il ritmo rallenta troppo, per poi rialzarsi negli ultimi minuti. Vedibile.

Ispirato dalla vicenda storica dell'immigrazione clandestina dei cinesi in Giappone, il film narra la classica storia di una masnada di poveracci che riescono a diventare giganti della malavita. Tra faide interne e tra gang, truffe e momenti tinti di melodramma tipicamente orientali, il film si può dire comunque ben fatto; buone le scene di massa, piuttosto alta la violenza e un Chan in salsa drammatica insolitamente controllato e credibile, attorniato da un cast di buoni caratteristi. Interessante e ben confezionato, seppur un po' troppo lungo.