Più dell'anonimo titolo italiano è quello originale a svelare il gioco del film: chatroom, letteralmente. Stanze di discussione virtuale che come per magia acquistano consistenza fino a diventare luoghi reali di un immaginario comune: internet come un lungo corridoio sul quale affacciano le porte di camere in cui ritrovarsi e condividere le proprie esperienze. Idea stimolante, intrigante per chi naviga sul web e potrà divertirsi nel vedere visualizzato tridimensionalmente ciò che si è abituati solo ad immaginare. Lo scenario insomma, nobilitato dall'ottima visionarietà di Hideo Nakata, è pronto (la chatroom dei protagonisti si chiama "Chelsea teens!"), ora tocca muoverci all'interno i personaggi....Leggi tutto E qui cominciano i problemi. Trovare una storia che sappia in qualche modo compenetrare l'anima virtuale con quella reale non si rivela facile, così si avvia una vicenda piuttosto confusa legata all'ovvia emarginazione degli internauti e al loro desiderio di trovare nella rete sfogo alle proprie repressioni e ai propri problemi. Subentrano la depressione, la spinta al suicidio (ombra minacciosa che si allunga su tutto il film), la pulsione a vendicarsi di piccoli torti subiti reagendo senza misura... la chatroom è un collante labile incapace di creare veri rapporti interpersonali (osteggiata dagli "esterni", genitori in primis). La riflessione è interessante, la realizzazione a tratti suggestiva, ma manca alla sceneggiatura la capacità di incanalare con logica e un minimo di linearità i molteplici spunti suggeriti. Così subentra, minuto dopo minuto, una crescente noia che serpeggia portando lo spettatore a domandarsi dove il regista voglia davvero condurci. Infine, tra una stilizzazione che sfiora spesso il manierismo, ci si accorge di come dietro alla patina di forte innovazione si celi una povertà di contenuti che stona con le forti ambizioni dell'opera. L'intreccio è poca cosa, le reazioni dei protagonisti quasi sempre prevedibili. Fortunatamente si son scelte le facce giuste e il cast, pur senza splendere e scontando talvolta qualche eccesso evitabile (ma compatibile con la bassa età dei personaggi), si scopre all'altezza consentendo al film di sposare bene i volti al clima generale di dramma giovanile dai risvolti nerissimi (anche se il divieto ai 18 pare comunque esagerato, forse figlio del tragico precedente del vagamente simile SCHEGGE DI FOLLIA, cui vennero imputate responsabilità ridicole). Peccato che lo stacco tra la vita vera e quella all'interno delle chat sia reso poco vigorosamente, con ellissi destinate a rendere talvolta incomprensibile lo sviluppo della trama. Esperimento riuscito solo in parte.
Un buonissimo thriller, che riesce a trattare le relazioni virtuali con un piglio interessante, sia per quel che concerne i contenuti, sia per quel che concerne le scelte di regia. E' interessante -infatti- come la realtà virtuale delle chat sia realizzata metaforicamente come un condominio abitato dalla più differenti varietà di persone/personalità/personaggi. Il film ha un buon ritmo, una buona costruzione della suspence e può contare su un'ottima manciata di giovani attori. Solo il finale sembra un po' frettoloso. Da vedere.
Chatroom è un dramma sociale adolescenziale, specchio della modernità, in cui cinque ragazzi disturbati, chi più chi meno, s'incontrano per caso in una stanza virtuale per fuggire dalla crudele realtà che li circonda. Il thriller di Nakata ha una buona idea di partenza e la doppia linea narrativa (realtà-rete) tiene bene senza inghippi. Solo nel finale la pellicola rischia di accartocciarsi su sè stesso, bruciando in pochi minuti quella che era stata una buona costruzione narrativa. Un buon film, che poteva osare di più nel creare maggiori spunti visivi.
Il mondo delle chat è la cornice delle “solite” problematiche giovanili. Il regista rappresenta metaforicamente le chat-room come una sorta di ostello; scelta felice, ma non d’immediata comprensibilità; tuttavia, una volta entrati nel meccanismo, appare funzionale. Il film sconta una sceneggiatura sfaldata e spesso mal gestita. L’interpretazione e i costumi dei personaggi appaiono a mio avviso caricaturali e si sfiora spesso la parodia del teenager anni Duemila. Il dramma di un ragazzo è abbozzato e in ogni caso privo di pathos. Deludente.
L'inizio è promettente: è notevole il sound elettronico ricercato, geniale l'idea della impersonificazione delle discussioni in chat ed il ritmo è esaltante. Peccato che il film poco dopo perda tutta la sua linfa e prevalga la noia. La caratterizzazione dei personaggi è alquanto modesta e superficiale. Nakata si risolleva nel finale regalandoci tre minuti molto intensi e significativi. Opera riuscita solo in parte. Non male dopotutto.
Ad un'idea iniziale intrigante (la rappresentazione delle chatroom come luogo fisico reale) segue veramente poco altro... un vero peccato perché la regia è buona, la fotografia suggestiva e le scenografie azzeccate e Nakata dispone di un gruppo di buoni attori. Purtroppo la sceneggiatura è veramente poca cosa, povera di idee e stratelefonata in più di un'occasione, con troppi dialoghi e pochissima tensione. La noia durante la visione ha fatto capolino in più di un'occasione e lo scontatissimo finale è arrivato come una liberazione. Delusione.
MEMORABILE: Le scenografie delle chatroom; i filmati in stop-motion.
Sarò ripetitivo, ma le cose stanno così: è un film la cui bella idea di partenza è a
dir poco mal sfruttata. Non dal punto di vista tecnico, specie le scenografie, quanto
piuttosto da quello narrativo: scarso nerbo e poca tensione. Gravi mancanze per un film
classificato come thriller e che tuttavia pur essendo più vicino al dramma, non riesce
mai ad avvincere e convincere a causa soprattutto di una certa ripetitività che alla lunga produce non poca noia. Anche il finale deludente non aiuta per niente.
Film che giunge fuori tempo massimo; l'idea di partenza poteva essere intrigante qualche anno fa, ormai sembra piuttosto banale. Non manca a Nakata il talento visivo ma il film procede su binari prevedibili per risollevarsi un pò giusto nella parte finale con un crescendo indubbiamente efficace. Buona la prova del protagonista Aaron Johnson; come spesso accade il titolo italiano non ha nulla a che vedere con quello originale. Mediocre.
Adolescente con qualche problemino comportamentale attira nella sua chatroom alcuni coetanei e, dopo aver individuato l'elemento più fragile, inizia a mettere in atto una strategia di distruzione psicologica. Film schizzato come il protagonista: tanto suggestiva è la trasposizione tridimensionale della dimensione virtuale, quanto piatta e banale è la rappresentazione della realtà, coi soliti conflitti generazionali ed i soliti genitori assenti e/o distratti. Il risultato complessivo non convince molto anche se non è certo privo di interesse
MEMORABILE: Ho un figlio depresso che si è chiuso dentro la sua stanza ed io mamma mi accontento di un flebile "sto bene" attraverso la porta? Bah!
Il mondo virtuale degli adolescenti reso in forma reale e con esso le perplessità, i pericoli, le modalità comunicative e soprattutto le manipolazioni possibili, specie a carico dei più deboli e più facilmente influenzabili. Il film dà modo di rappresentare le difficoltà giovanili attraverso questo nuovo e potente mezzo di contatto, internet, facendo "vedere" ciò che succede in una chat, dove s'incrociano i destini di personaggi sconosciuti.
Il mondo delle chat (qui reso in modo efficace con vere e proprie stanze "fisiche") teatro di una storia di malesseri adolescenziali e manipolazione non certo originale ma con un suo potenziale, sfruttato al minimo: le vicende degli altri ragazzi sono appena accennate per lasciar spazio a quella di Jim e c'è una certa confusione di fondo che sfocia a tratti nella noia. Finale scontato.
Occasione sprecata. L'idea di base non è assolutamente male, ma si perde in una realizzazione visionaria, colorata, chissà se volontariamente kitsch. Nella parte finale, dove la pellicola si ancora alla realtà, il film migliora e dirada la confusione espressiva mostrata almeno fino a metà. Giovani attori non male, con una menzione per la disperata perfidia del protagonista, ma regia discontinua. Poteva essere sicuramente migliore.
Nakata abbandona donne lungocrinite e video maledetti per addentrarsi in un territorio più interiore, seppur sempre correlato alla tecnologia maudite. I giovani che si confrontano in questa realtà virtuale presentano limiti evidenti all'affronto diretto con la vita in un alternarsi di emozioni e colori, ben differenziati nelle tonalità contraddistintive. Il re del sistema è un infelice che spinge i consimili a mondare in sua vece le proprie sporcizie sinattiche. Direzione sicura e pathos costante ne fanno un'operazione da non perdersi.
Interessante lavoro di Hideo Nakata. La trama si svolge all'interno di una chatroom in cui si incontrano degli adolescenti, rappresentata con un buonissimo espediente da un corridoio (il sito) ricco di stanze (le varie chatroom a tema) che pullula di gente di ogni tipo (gli users). Lo svolgimento è inframezzato da scene all'interno della chat e nella vita reale. Ottimo lo sviluppo con tantissimi messaggi e critiche alla vita sociale. Geniali le grottesche scenette in stop motion.
MEMORABILE: Le grottesche scenette in stop motion; Gli splendidi colori del corridoio/network.
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Sono d'accordo anch'io col Davinotti (e con Didda) nell’affermare che il titolo scelto per il mercato italiano è assolutamente anonimo e aggiungo fuorviante. Un film alquanto deludente, per me.
Buio il vm18 è insipegabile.Si in certi casi è abbozzata la pedofilia e si parla di suicidio..Comunque non ci sono scene forti che giustificano il divieto.