Salomé - Corto (1910)

Notevole corto italiano (da opera di Oscar Wilde, all'epoca in carcere), che ha il pregio (almeno agli occhi di oggi) di non creare - come invece spesso capitava all'epoca - movimento troppo caotico nelle scene di massa. Il tono è alto, la recitazione, per quanto enfatica, tutt'altro che eccessiva. Ambientazioni interessanti. Effetto macabro (la testa sul piatto) che dovette colpire molto, nel 1910. C'è pure Francesca Bertini nel ruolo della giovane schiava. Film importante.

E' estatico nel suo martirio, questo Giovanni Battista: ha occhi e braccia sempre rivolti al cielo, è acceso da un impeto profetico, al quale fa da contrappunto l'impeto, tutto carnale, di Salomè, principessa-danzatrice, con la sua sensualità morbosa, che sfocia nella necrofilia. La reggia di Erode è un'oasi nel deserto ma, tra mollezze levantine e crudeltà primitive (la schiava trucidata per capriccio), sembra un castello di sabbia sul punto di sgretolarsi. Era forse questa, la profezia urlata dal Battista? Impressionante, vividissimo.

Oltre alla buona realizzazione complessiva del film, con un bel senso dell'immagine (anche grazie all'ottima e curatissima colorazione della pellicola) e della narrazione, la rappresentazione di Salomè ha il suo punto di forza nella trasudante sensualità e fisicità femminile. Davvero eccellente la morbidezza felina e l'intensità espressiva di Vittoria Lepanto, non solo nella fatidica danza dei sette veli, ma anche nelle altre scene. Da notare l'apparizione di Francesca Bertini, appena 18enne e con una presenza fisica altrettanto intensa.

Sfavillante cortometraggio che ha solo da insegnare a polpettoni hollywoodiani come Troy o affini. Grande cura dell'immagine, colori realistici e al tempo stesso pregnanti. Stupisce una certa attualità, sia nelle scene che nelle riprese, se si pensa che il corto ha 90 anni sul groppone. Non male la danza sensuale di Salomè e ci sono scene da exploitation ante litteram, l'uccisione della schiava stile La casa dalle finestre che ridono e il macabro finale con la testa di Giovanni Battista e il sorriso diabolico di Salomè. Godibilissimo.

La storia della diabolica Salomé è narrata in questo corto di grande effetto, contrassegnato da un forte impatto visivo. L'uso dei colori saturi e accesi, unito a scene di notevole sensualità e crudeltà (la danza dei sette veli, l'uccisione della schiava per un semplice capriccio) conferiscono alla protagonista una concretezza carnale come raramente si vede nelle produzioni dell'epoca, che fa spiccare per contrasto la solennità di Giovanni Battista. Da notare anche la compostezza delle scene di massa e il finale macabro con la testa sul piatto.

Salomè concupisce Giovanni, lui la respinge e lei gli fa tagliare la testa. Plot perfetto (da Oscar Wilde) e trasposizione in celluloide mirabile, espressiva, perfettamente fotografata e colorata col metodo Pathécolor (il Technicolor dei primordi). Quasi un dipinto in movimento d'atmosfera tardo-decadente, con uccisioni gratuite (la schiava), misticismi (il futuro santo), deliqui e sensualità (la fatidica danza). Lode all'autore, cineasta eroico sperimentatore di forme e agli interpreti, plastici e teatrali senza eccessi. Finale coi fiocchi.