Anacronismi
Nel
quarto episodio della prima stagione si vedono i muri della stanza nuziale di Lucrezia e Batiato adornati con motivi a colonnine sottili a forme vegetali sormontati da uccelli (il paradeisos), un motivo tipico del III stile pittorico pompeiano, nato nel I d.C. e pertanto circa 100 anni dopo gli eventi descritti nella serie.
Nel
quinto episodio sono le decorazioni parietali a essere anacronistiche: nella casa di Ovidio, quando questi viene ucciso da Barca, sullo sfondo è ben visibile una parete tripartita con scene di banchetto al centro e un paradeisos (giardino) sullo sfondo, tipologia di tardo II stile pittorico e dunque della prima metà del I secolo d.C. (la vicenda di Spartacus si svolge intorno all'80-70 a.C.)
Il
numero di vittime nell'arena è esorbitante rispetto alla realtà storica. È infatti da smentire la credenza secondo cui, al termine del combattimento, il gladiatore perdente fosse generalmente ucciso per giudizio della folla. È probabilmente vero che il pubblico esprimesse il proprio gradimento, e forse anche la volontà di vita e di morte, ma era estremamente raro che un gladiatore professionista fosse ucciso, perché questi atleti erano estremamente costosi da addestrare e mantenere. Soltanto chi si comportava vilmente era "condannato a morte" dal pubblico, il che accadeva comunque raramente: i combattenti di carriera erano esperti nel dare spettacolo e il pubblico non voleva vederli morire, affinché potessero tornare in futuro.
Per tutta la
prima serie assistiamo ai sogni di
Quinto Lentulo Batiato di entrare in politica grazie alla fama acquisita presso i potenti di Roma con le vittorie dei suoi gladiatori e le feste che organizza. Ciò nella realtà sarebbe stato impossibile perché un lanista, benché potesse diventare molto ricco e celebre, si trovava nei gradini più bassi della società, appena sopra gli schiavi. Qualunque uomo (anche libero) che scegliesse di intraprendere professioni considerate moralmente riprovevoli, tra cui appunto quella del lanista (ma anche gladiatore, attore, ballerino, musicista, cantante, prostituto), implicitamente rinunciava con ciò a una serie di diritti tra i quali il voto e l'accesso alle cariche pubbliche.
Nella prima serie si vedono numerose scene di sesso compiute in pubblico tra le strade e nell'arena. In realtà tra i romani vi era molta riservatezza; tra le strade non si scambiavano neanche i baci.
Nella prima stagione si racconta che
Barca (la belva di Cartagine) è stato l'ultimo sopravvissuto dei giochi gladiatori successivi alla caduta della città di Cartagine. La città africana è però stata distrutta dai romani nel 146 a.C., mentre le vicende di Spartaco si svolgono attorno al 70 a.C. Barca, quindi, dovrebbe avere più di 70 anni.
Sia
Varinio che
Glabro vengono presentati come figure di spicco della repubblica romana, ma nella realtà storica erano invece personaggi di secondo piano. Da questa premessa infatti la ragione di affidare loro inizialmente la repressione dell'insurrezione servile agli inizi, ritenuta degna di poca importanza.
Nella
seconda stagione viene mostrata la sconfitta e la morte di Varinio antecedente alla sconfitta subita da Glabro nella Battaglia del Vesuvio. Nella realtà storica la sconfitta di Varinio fu successiva alla Battaglia del Vesuvio, inoltre il pretore riuscì a scampare alla cattura e alla morte.
Nella
terza stagione Tiberio viene presentato come il figlio primogenito di Marco Licinio Crasso. Nella realtà storica i figli di Crasso si chiamavano Marco Licinio Crasso (omonimo del padre) e Publio Licinio Crasso, mentre un Tiberio Crasso non è mai esistito.
Sempre nella terza stagione i cavalieri romani usano visibilmente le staffe, mentre queste non sono state conosciute che in periodo bizantino, non prima del V secolo d.C..
Nella realtà storica,
Crisso si separò da Spartacus poco dopo l'inizio della rivolta, prima della battaglia del Vesuvio, e venne sconfitto dal console e generale Lucio Gellio Publicola in Apulia, dove trovò la morte.
In
tutte e tre le stagioni le guardie romane e i legionari indossano la lorica segmentata, un tipo di armatura la cui invenzione risale al I secolo d.C e quindi anacronistica durante la rivolta di Spartacus.
I legionari romani hanno in dotazione dei giavellotti che non sono pila (singolare pilum), le caratteristiche armi da lancio dei legionari, ma sembrano piuttosto le lance utilizzate dagli opliti greci, dette "dòry".
Nella realtà storica,
Spartaco non morì sulle montagne in conseguenza alle ferite riportate in battaglia ma sembra che venne crocifisso lungo la via Appia.
Le scene di battaglie mostrano quasi sempre mischie ravvicinate e molto confuse, dove i gladiatori hanno quasi sempre la meglio. Nella realtà i legionari, e in special modo i veterani che alla fine sconfissero gli schiavi ribelli, raramente rompevano la formazione, e anzi pungolavano i nemici con ripetuti lanci di giavellotti (pila). In questo modo guerrieri come i gladiatori, pur valorosi e abili, avevano scarse possibilità di successo quando affrontavano le legioni in campo aperto.
Fonte: WikipediaUltima modifica: 11/10/16 14:36 da
Zender