Gertrud - Film (1964)

Gertrud

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 22/07/11 DAL BENEMERITO REBIS
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Rebis 22/07/11 16:20 - 2337 commenti

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Travaglio di un'anima innamorata il cui destino predispone una deriva di solitudine. Esplorazione di una psicologia femminile restituita come un teorema filosofico (o viceversa): gelido, cerebrale, verboso. Il recitato è straniante, i piani sequenza millimetrici e le inquadrature improntate a un rigore formale prossimo all'astrazione. Ma Dreyer, qui al suo ultimo film, si prende troppo sul serio, calca la mano e i dialoghi – solenni e perentori – rischiano sovente l'autoparodia. La teatralità (da una pièce di Hjalmar Soderberg), che dovrebbe sublimare in allegoria metafisica, è schiacciante.

Pigro 10/08/11 09:59 - 9666 commenti

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Diabolico d’un Dreyer! A 75 anni crea la sua opera più estrema e straziante, intensamente e passionalmente (e nostalgicamente) dedicata all’amore. E lo fa nella più stupefacente asciuttezza: delle inquadrature, della fotografia (senza contrasto), perfino della recitazione, giocata tutta su un’atonalità che sembra far provenire da un altro mondo le parole, che quindi rimbalzano con una densità pazzesca. La donna che ha troppo amore ed è circondata da tre uomini che non amano fino in fondo è un’eroina dell’assolutezza. Implacabile e seducente.

Cotola 8/08/14 19:30 - 9043 commenti

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Intendiamoci: siamo dinanzi ad un buon film. Tuttavia l'ultima pellicola di Dreyer non convince ed appassiona come altre sue opere. Sarà a causa di scelte registiche molto coraggiose che possono spiazzare e non incontrare il gusto di tutti o almeno non appieno. Non è quindi un problema di lentezza o teatralità quanto piuttosto di coinvolgimento emozionale. Ecco: forse sconta dei toni glaciali troppo programmatici (si veda la voce atonale dei protagonisti), sebbene essi siano funzionali al narrato ed alle intenzioni del regista. Ottima la scrittura dei personaggi, specie quello di Gertrud.

Daniela 31/01/22 14:30 - 12660 commenti

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Signora altoborghese lascia il marito che la trascura per un musicista vanesio indegno del suo amore... Dreyer si congeda con un film di derivazione platealmente teatrale in cui i personaggi, quasi sempre immobili e ripresi frontalmente, non interpretano ma declamano le battute: il contrasto fra questa scelta estetica e la materia melodrammatica, pur ammirevole nel suo rigore, impedisce ogni empatia se non si condivide l'idea dell'amore come valore assoluto a prescindere dal soggetto verso cui è diretto. Film significativo ma scostante e discutibile nei suoi contenuti.
MEMORABILE: Eroina romantica o donna imbevuta di idee sull'amore romantiche quanto illusorie? La compostissima Gertrud è tanto diversa dalla sognatrice Bovary?

Carlottokj 1/07/22 18:11 - 5 commenti

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Ultimo film di Dreyer, e si sente. La cifra stilistica inconfondibile del grande regista danese, l'accuratezza ascetica delle millimetriche sequenze ne fanno un capolavoro, stavolta, troppo formale e astratto. Siamo qui giunti, probabilmente, al distillato estremo di questa magistrale parabola filmica. E anche solo per questo non si può infierire con i momenti di stanchezza ed eccessiva rigidità della pellicola.

Paulaster 30/10/23 18:01 - 4417 commenti

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Cantante d’opera lascia il marito prossimo ministro per un musicista. Le digressioni amorose di una donna asettica vengono rappresentate con rigore stilistico, perlopiù statico. Riprese fisse in cui le luci della fotografia rendono le immagini pittoriche, come a dare poca importanza a dialoghi privi di emozione (dopotutto gli sguardi si incrociano raramente). Lo scavo nelle malinconie psicologiche ricorda il cinema di Bergman, anche se nel finale i toni si affievoliscono e umanizzano il personaggio della protagonista.
MEMORABILE: L’ingresso nell’immagine dello specchio; Il biglietto con l’autoritratto; La ripresa della stanza.

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