Come già avvenuto con La villa dei pirati, il cinema del cileno Ruiz è surrealismo puro, di difficile visione, ma appagante nelle magnifiche immagini e nella fotografia dai cromatismi quasi baviani (come la stanza della prostituta Maria). Meno folle della Villa dei pirati, ma comunque criptico e eccentrico non poco. Il presente è in b/n, mentre i racconti fantastici del marinaio sono a colori, tra prostitute che pronunciano frasi lynchiane senza senso e ciurme fantasma. Non per tutti i gusti, ma Rouiz ha uno stile personalissimo. Straniante.
MEMORABILE: La stanza della prostituta Maria, pienza zeppa di bambole con gli occhi luminescenti; il bordello delle prostitute; il finale.
Stavolta la bizzarrìa è più nella storia che nelle immagini. La prima è un complicato meccanismo di scatole cinesi o simil matrioska (con una storia dentro l'altra): le seconde sono più sobrie del
film precedente (con cui forma una sorta di dittico), ma sono altrettanto belle, eleganti ed affascinanti. Così come resta immutato il fascino e la malìa a cui è difficile sfuggire. E' anche vero che
richiede un po' di pazienza', (non solo per la complessità della storia ma anche per i ritmi compassati), ma alla fine lo sforzo viene pienamente ripagato.
MEMORABILE: Ormai l'arte non c'è quasi più: c'è solo la civiltà. L'arte è barbara. Il particolarissimo spogliarello della ballerina.
Un marinaio racconterà la sua vita a uno studente. Le tre monete come conclusione di un viaggio tra Cile, Tangeri e Singapore, attraversando scenari deliranti di morti, ricordi e riflessioni offuscate. Girato come fosse un sogno che ne contiene altri, si concentra sui personaggi facendo attenzione a cromatismi e inquadrature a effetto. Il filo conduttore è però imperfetto e rende impegnativa la visione. Conclusione criptica e pessimistica.
MEMORABILE: Il letto della prostituta con le bambole sopra; La sorella morta; La ballerina Mathilde; La terza moneta nella mano dell’antiquario.
Film tutt'altro che lineare, diretto in maniera bizzarra da Ruiz il quale imbastisce una storia di un marinaio che oscilla tra le stranezze di una realtà fatta di bordelli e storie straordinarie e di un clima surreale legato all'ultraterreno. Il protagonista è alle prese costantemente con i debiti e con i racconti di tantissime storie, alcune delle quali ci vengono mostrate in immagini molto suggestive e fotografate in maniera poco classica. C'è da dire che non è un film semplice a primo impatto, ma che ha il suo valore nella riflessione che genera post finale.
Raúl Ruiz HA DIRETTO ANCHE...
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Per comprendere appieno il delirio assoluto Ruiziano, basterebbe la scena in cui una bellissima ballerina fà uno strip tease mozzafiato, poi si toglie capezzoli e vagina! E dice al marinaio " L'unico orifizio con cui faccio godere è la bocca!". Io comincio davvero ad amare Ruiz. Ne consiglerei la visione, ma con riserve.