I baci mai dati - Film (2010)

Film girato in un quartiere degradato (Librino) della mia città (Catania) che racconta lo stravolgimento della vita di una ragazzina dopo una "visione". La Torre, dopo l'incompreso Mare nero, torna ad una filmografia che le è più abituale non rinunciando, tuttavia, ad una nota di originalità. Cast in palla (sia i professionisti che i non), fotografia ottima, musica buona e montaggio un po' così così (ma per evidente scelta della Torre e non per poca professionalità): un film che mi è piaciuto molto e di cui consiglio la visione.

Il mondo pop e colorato di Roberta Torre che ha trovato la sua espressione più elevata in Tano da morire, ancora oggi il suo film più compiuto, torna in questa storia che ha l'abilità di mescolare abilmente sacro e profano ed è segnata da una buona caratterizzazione ambientale nel contesto siciliano che la regista conosce benissimo. Purtroppo al di là del buono spunto iniziale, la sceneggiatura non sembra trovare molti sbocchi e la storia gira un po' su sé stessa. Discreta la prova del cast.

Una bella "colata" di "sistemiamo tutto" nel modo più banale possibile: tanto dobbiamo prendere in giro gli stereotipi, tanto lo stile (con le scene della parrucchiera-cartomante Degli Esposti), e dunque che importanza ha il resto, quando c'è la firma della Torre a garantire che "tutto è voluto", persino la recitazione di Beppe Fiorello, "volutamente insufficiente". A me sembra una inutile sciocchezza.

È fragile la storia della ragazzina che dice di parlare con la Madonna e finisce per attirare pii questuanti: poco più di una favola metropolitana sulla superstizione popolare, ma anche sulla miseria e soprattutto sulla speranza come sostegno vitale. Ma ciò che sarebbe andato bene per un corto, qui perde mordente e molte cose rimangono a mezz’aria. A salvare solo in parte il lavoro è la visionarietà pop dalle venature felliniane (ma c’è anche un che di Corsicato), che si risolve in acceso cromatismo e in qualche tocco grottesco. Velleitario.

Una ragazza sogna la Madonna che le rivela dov’è nascosta la testa di una sua statua. Con parte del cast abituato alle fiction, la Torre realizza un film a metà strada tra il prodotto da tv e la pellicola da sala. Il tema delle presunte visioni sacre non è banale; viene fatta un'analisi plausibile di ciò che vi può gravitare attorno ma l'esposizione mantiene un'aria superficiale che la regista cerca di compensare con una certa eleganza di stile. Quella che si diverte di più è Donatella Finocchiaro nel ruolo della 40enne sexy e prorompente.