Qualcosa che scotta - Film (1961)

Racconto in vivace technicolor di un melodramma basato sulla lontananza, sull’assenza, che prima sembra concepito come una favola su un amore improvviso e poi si complica includendo le difficili scelte di una famiglia perfetta che si sforza di salvare la sua perfezione. Per farlo deve però ricorrere ad una non perfetta scelta di cambio di ruoli tra madre e figlia su una scottante gravidanza. Il film si appoggia interamente sulla sua sceneggiatura che lo sorregge discretamente. La bella Connie Stevens è una brava e grintosa ragazza-madre.

Autore di ottimi western come L'albero degli impiccati e Quel treno per Yuma, Delmer Daves si dedica ad un drammone su una gravidanza indesiderata dal bigottismo familiare, che il brutto titolo italiano sottolinea ulteriormente. Vito il tema, un film terribilmente datato con personaggi "urticanti" e una storia tediosa. Attori non particolarmente brillanti.

Ne Il grande amore, Davis zitella povera cedeva la figlia alla rivale Hopkins, ricca fresca vedova, per assicurarle un futuro migliore, mentre qui lo scambio avviene fra figlia e madre. Quel che appariva melodrammatico in un film di ambientazione ottocentesca, risulta ferocemente retrivo se ambientato in epoca contemporanea, a pochi anni dall'arrivo del 68 e della rivoluzione sessuale, per cui urticano certi dialoghi fra Stevens e McGuire, come quando la prima parla del vestito nunziale bianco, simbolo di purezza, "sporcato" dalla sua colpa. Daves dirige con professionalità, ma non basta.

Tema interessante che prende spunto da fatti reali (in passato essere una ragazza madre era scandaloso per cui, proprio come si vede nel film, poteva accadere che i genitori spacciassero per loro la creatura della figlia). Convincente prova attoriale della Stevens, buoni i personaggi di contorno. Un po' forzato (anche se toccante) il finale, ma indispensabile per sciogliere importanti nodi della trama.