Note: Appartiene agli "Incubi di Dario Argento", corti di di 3 minuti contenuti all'interno della trasmissione tv con Enzo Tortora "Giallo". Il commento fuori campo è di Dario Argento.
Nell’ambito della trasmissione televisiva GIALLO, condotta per Raidue da Enzo Tortora, Dario Argento ricopriva un ruolo importante. Oltre a presentare i minitelefilm a quiz finale “Turno di notte”, diretti alternativamente da Lamberto Bava e Luigi Cozzi, era anche il narratore, nonché il regista, di questi “incubi”, miniclip di due o tre minuti che raccontavano sogni terrorizzanti. C’era una prima introduzione di Argento, che riassumeva a parole la situazione in cui si trovava il protagonista, poi cominciava il cortometraggio vero e proprio, saltuariamente interrotto dallo stesso Argento il cui viso compariva per narrare le scene di raccordo tra una situazione e l’altra. Girati con una...Leggi tutto certa cura, artisticamente notevoli a partire dalla fotografia, gli “incubi si avvalevano, come i telefilm di “Turno di notte”, di una colonna sonora strappata ai vari film argentiani (soprattutto PHENOMENA). A dominare su tutte l’inquietante “The maggots” di Simon Boswell (da PHENOMENA), presente in quasi tutti gli episodi, poi “Piume di cristallo” di Morricone (in “La strega”), “Opera” di Simonetti, “Jennifer (da PHENOMENA) dei Goblin ed altre canzoni pop legate al momento.
4. AMARE E MORIRE
Una ragazza viene violentata da un uomo incappucciato. Lei ha dei sospetti e il giorno dopo seduce tre loschi tipi, tra i quali è sicura di trovare lo stupratore. E’ il terzo. Una volta sicura, senza pietà, accoltella l’uomo al collo lasciandosi colare il sangue sul viso. Lo sfondo è “Bad” di Michael Jackson, ma la cosa è troppo semplice.
Come si vede le storie sono minimali, ridotte all’osso (d’altronde in tre minuti non si possono dire molte cose). Però l’esperimento è riuscito e in alcuni episodi l’atmosfera da incubo è ben resa, grazie anche alla voce insinuante del narratore Argento. A prima vista sembrano stupidaggini e il finale troppo improvviso può apparire deludente, in realtà è un’operazione televisiva riuscita (baciata anche dal successo di pubblico), senz’altro pure coraggiosa nel mostrare in prima serata molto sangue. Tortora si ammalò...
Tortora si fa tramite e baciapile di una parte di pubblico bacchettone e fariseo: così Argento devia i suoi incubi. Non può più colorarli di rosso, date le polemiche sollevate dal coltello nell'occhio di Bettina (Il Verme), allora opta per la violenza sessuale e lo stupro, omaggiando L'Ultima Casa a Sinistra. La vittima, però, a differenza di Mary reagisce e con uno stratagemma (l'identificazione tramite dimensione del "membro") uccide i tre violentatori (incappucciati). La Parietti sculetta sull'attico, il pubblico trema... Tortora FRENA!
Uno dei meno interessanti tra i vari "Incubi di Dario Argento". Il regista tenta di condensare in 3 minuti la trama tipica di un rape& revenge, ma il tutto risulta scontato e banale, nonostante la morbosità dell'insieme. Tra l'altro meno splatter di molti altri corti della serie.
Francamente inutile. Una storiella debitrice del genere rape& revenge senza nessuna suspance e neanche, per chi gradirebbe (non posso dirmi tra questi), un po' di splatter. Mi chiedo: se fossero firmati da un altro regista staremmo ancora, dopo vent'anni, a vedere sta roba? Non credo proprio. Gli episodi di questa serie a mio avviso sono vedibili solo per curiosità e completezza dell'opera del maesto.
La brevissima durata gioca ulteriormente a sfavore di una storia già di per sé troppo semplice e assai improbabile: in pratica, si condensa in una gocciolina il rape & revenge di Non violentate Jennifer. Resta tuttavia una testimonianza di quello che la TV di più di vent’anni fa osava mostrare in prima serata, quando ancora non esistevano i vari reality-shows.
Bella l'idea di base: una ragazza subisce una violenza da un uomo incappucciato suo conoscente e decide di vendicarsi, con l'unico modo che ha a disposizione, andare a letto con i sospettati per testarli fisicamente. Morboso e concentrato, musicato da un interessante abbinamento con Bed di Michael Jackson.
Il solito rape and revenge (in versione ridotta) che sarebbe quasi da buttare via non fosse per la solita perizia tecnica che però da sola non può bastare a salvare del tutto questo come la maggior parte degli episodi della serie che sono, purtroppo, abbastanza dimenticabili.
Argento si rifà alla nemesi femminea di tanto cinema Rape, ma il genere non è nelle sue corde. Anche se ci tornerà sopra con La sindrome di Stendhal, qui la flebile storiellina ha l'intelaiatura di un porno (la tipa che fa sesso con tre uomini di fila che manco Cicciolina e Moana Mondiali) con rimandi ai fumettacci zozzi tipo Oltretomba o Horrornero. Il finale, però, ha una discreta dose splatter, con coltelli piantati nella giugulare e geyser di sangue che abbondano sul visino della ragazza. Poco argentiano, ma piuttosto tosto per essere roba tv.
MEMORABILE: La ragazza prima si porta a letto il baffo, poi lo caccia con un "Mi fai schifo!". Ah, le donne...
Curioso episodio del lotto, dove una storia dal sapore "rape & revenge" viene accompagnata dal successo musicale del momento, "Bad" di Michael Jackson. La recitazione dei protagonisti e lo svolgimento della vicenda in sé fanno sorridere; rimane una discreta scena splatter nel finale e nulla più.
In questo incubo una donna viene prima picchiata e poi selvaggiamente stuprata da un uomo, ma la vendetta non tarderà ad arrivare. Altro cortissimo che butta lì una storia (un rape and revenge in questo caso) ma che non trae beneficio né dalla breve durata né dalla sceneggiatura imbastita. Soprattutto la seconda parte è proprio mal fatta e con gli interpreti maschili che sembrano impagliati mentre si trovano a letto con la ragazza. Senza nerbo.
Un episodio miserrimo. Qui non giova invocare il sottogenere rape and revenge: trattasi solo di un ulteriore scherzetto, mal recitato e con protagonisti assai improbabili (il trio maschile), buoni più per una storiella osé da osteria di provincia che per i lidi horror-thriller. La breve durata stimolerebbe l'aforisma simbolico invece della narrazione succinta... La cosa migliore è proprio lui, Argento, in carne e ossa.
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