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TITOLO INSERITO IL GIORNO 5/05/11 DAL BENEMERITO CAPANNELLE
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- Non male, dopotutto:
B. Legnani, Cloack 77, Homesick, Rambo90 - Mediocre, ma con un suo perché:
Capannelle, Galbo, Paulaster, Il Gobbo - Scarso, ma qualcosina da salvare c’è:
Pigro
No, non è il classico gioiellino girato con due soldi (e magari non ambisce ad esserlo). Nonostante la bravura di Battiston e la compostezza della Angiolini, più volte nel film si rallenta parecchio; dalla regia era lecito aspettarsi qualche spunto in più e il personaggio di Ambra (la Marchesa) meritava un maggiore approfondimento (anche se va dato atto al regista di averla raffigurata con decoroso stile).
Tratto da un racconto di Franco Lucentini, pubblicato negli Anni Sessanta, è un'operazione interessante sulla carta ma fondamentalmente non riuscita artisticamente. I personaggi principali sono trattati troppo superficialmente e benché gli attori protagonisti si impegnino per renderli interessanti, quasi mai attirano veramente l'attenzione dello spettatore. La regia inoltre è eccessivamente lenta ed autocompiaciuta.
Battiston lo si vede fin troppo spesso nel cinema italiano e fin troppo spesso è presente in questo film. Ma ciò non toglie che pure qui sia eccezionalmente bravo, nel dar vita a un personaggio umile, la cui solitudine incontra quella della prostituta impersonata da Ambra Angiolini, che parte così così, ma chiude con classe. Siamo lontani da L'invenzione di Morel, ma anche ben sopra Milonga. Ben recitato da tutti. La scrittura di Greco è di classe: **½
MEMORABILE: La discussione sulla locuzione "Vi si giunge...".
Trasposizione cinematografica di un racconto di Lucentini, il film mantiene i dialoghi, le pause e le caratteristiche di stampo teatrale. Anche la regia non si scosta dal filone ed appare alla lunga un esercizio piatto di mestiere, specialmente nel girato a Villa Adriana. Ottima la prova di Battiston che impersona il "professore" dai tratti autistici e maniaco-depressivi e sufficiente la Angiolini in un ruolo più parlato che recitato. Interpretazione di un duo di perdenti, ma che fan risaltare il loro intimo decoro.
La sfida era difficile, e infatti Greco la perde. Il Professore del racconto è un personaggio beckettiano, quello del pur bravo Battiston (quando scrisse l'adattamento negli Anni Sessanta il regista pensava a Leopoldo Trieste) sembra un Rain man coi carboidrati. La fedeltà all'equazione "cifra autoriale=noia" un suicidio, condiviso dallo speranzoso spettatore.
L'insieme è godibile, nonostante tutto leggero, ma siamo tornati vent'anni indietro, ancora ai film camera e cucina; ben fatti, ben confezionati dal lato "sentimentale", ma dall'impatto cinematografico pari a zero. Questo film sembra un libro per immagini, quasi estraneo alla sala cinematografica.
Il racconto (da un vecchio scritto di Lucentini) non è gran che, diciamo che è un abbozzo di una possibile storia, trasferita ai nostri giorni malamente, con un unico personaggio piuttosto interessante (il factotum strambo di una pseudo-casa di tolleranza, gli altri sono inesistenti). Il film è insopportabilmente sciatto, con dialoghi orribili, recitati in maniera artificiosa e falsa da attori diretti pessimamente. Si salvano le lunghissime riprese da spot pubblicitario degli scavi archeologici di Villa Adriana. Imbarazzante.
Fino a questo suo ultimo film, il compianto Greco ha potuto fregiarsi del titolo di “autore”, per la sua capacità di trattare temi universali (qui la solitudine e il conforto agli ammalati) senza scadere in eccessi o sdolcinatezze, di scegliere una fotografia intimista e demodé e di saper dirigere gli attori ad una recitazione umana e spontanea, tanto che sia l’umile Battiston che la sofferente Angiolini dialogano come persone comuni, quasi non si trovassero nemmeno davanti ad una telecamera. Gli esterni sono scorci di Villa Adriana: una cornice di silenzio, arte, storia e natura.
MEMORABILE: «Ostia!»; le visite in ospedale di Battiston; Villa Adriana.
Storia delicata, forse troppo in alcuni punti, diretta molto bene ma a tratti noiosa, forse a causa di una sceneggiatura che da metà in poi tende a ripetere se stessa. Pregevoli le interpretazioni dei protagonisti: entrambi sanno mantenersi saggiamente in bilico tra il dramma di una vita disagiata e un'ironia amarognola, risultando convincenti e realistici. A convincere poco sono forse proprio le scene agli scavi, troppo lunghe e al limite del documentaristico. Nel complesso non male.
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- OK, fra una decina d'anni otglieremo anche "dei tempi recenti" :) In generale sempre bene evitare inftti connessioni al tempo in cui si vive, alle edizioni video,... a tutto ciò che ha carattere di provvisorietà insomma.
- Beh, comunque se i nostri commenti riportano sempre la data, il riferimento all'odierno può essere tranquillamente lasciato: la data fotografa il momento, e quindi secondo me non c'è bisogno di aggiornare.
B. Legnani ebbe a dire:
Fàmmi sapere se concordi. Poi chiàmami.
P.S. - perché l'accento su "Fàmmi"? Non ci possono essere ambiguità senza accento, no? - Sì Pigro, ma siccome chiedo da sempre di evitare riferimenti al momento (anche perché poi la data dei commenti non la legge nessuno) evitiamoli, per cortesia.
- Cavolo, non sapevo che Greco fosse morto…Mi dispiace. Grazie a Buono per la segnalazione.Ultima modifica: 24/03/13 11:18 da Zender
- Grazie Homesick, corretto, sempre preziosissimo. Non che sia cosa "grave", naturalmente.Ultima modifica: 24/03/13 11:19 da Zender
- Pigro ebbe a dire:
Beh, comunque se i nostri commenti riportano sempre la data, il riferimento all'odierno può essere tranquillamente lasciato: la data fotografa il momento, e quindi secondo me non c'è bisogno di aggiornare.
B. Legnani ebbe a dire:
Fàmmi sapere se concordi. Poi chiàmami.
P.S. - perché l'accento su "Fàmmi"? Non ci possono essere ambiguità senza accento, no?
Ciao, Pigro.
1) Greco è morto PRIMA del commento di Homesick che è l'unico che decide, essendo il commento (interessante cone gli è solito) solo suo. Io mi limito a proporre. Cambio i testi senza avvisare solo se c'è qualche errore di battitura. Mentre scrivevo queste righe - aggiungo integrando il mio post - Homesick ha risposto.
2) Fàmmi. Nella mia idea è una forma che aiuta il lettore a capire come leggere una parola non frequente nello scritto, come nel caso di "chiàmami" (sulla quale vedo, peraltro, che non hai eccepito, forse perché tràttasi di parola sdrucciola, esattamente come "tràttasi"). Per ovvi motivi gli imperativi sono frequentissimi nella lingua colloquiale, assai meno in quella scritta. I post sul web rappresentano - e ciò è molto interessante - una forma di italiano scritto che, data l'immediatezza dello scambio di comunicazione, fa quasi le veci di quello verbale. In conclusione: hai ragione tu, ma temo che mi sarà difficile evitarlo, dato che uso così il grafema da decenni.Ultima modifica: 24/03/13 11:26 da B. Legnani - Certo, non ho messo in dubbio né che l'autore (Homesick in questo caso) possa decidere di modificare, e neanche che quello di Buono fosse una proposta ("cambierei"). La mia riflessione faceva riferimento al fatto che un commento possa avere bisogno di agganci all'attualità (caso raro ma possibile), e che quindi possa aver senso lasciare il riferimento. Non è questo il caso, visto che per Homesick va bene la modifica, ma magari ci può essere.
Poi, è vero che le date dei commenti si leggono raramente, ma se io leggo - che so - "un film che farebbe piacere al nostro papa tedesco", verrebbe a chiunque di guardare la data in cui è stata scritta una frase del genere e, di conseguenza, di comprendere il senso della frase. E magari è così importante nell'economia del commento, che sarebbe assurdo modificarla con "che avrebbe fatto piacere al precedente papa tedesco", magari lasciando la data in cui era papa il tedesco...
Parliamo in linea quasi teorica, ovviamente. Però mi ricordo che almeno una volta o due mi ero posto il problema di un aggancio alla cronaca nel commento, che poi non ricordo se e come avevo tenuto e in quale film. - Per carità, non è una regola rigidissima diciamo, ma meno agganci ala realtà si fanno più un commento resta "universale" e valido al di là del momento. Non sempre gli agganci alla realtà sono così immediati. E se uno scrivesse semplicemente il nostro papa (sottindendendo che è tedesco) è proprio l'esempio dell'equivoco-tipo: fra due o tre anni chi legge penserebbe automaticamente a Francesco senza guardare la data equivocando magari il senso del tutto. O magari Francesco si dimette fra un mese, eleggono di nuovo un tedesco e addio di nuovo al senso del tutto. Insomma, per convenienza è bene evitare.
- Morandini ritiene questo film il migliore di Emidio Greco (****).
- E' scomparso il compositore italo-argentino Luis BacalovUltima modifica: 15/11/17 20:32 da Mauro
