È il primo film (corto, di 45 minuti) del regista giapponese Tsukamoto, giunto poi al successo con i due celebri capitoli di TETSUO (pallino fisso di Ghezzi e del suo “Fuori Orario” su Rai3). Lo stile è già riconoscibilissimo, almeno tanto quanto la folle demenzialità dei soggetti: questa per esempio è la storia di un ragazzo nato con un palo di un metro e mezzo appiccicato alla schiena, alla cui punta si distinguono le classiche terminazioni dei tralicci dell'alta tensione. Come scoprirà poi lui stesso (grazie alle apparizioni del suo collega precedente ora in pensione) il suo...Leggi tutto compito è illuminare le conclusioni di epoche importanti e creare la staffetta per l'epoca successiva. Cosa significhi la cosa in realtà (e i suoi eventuali significati simbolici o metaforici) lo lasciamo immaginare agli esegeti del cinema d'oriente; a noi non resta che finire passivamente bombardati da immagini montate a velocità assurda, costanti effetti in stop-motion, mostri debitori delle creazioni di H.R. Giger, vampiri futuristici e cani che esplodono in aria. THE GREAT ANALOG WORLD (il titolo italiano è la traduzione letterale di quello giapponese) è una sorta di proto-videoclip, che usa effetti visivi e trucchi di montaggio oggi abusati nel campo della musica, ma che poggia su un soggetto povero e una sceneggiatura inesistente. E’ un modo di fare cinema a noi sconosciuto, che nei primi minuti attira e affascina, ma che ben presto esaurisce il suo effetto scardinante rivelandosi, nella sua pochezza, un costante bombardamento di impressioni che stordisce e rimbambisce. Aiuto!
Ragazzo con un palo della luce sulla schiena deve salvare il mondo dai vampiri che lo vogliono oscurare. La strampalata storia è nulla rispetto a come è raccontata, con uno "stile Tsukamoto" schizzato all'ennesima potenza. Ma la cosa più curiosa è la comicità diffusa, sia in termini parodistici rispetto alla tradizione s/f sia in termini di gag (l'inchino col palo che sbatte sulla testa degli altri) o doppi sensi (con allusioni sessuali al palo). Insomma, l'opera ha un suo perché anche inficiata da un gioioso caos al limite del goliardico.
Le avventure del ragazzo dal palo elettrico anticipano (così come aveva già fatto con Il fantasma di metallo) quelle che saranno le aventure di Tetsuo. Lo stile è lo stesso con qualche punta maggiore di umorismo, che in seguito perderà nella sua evoluzione verso un cyberpunk estremo e pessimista. L'estrema velocità dele azioni e il susseguirsi continuo delle immagini sono il marchio di fabbrica del regista nei suoi primi lavori e anche questo film non ne fa eccezione.
Concentrato del folle talento di Tsukamoto, che preannuncia il suo ancor più estremo Tetsuo con questo mediometraggio partorito tra sangue e lamiere. La storia è sempre in equilibrio sottile tra assurdità e genialità, e si rimane - non sempre piacevolmente - spaesati a causa di un montaggio che è turbinio di effetti speciali e cambi d'umore. I vampiri "meccanici" e gli eroi del tempo (con palo incorporato) condividono lo stesso destino di tanti personaggi della futura filmografia del regista: strani scherzi del non-senso, dispersi in un immaginario catastrofista dalla cifra unica.
Shin'ya Tsukamoto HA DIRETTO ANCHE...
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