La maschera della morte rossa - Corto (1969)

Per sfuggire al flagello della morte rossa, la corte del principe Prospero si rifugia in una fortezza. Ma, come un implacabile cavaliere dell'Apocalisse, il morbo troverà il modo di entrare... Raffinato prodotto della Zagreb Film, con un disegno che si rifà all'arte tardomedievale e rinascimentale, con toni virati sul rosso e l'ocra. La storia viene narrata attraverso la musica, quasi senza l'utilizzo di parole. L'arrivo della morte rossa trasforma così la festa dei cortigiani in una danza macabra.

Evocativo, ellittico e denso cortometraggio d'animazione che sembra disegnato da un folle in stato di esaltazione con visioni da tavole medievali deformate dal delirio (sembra, sia chiaro). Il soggetto è ricavato da un celebre racconto di Poe ed è trattato premendo sull'acceleratore dell'espressionismo più cupo, acceso da colori caldi e impreziosito da un sonoro inquietante, appropriato alle immagini e perfettamente fuso con esse. La breve durata gli giova molto.

Tratto dal noto racconto di Poe (anche se nei titoli di coda il soggetto è accreditato a Zdenko Gasparovic e Branko Ranitovic), quindi la storia è sicuramente interessante. La realizzazione mi è apparsa piuttosto pesante, soprattutto per quanto riguarda il tratto dei disegni e anche il pur breve minutaggio (poco più di una decina di minuti) sembra durare più a lungo. Comunque un prodotto da non disdegnare che può meritare almeno la visione.

Il celebre racconto di Poe sulla corte rinchiusa nel castello per sfuggire all’epidemia mortale rivive in un cartone animato di grande suggestione visiva. L’ispirazione pittorica è evidente non solo nelle citazioni rinascimentali (da Signorelli a Tiziano), ma soprattutto nella qualità delle ambientazioni: come acquarelli incompiuti di grande fascino, capaci di suggerire un senso di inquietudine misto a un misterioso tratto onirico in cui si fondono visioni e allusioni, che sfuggono alla narrazione tradizionale. Febbrile, anzi pestilenziale.

Non fedelissimo al testo di Poe, colpisce per lo stile utilizzato, che spazia lungo le età dei Maestri della pittura italiana: i sudditi morti richiamano persino i disegni di Leonardo da Vinci. La secchezza della narrazione è accompagnata da fondali molto particolari, grumosi, atomici. Il tutto è essenziale, ad esclusione di alcuni momenti della festa, vedendo i quali già si nota che grava l'inevitabile.