Polly (una bruttissima ma vitale Sheila McCarthy) e una ragazza completamente sola, con l'hobby della fotografia, che vive in uno squallido appartamentino (in compagnia di un gatto) nella periferia di Toronto
Sogna spesso ad occhi aperti (come il Danny Kaye di
Sogni Proibiti) e trova lavoro come segretaria presso un ambiziosa e snobbona propietaria di una galleria d'arte moderna, che ha una relazione lesbo con una giovane pittrice e si sente irrealizzata come artista (vorrebbe essere immortale creando un opera che il mondo acclami come un capolavoro)
Polly rimane estasiata dallo charme della donna, finchè l'amara verità non salterà fuori...
Inusuale, bizzarra, originale, frizzante commedia con tocchi surreali e fiabeschi, tra sottigliezze lesbo e suggestivi momenti visivi naif che sfiorano il poetico
Dagli onirismi di Polly quando si addormenta di colpo (sempre virati seppia, e con sottofondo "Lakmè" di Delibes-ovvio che nel sentirla mi e subito venuto alla mente
Miriam Si Sveglia a Mezzanotte-dove si arrampica come l'uomo ragno sui palazzoni di Toronto-con delle ridicole ventose-per poi precipitare e spiccare il volo che manco Superman, dove disquisisce con la sua principale, sulle rive di un lago, di Freud mentre camminano sulle acque, o rapita dal canto acuto e stridente delle sirene-che mette i brividi-, i quadri abbaglianti), a momenti di puro umorismo (tutta la divertente parentesi al ristorante giapponese), a lievi tocchi drammatici (il prefinale menzognero sulla verità della sua principale, con tanto di "vendetta" a base di thè bollente), sino alla chiusa finale quasi magica alla Monty Python, con la porta che dà sul boschetto dietro casa
Intuizioni in tempi non sospetti (il film si dipana sul racconto di Polly, in prima persona, davanti ad una telecamera), tra quotidiano (Polly pedina nel bosco due fidanzatini che amoreggiano per immortalarli in fotografia), fantastico e picchi di crudeltà (le foto di Polly scartate senza pietà dalla sua principale)
La Rozema narra in toni lievi, con sprazzi di grande talento, una storia sbalestrata tutta al femminile (poche o sfuggenti le presenze maschili), anticipando alcune suggestioni proprie di Jane Campion, trasudando femminilità da tutti i pori (film sulle donne, fatto da una donna, dei sogni di una donna, in un mondo di donne)
Peccato per qualche ingenuità e di alcuni sbandamenti narrativi (forse dovuti dall'essere un opera prima), come , ad esempio, Polly che dirige un orchestra come il Nichetti di
Allegro non Troppo o il disquisire sull'arte e la pittura che mi e risultato francamente noioso
Per chi cerca qualcosa di alternativo e bizzarro. Puramente e indissolubilmente femmineo.