Il magnifico gladiatore - Film (1964)

Intrighi di palazzo, sosia e veleni ai tempi della conquista romana della Dacia in un peplum di dignitosa fattura, valorizzato dalla splendente fotografia di Pier Ludovico Pavoni, dal ritmo sostenuto e da qualche buona scena d’azione, soprattutto durante lo scontro finale a corte. Più noto per i suoi Maciste, Forest presta volto e muscoli a Ercole, il capo dei Daci; l’ex ballerino Rai Gozlino si rivela sempre idoneo come villain e il pecoraio Lionello si fa carico degli intermezzi comici.

I peplum hanno spesso trame semplici e soluzioni narrative ingenue. Questo riesce comunque a distinguersi perché la doppia dose citata è francamente eccessiva, a partire dal protagonista, che da rivale di Roma ne diventa servo fedele in men che non si dica. Forest è poco credibile (sorride quasi sempre, anche quando non avrebbe motivo di farlo). Affascinanti, benché legnose, la Tolo e la Modio. Alla fine dei conti lo si ricorda per il curioso ruolo di Oreste Lionello, pastore ciociaro che esordisce baciando una pecora del suo gregge, che porta il nome di Messalina...

Esordio alla regia per Alfonso Brescia che dirige un film mitologico quando il genere è ormai agli sgoccioli. Le presenze femminili (soprattutto quella di Marilù Tolo) nobilitano l'impresa, ma il film è decisamente scadente e gli intermezzi comici con Oreste Lionello che interpreta un pastore innamorato della sua pecora fanno abbastanza pena. Ruolo piccolissimo per Nello Pazzafini che si fa comunque notare.