Lo definirei un film di carta velina, tanto è fragile la sua struttura. 70 minuti (o giù di lì) in cui succede poco o nulla. Giusto un avvenimento e mezzo: per il resto bisogna sorbirsi la protagonista che girovaga per la casa munita di torcia, senza riuscire minimamente a fare luce sul mistero della casa. Poca atmosfera, rumori, grida, pianti, foto assortite. Il colpo di grazia arriva alla fine, quando si capisce il tutto, ma vista la spiegazione sarebbe stato meglio tacere. Lo strazio continua, purtroppo, anche durante i titoli di coda. Come se non bastasse sarebbe tratto da una
storia vera.
E' stata una piacevole sorpresa, questo horror Uruguaiano tratto - stando ai titoli di testa - da una storia vera. Girato in pochissimi giorni, riesce ad inquietare davvero! Attraverso riprese in stile Rec (telecamera a mano), la protagonista viene pedinata mentre, mediante l'utilizzo di una lanterna, esplora l'oscura dimora. Buono il lavoro svolto dal sonoro che crea, nei momenti più appropriati, la giusta atmosfera di tensione. Bello il finale.
Ciò che ha provocato in me il film sono due sensazioni diverse: da una parte sconforto a causa della pochezza della trama e per la confusione (poca chiarezza) dell'intera storia; dall'altro però ho potuto apprezzare almeno un paio di momenti in cui il cuore mi è letteralmente arrivato in gola. Nel complesso quindi lo si può descrivere come un film che vale la pena vedere, più per l'ansia provocata da alcuni momenti azzeccati che per l'insieme della storia.
MEMORABILE: La vista della camera attraverso i flash della macchina fotografica.
Un blair witch assolo in pianosequenza, con un gran nodo alla gola Arianna segue un filo fatto di polaroid, attorno a lei ode rumori urla sospiri gemiti scricchiolii macabre canzoncine, ora vede una bambina ora no, la torcia illumina tutto ma svela pochissimo, il vero labirinto è quello della mente, la casa è silente ma il subconscio rumoreggia, si entra in zona Identità ma avevamo già capito tutto dopo un quarto d'ora. Non si trema, non si resta all'amo del mistero, tutto è più elementare di un ep de la signora in giallo. 80' di spot autocelebrativo per la Canon 5d che se la tira della grossa.
Per essere "muda", è una casa che fa piuttosto casino: tonfi, colpi e scricchiolii, e un misterioso assassino. Filmetto innocuo, nonostante un sottofondo scabroso, girato in soggettiva per creare tensione e senso claustrofobico nella casa buia, dove la protagonista gira con una lampada in mano per quasi tutti i minuti (non tanti per fortuna) del film. Naturalmente c'è un colpo di scena, ma è così prevedibile che quasi ci sorprende, come se in un giallo scoprissimo che il colpevole è davvero il maggiordomo.
"Paranormal activity" versione ispanica, dove in una casa semi-diroccata succedono avvenimenti inspiegabilmente sinistri. Oggetti d'uso quotidiano, disordine, polvere, tutto concorre ad aumentare la percezione dell'imminente pericolo e quindi della paura. In realtà nella seconda parte a tutto c'è una spiegazione reale. Il film però è innaturalmente lungo e insopportabilmente tedioso.
Un film a basso budget con un enorme difetto di base: è di una noia letale. Non si possono diluire un paio di omicidi in settanta minuti di film e lasciare lo spettatore in un mare di giochi d’ombra, tonfi di varia intensità e sbadigli assortiti. Un plauso va sicuramente al lunghissimo piano sequenza sul quale è strutturato tutto il film, ma a sprofondare definitivamente la pellicola ci pensa il post-finale dopo i titoli di coda, terribile.
Sì, fa saltare sulla sedia in piu di una occasione... peccato per i clichè di cui è infarcito e una certa prevedibilità. Non si capisce mai il comportamento illogico di lei, talmente illogico che quindi sospetti dall'inizio ci sia qualcosa sotto in cui lei è direttamente coinvolta. Mi ha fatto pensare a una sorta di scopiazzatura di Alta tensione nell'idea base. Però scorre e come opera prima merita una visione, specie per la scelta del pianosequenza che a volte penalizza la sottolineatura di dettagli di rilievo.
Sul piano della storia La casa muda non funziona granchE; non che sia un brutto film, ma sa di poco e ben prima della fine si può arrivare a indovinare dove andrà a parare. Sul piano tecnico invece Hernández fa un lavoro notevole, progettando e realizzando un finto piano sequenza che però sembra vero e dura per tutto il film. Insomma, in giro c'è di molto peggio, ma resta il rammarico per tanta raffinatezza tecnica che non viene messa al servizio di una trama di pari livello.
Una Canon EOS 5D Mark II, 6.000 €, 200 foto Polaroid e qualche torcia elettrica a (male, malissimo) illuminare una catapecchia decadente. La casa muta riesce, come rare volte, a generare un sonno profondo nel tradito spettatore, sfiancato di fronte all'inutile (e incredibile) girovagare a vuoto dell'antipaticissima Florencia Colucci, qui rivestita (ipocritamente) di un ruolo femminista. Non se ne può più del solito predicozzo morale e della vendetta della "povera" ragazza di turno, né di cineasti improvvisati!
MEMORABILE: Il vano tentativo di illuminare la stanza buia con il flash della Polaroid.
Dall'Uruguay una storia di fantasmi che cela un sottotesto fatto di isolamento e di dolore. Le riprese si muovono in una cornice buia suggerendo l'assenza di redenzione e speranza salvifica. Non mancano le concessioni ai moderni film sull'argomento, con tanto di flash illuminante presenze nascoste e fotografie rivelatorie. La protagonista Colucci se la cava abbastanza bene e la brevità del metraggio evita di affondare nei vortici della ripetitività. Peculiare ma non indispensabile.
Il soggetto è buono, la regia un po' meno. Se si pensava di esaltare la suspense con infiniti piani sequenza di esplorazione, silenzio e inquadrature strette, l'effetto rischia di essere opposto. La noia fa da padrona per tre quarti del film. Ed è un peccato perché la casa è scenografata con ottima cura e il finale a sorpresa non è male (nonostante verso la fine si intuisca un po'). Forse è l'unico caso in cui vien da sperare in un remake americano.
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