Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Terzo film “bergmaniano” (dopo INTERIORS e SETTEMBRE) scritto e diretto (ma non interpretato) da Woody Allen. Si tratta della sua opera più complessa e ambiziosa, la più psicologicamente attendibile perché costruita con un'attenzione straordinaria ai diversi piani dell'analisi. Cardine di tutto e unico personaggio sempre in scena è Marion Post, cui la ex musa e vedova di John Cassavetes, Gena Rowlands, dà volto e intensità. Fortemente cercata da Allen, che le scrisse il film "su misura", la Rowlands dà indubbiamente il meglio di sé per una performance controllata e matura, facendo...Leggi tutto presto acquisire al suo personaggio lo spessore necessario. Professoressa/scrittrice soddisfatta della vita, viene però in contatto con amici e parenti che le faranno riconsiderare la sua posizione e il rapporto "freddo" col marito (Ian Holm). Accompagnato dalle sobrie e delicate musiche di Satie, Bach, Tizol, Cole Porter, ANOTHER WOMAN è un ritratto femminile profondo, ricco di sentimenti contrastanti, con frequenti momenti in cui è possibile apprezzare tutta l'intelligenza extra-umoristica di uno dei maggiori cineasti del secolo. Eppure questa volta Allen si rivela fin troppo distaccato, al punto di frammentare la trama in continui flashback, interruzioni, sovrapposizioni della realtà senza trovare un vero filo conduttore capace di catalizzare l'attenzione. La voce narrante della Rowlands induce la sonnolenza, è una ninna nanna che le musiche e la fotografia dalle tinte arancio-ocra-marrone completano con grazia. L'effetto è proprio quello di un film-sogno, nel quale passano brevemente e scompaiono volti noti in partecipazione semi-straordinaria: Gene Hackman, la stessa Mia Farrow... Tutti sullo sfondo.

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TITOLO DAVINOTTATO NEL PASSATO (PRE-2006)
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Il Gobbo 25/07/07 09:34 - 3015 commenti

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Aridaje. Si completa la "trilogia del terrore" (ma in futuro ci sarà di peggio) iniziata con Interiors. Ci si ripete: sono film formalmente ineccepibili, magari un filo leccati, con cast di esemplari professionisti, copioni curati. Ma la sensazione di posticcio, di compito scolastico, di accademia, è opprimente. Vittima di un pregiudizio simile al cattivo crocianesimo italiano che denigrava il "comico" come minore, Woody Allen invece sa (ha saputo) fare benissimo un mestiere nobile. A ciascuno il suo.

Supervigno 3/08/07 14:23 - 229 commenti

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Film duro, difficile, intenso, a tratti doloroso. Le due protagoniste sono perfette e bravissime, ognuna nel proprio ruolo, nell'incarnare le angosce e i dubbi che spesso accompagnano le donne nei passaggi "cruciali" della loro esistenza (la maternità, l'inizio della vecchiaia, la crisi coniugale e professionale). Ottimi i comprimari, bellissime, come sempre, le ambientazioni, la musica, la luce, gli interni, New York, insomma, tutto ciò che rappresenta ormai il vero "marchio di fabbrica" del regista.

Galbo 1/11/07 08:06 - 12372 commenti

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Un'altra donna appartiene al filone dei film intimisti di Allen, di chiara ispirazione bergmaniana. Non a caso la psicanalisi rappresenta l'espediente narrativo ed il "motore" del film. Ottimo il lavoro di scrittura compiuto sul personaggio centrale, donna di successo incapace di costruire negli anni una vita personale gratificante. La consapevolezza del suo fallimento umano viene "vivisezionata" dal regista che compie una lucida analisi forse troppo cerebrale (questo il limite del film) fino al finale sentimentalmente più partecipe.

Pigro 19/05/11 08:54 - 9624 commenti

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Una donna arrivata correndo ai suoi 50 anni inizia - complice l'ascolto casuale di una seduta psicanalitica - un doloroso percorso di autoanalisi, scavando nelle fessure malricucite del presente e del passato, scoprendo il desolante fallimento della propria vita relazionale. Un'eccellente Rowlands incarna questo personaggio sempre più sporto sul baratro della propria coscienza. Un bellissimo film, straziante ma mai pesante, che insinua nello spettatore i germi dell'inquietudine. Profondamente bergmaniano, intensamente umano.

Mickes2 3/04/12 11:05 - 1670 commenti

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Viaggio intimista nel subconscio di una donna. Perennemente addosso alla sua psicologia, Allen costruisce un mosaico esistenziale che cesella un vissuto caratterizzato da illusioni, certezze, incertezze, disillusioni. Intensa e soffusa, di evidente stampo Bergmaniano (l'esplorazione dei volti, l'intimismo quasi claustrofobico, il passato doloroso rievocato) "Un'altra donna" è un'opera che riflette sul tempo perduto, le scelte sbagliate; che solennemente scandaglia presente e passato in un'atmosfera sospesa e incerta. Folgorante. ****!

Rambo90 26/06/14 22:21 - 7661 commenti

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Un Allen diverso dal solito, intimista e mai banale, che mette in piedi una vicenda interessante, scava a fondo nella vita di una donna che scopre, casualmente, di non aver mai vissuto le sue passioni. Il film ha dialoghi ottimi, riflessivi ed è supportato dall'ottima performance della Rowlands, nonchè da uno stuolo di comprimari di livello (tra cui Hackman e Houseman). Pur essendo di fondo un dramma, Allen riesce a evitare la pesantezza e non nega allo spettatore un finale abbastanza conciliante. Notevole.

Saintgifts 15/12/15 10:30 - 4098 commenti

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Un Woody Allen senza l'ironia di Woody Allen, senza il sarcasmo cui ci ha abituati e senza le sue pungenti battute. Un Woody Allen che si impegna diversamente, forse in modo per lui più difficile, in un modo dove il rischio appesantimento è sempre pronto a calare, nonostante le buone intenzioni e la bravura di un notevole cast, dove la Rowlands è grande protagonista. In questo genere dove le introspezioni cercano la profondità c'è bisogno di drammi, c'è bisogno di personaggi pieni di rimpianti e di rimorsi, senza via di uscita... forse.

Xamini 22/01/17 18:35 - 1244 commenti

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Sempre nella sua New York (qui riconoscibile giusto da Central Park), Allen sceglie un approccio decisamente autoriale e intimista, con atmosfere oniriche e dialoghi che spaziano nel surreale, costruendo almeno due o tre scene memorabili. Ne viene un film freddo, a tratti noioso, interpretato magnificamente da Gena Rowlands, il cui personaggio viene decostruito quasi chirurgicamente, relazione dopo relazione, sino a raggiungere quel vuoto nel quale è necessaria una fiammella per ripartire.
MEMORABILE: La scena in cui lei dona al suo mentore e amante una maschera; il finale

Minitina80 25/02/17 07:41 - 2976 commenti

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È l’affascinante affresco di una donna di mezza età che improvvisamente si guarda dietro scoprendo di aver perso qualcosa per strada. Non c’è comicità o ironia di alcun tipo in quanto il registro scelto è differente dal solito. Gena Rowlands dona al suo personaggio una profondità e una personalità eccezionali, mentre la regia di Allen è precisa mostrando quanto le influenze di Bergman siano evidenti e i richiami a Il posto delle fragole non indifferenti. Un’opera coinvolgente accompagnata dalla solennità della Gymnopedie n. 1 di Erik Satie.
MEMORABILE: E mi domandavo se un ricordo è qualcosa che hai ancora e non qualcosa che hai perduto.

B. Legnani 26/05/17 23:38 - 5519 commenti

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Quasi imbarazzante. La trama presenta una serie di coincidenze che non si trovano neppure in un filmucolo italiano Anni Sessanta: quando la Rowlands (bravissima, ci mancherebbe altro) entra nel negozio, trovandovi per caso l'introvabile Farrow, pare davvero di sognare. E quando le due, poi andate al ristorante, fanno un altro incontro "casuale", veramente, cascano le braccia o scoppia il riso. E che dire del chilometrico sogno a fasi? Lo salvano dal votaccio la perizia tecnica, le interpretazioni, le ambientazioni, la musica. Ma il resto...

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Fedeerra 2/02/18 03:43 - 770 commenti

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Un piccolissimo film, dove sogno e realtá si mescolano con tale naturalezza da sembrare quasi invisibili. Dove inizia il conscio o dove finisce il subconscio poco importa; Allen, svincolato da facili soluzioni narrative, costruisce un'opera sull'individualità e sulle relazioni, rimarca con insistenza il mutevole stato d'animo della sua protagonista e commuove con la citazione di un verso poetico di Rilke: "Poiché non v'è alcun posto, qui, da cui non ti si veda, devi cambiare la tua vita". La Rowlands è di una spontaneità sublime.

Didda23 14/08/18 16:18 - 2424 commenti

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Una donna arrivata nella fase "autunnale" della propria esistenza inizia a riflettere sul proprio matrimonio e sulle conseguenze delle proprie scelte. Un ritratto intimista e ben sviluppato da Allen con chiari riferimenti allo stile e alle tematiche bergmaniane (non a caso il direttore della fotografia è Nykvist). Profondamente doloroso, senza alcuna scheggia ironica e comica, ma condotto con stile sia visivo che narrativo. Immensamente riuscita la commistione fra sogno e realtà, con scene madri di incantevole forza drammaturgica.
MEMORABILE: L'ascolto delle conversazioni nello studio dello psicologo; Il sogno con rappresentazione teatrale; Il bacio sotto un ponte di Central Park.

Paulaster 26/02/20 09:52 - 4375 commenti

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Scrittrice nell'età dei bilanci capirà i suoi errori. Allen scrive una sceneggiatura che sembra dedicata al male di vivere, invece riflette sui comportamenti egoistici dando ancora una speranza di riconciliazione, con gli altri e con se stessi. Chiari i riferimenti a Bergman (pur non calcando la mano) e attenzione alle espressioni di una ispirata Rowlands; la Farrow, veramente incinta, è pronta per la depressione post-parto. Ottima fotografia negli interni, mentre per gli esterni il regista non trova buoni angoli di New York.
MEMORABILE: Il sogno di entrare nello studio dello psichiatra; La Farrow che descrive al dottore la vita fredda della protagonista; Il primo incontro con Hackman.

Ryo 4/05/20 19:12 - 2169 commenti

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Breve trattato di Woody Allen su scelte, possibilità, rimpianti e speranza, fugace come un romanzo tascabile. Allen è buono nelle sequenze loquaci di coppia che interagiscono con dinamiche indesiderate; ama anche approfondire le complicazioni romantiche tra insegnante e studente, di solito con l'infedeltà come ingrediente chiave. Tutti questi aspetti si fanno strada in una storia che ha un centro morale e radicato, nonostante gli adulteri. Gestito bene il passaggio fra flashback e presente.

Giùan 15/07/22 09:22 - 4528 commenti

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Complesso, articolato, tenuto su un registro soffuso che lo fa piacere come, conviene dirlo alla fine, una dolce nenia che enuncia nostalgie strazianti su una tenere melodia. Rispetto ai precedenti tentativi bergmaniani (Interiors e Settembre), un Allen sicuramente meno forzato eppure troppo trattenuto rispetto a quelle ingenuità più immediate. In ultima analisi un film maturo, che offre alla meravigliosa Rowlands il miglior ruolo non cassavetesiano della carriera, in cui la scrittura tuttavia continua a dire di più della fotografia di Nykvist e dei volti dei personaggi. Grande cast.

Teddy 17/02/23 07:42 - 808 commenti

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L’antitesi tra privilegio, disperazione, cinismo e perdita di sé è inscenata da Woody Allen come un requiem psicotico e psicoanalitico dagli orizzonti dolceamari. Sostenuto da una carica analitica placidamente irrazionale. è divorato dalla incredibile disinvoltura di una Gena Rowlands in stato di grazia. Visivamente pulito e semplice ma di una poesia ed emotività incredibili.
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  • Curiosità Ciavazzaro • 19/10/09 09:37
    Scrivano - 5591 interventi
    Il ruolo di Marion doveva inizialmente essere interpretato da Mia Farrow,ma la sua gravidanza fece in modo che il ruolo fosse interpretato dalla Rowlands al suo posto.

    Fonte:Imdb
  • Curiosità Ciavazzaro • 15/12/09 09:28
    Scrivano - 5591 interventi
    Alla Rowlands fu concesso di leggere lo script prima di accettare il ruolo,diversamente da quello che accadeva con gli attori di Allen.

    Fonte:Imdb
  • Curiosità Zender • 10/10/17 17:26
    Capo scrivano - 47698 interventi
    Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film: