Dramma intimista e riflessivo; l’animo della protagonista delineato con soave eleganza e lucidità. Una doppia elaborazione del lutto in cui Chan-Dong mantiene tutto il rigore formale necessario per tratteggiare una storia che parla di sofferenza interiore, solitudine, religione e il ruolo che Dio può assumere nella nostra vita. Un dolore grandissimo in cui l'autore evidenzia alcune sfaccettature dell'animo umano. Nella sua complessità è in grado di porre domande importanti senza enfatizzare, imporre sensazionalismi o disperdere il senso del racconto.
MEMORABILE: L'eccezionale ed intensa interpretazione di Jeon Do-yeon, nei panni di Shin-ae (palma d’oro a Cannes 2007).
Dopo la morte del marito, un'insegnante di piano si trasferisce in provincia insieme al figlioletto, sperando di ricominciare una nuova vita, ma il piccolo viene rapito ed ucciso. Può la religione darle conforto? E' soprattutto nella risposta a questa domanda che si concentra il cuore del film, ed è un cuore che sanguina, trafitto da un dolore somigliante ad una marea, ora monta e tutto travolge, ora sembra ritirarsi nell'accettazione del disegno di una volontà superiore. Commovente Jeon Do-yeon, di straziante intensità, con Kang-ho Song sullo sfondo in un ruolo goffamente tenero.
MEMORABILE: La visita in carcere, la considerazione successiva: "Come ha osato Dio perdonarlo prima di me?"
Myliang - il paese in cui la protagonista si trasferisce, col figlio, dopo la morte del coniuge - significa "luce del sole nascosta". Ed è quella luca che la bravissima Jeon Do-yeon (Shin-ae) cercherà di trovare in se stessa, anche (e soprattutto) dopo la morte del figlio. Ma, come ogni percorso iniziatico, è possibile conquistare la luce solo dopo essere scesi nelle tenebre, nell'angolo più doloroso e profondo di sé; come quell'angolo sporco e nascosto di giardino su cui, al termine del film, il grandissimo Chang-dong andrà a posare la propria cinepresa.
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DiscussioneZender • 20/08/12 19:43 Capo scrivano - 47770 interventi
Purtroppo il cinema orientale come ricerche e' fregato in partenza, dal momento che ognuno scrive come vuole non potendo prendere da Imdb. Da qui in ogni caso non potrei correggere.
DiscussioneDaniela • 15/02/14 10:53 Gran Burattinaio - 5926 interventi
Il regista di questo film sud-coreano è Lee Chang-Dong, classe 1954. La sua filmografia conta pochi titoli, ma tutti di grande rilievo.
A parte il primo, le relative schede sono tutte già presenti nel database davinottiano ma il noto problema della grafia dei nomi asiatici può complicare la ricerca. I titoli sono:
Green Fish - Shi (1997)
Peppermint Candy (2000)
Oasis (2002)
Secret Sunshine (2007)
Poetry (2010)
Da aggiungere alla lista di Daniela:
Burning (2018)
DiscussioneDaniela • 13/07/20 14:04 Gran Burattinaio - 5926 interventi
Cinecologo ebbe a dire:
Da aggiungere alla lista di Daniela:
Burning (2018)
Giusto, il suo ultimo film, bellissimo anche questo (l'epilogo mette i brividi),
Regista non certo prolifico, anzi: dal 1997 ad oggi sono solo sei lungometraggi, di cui ha curato egli stesso la sceneggiatura, ma tutti meritevoli di visione.
Sì, anche io ho visto e commentato tutta la sua cinematografia. Dico di più, per il livello complessivo della sua opera lo ritengo uno dei migliori (se non il migliore) registi contemporanei: ha diretto solo sei film, è vero, ma non ha sbagliato un colpo: vanno tutti dal bello al molto bello
DiscussioneDaniela • 14/07/20 17:11 Gran Burattinaio - 5926 interventi
Cinecologo ebbe a dire:
Sì, anche io ho visto e commentato tutta la sua cinematografia. Dico di più, per il livello complessivo della sua opera lo ritengo uno dei migliori (se non il migliore) registi contemporanei: ha diretto solo sei film, è vero, ma non ha sbagliato un colpo: vanno tutti dal bello al molto bello
Concordo: uno dei migliori registi del panorama attuale.
Speriamo non tocchi aspettare tanti anni per la sua prossima opera.