Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 4/03/11 DAL BENEMERITO COTOLA
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Cotola 4/03/11 21:15 - 9044 commenti

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Ispirandosi palesemente al crac della Parmalat, Molaioli costruisce una storia robusta che riesce a coniugare alla perfezione denuncia e "spettacolo". Il ritmo, infatti, è sostenuto ed avvincente per tutta la durata (quasi due ore) e la denuncia passa efficacemente attraverso l'analisi lucida di uno spietato mondo di "squali" privi di scrupoli e di etica. L'effetto è notevole (almeno su di me lo è stato): si esce dal cinema incazzati e col mal di stomaco. Il regista è promettente e va tenuto d'occhio. Bene la prova del cast.
MEMORABILE: "Scriva pure che Zizinho è incedibile, mi raccomando con una sola B che voi del sud con le doppie esagerate sempre". La frase finale di Servillo.

Lupoprezzo 11/05/11 20:28 - 635 commenti

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Il dramma di uno dei disastri finanziari più grandi di sempre a livello mondiale viene raccontato da Andrea Molaioli dall'interno, spulciando tra i rapporti interpersonali di personaggi cinici e senza coscienza. Il quadro che ne viene fuori ha il respiro della fiction ed è un po' troppo edulcorato, mentre il personaggio della nipote arrivista interpretato da Sarah Felberbaum è ecessivo e romanzato. La confezione è professionale e l'ultima parte ha una buona progressione drammatica col precipitare della situazione. Servillo stanca un po'. Discreto.

Didda23 16/09/11 13:57 - 2426 commenti

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Dopo il clamoroso successo di La ragazza del lago Molaioli si conferma un regista maturo con una buona propensione per la forma: lo stile agile e dinamico mitiga la "pesantezza" della sceneggiatura. L'analisi del crack finanziario è curata in ogni dettaglio con assoluta precisione. Importante la prova del cast capeggiato, sorprendentemente, dalla bravissima Sarah Felberbaum. Quello che si dice un buon film.

Capannelle 21/09/11 09:30 - 4411 commenti

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Il crac Parmalat visto con un occhio di indulgenza per i peccatori (anche perché non fa cenno di creditori e risparmiatori) ma comunque dettagliato e portato avanti da Molaioli con ottimo stile. Il trio di attori principali gira a mille e sono diverse le battute/sequenze da ricordare. Sceneggiatura e fotografia sono degne di nota. Un ottimo condensato di provincialismo italiano, assenza di controlli e ingordigia delle banche con la doverosa comparsa alla fine di Bondi, il commissario che ha salvato l'azienda.
MEMORABILE: I dialoghi in inglese di Servillo. Auguro a tutti voi...

Galbo 27/09/11 05:42 - 12393 commenti

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Colpevolmente ignorato dal pubblico, è la seconda riuscita prova di Andrea Molaioli. La saga dell'azienda alimentare che con grande disinvoltura dai parte dei propri dirigenti arriva al fallimento, è raccontata attraverso una sceneggiatura che valorizza pochi fondamentali personaggi (tra tutti lo sgradevole Botta, interpretato come al solito magnificamente da Toni Servillo) ottimamente caratterizzati e mettendo sullo sfondo (ma non annullando) il sottobosco politico finanziario di cui è purtroppo permeato il nostro paese.

Jandileida 6/10/11 10:13 - 1565 commenti

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Resoconto di uno dei più grandi scandali del (fu) turbocapitalismo italiano. Molaioli si conferma bravo regista ma, forse perché non aiutato da una sceneggiatura troppo statica e dal taglio documentaristico, non riesce ad imprimere il giusto ritmo alla pellicola che si fa seguire con un po' troppa fatica. Tra l'altro sarebbe ora di vedere Servillo in un ruolo diverso. Quello che più mi ha deluso è stata però la critica all'acqua di rose di una vicenda specchio delle "qualità" di alcuni grandi capitani d'industria italiani: troppa indulgenza.

Ilcassiere 2/11/11 14:16 - 284 commenti

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La finanza spiegata ai non addetti ai lavori. Molaioli mette in luce i meccanismi perversi ed assurdi delle grandi aziende (il film è ispirato al crac Parmalat) per le quali successi e fallimenti non dipendono dalla qualità e dall'affermazione del prodotto ma dai movimenti finanziari. Il punto di forza sono i personaggi: il solito bravissimo Servillo e l'ottimo Girone, che interpreta magnificamente il proprietario dell'azienda. Interessante ma a tratti un po' lento.

Redeyes 14/11/11 18:37 - 2449 commenti

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Andrò controcorrente e partirò col bacchettare un po' Servillo; anzi, mi riprendo, sono un po' deluso dal personaggio: atono, muto e senza passioni. La pellicola è scevra da orpelli e focalizza l'attenzione sulla Leda e su fatti a noi tristemente noti. Eppure ho avuto a mente lucida l'impressione che sia Servillo che Girone avessero il freno a meno tirato. Sicuramente sbaglio e certamente questo non condiziona eccessivamente il giudizio sul film, eppure non mi sento di promuovere appieno il regista Molaioli, anche se voglio rivederlo all'opera!

Mutaforme 16/01/12 00:50 - 417 commenti

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Sinceramente mi aspettavo di vedere il solito documentario, invece ne è uscito fuori un discreto film che racconta in modo quasi romanzato l'epopea e poi la caduta della Parmalat. Certo, i temi sono trattati con molta superficialità e Remo Girone (Tanzi) sembra un bonaccione casa e chiesa più che uno che ha fatto sparire miliardi. Il grande merito però è quello di rendere il film piacevole a tutti, senza dover saper nulla di bond e roba simile. Assente nel finale la cronaca più attuale, peccato.

Tarabas 27/04/12 14:02 - 1878 commenti

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Per raccontare il crac Parmalat si poteva girare un instant movie, ma nel 2011 era già passato troppo tempo. Allora Molaioli sceglie di girare una storia ispirata alla realtà, puntando sui caratteri più che sui fatti. Ma la linea mi pare confusa e in parte assolutoria, contrapponendo mezzi buoni e mezzi cattivi, tutti di poco spessore. Paradossalmente, poi, gli attori recitano troppo bene, il che aumenta ulteriormente il tasso di "fittizietà". La love story è implausibile e sembra appiccicata. Delusione non riparata da una messinscena comunque curata.
MEMORABILE: Il faccendiere ex sovietico: "Russia è come paradiso. Difficile entrare, impossibile uscire".

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Puppigallo 21/04/12 17:22 - 5275 commenti

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Storia dell'agonia di un colosso a noi noto (è stato cambiato il nome), che ha avuto terribili ripercussioni finanziarie su molte famiglie italiane (qui però si arriva solo fino al fallimento). E' una pellicola ben recitata, asciutta, senza troppi fronzoli, tanto che persino la relazione tra Servillo e la nipote del capo risulta comunque tiepida, tendente al freddo. Non si nota un particolare talento registico; e una certa, probabilmente inevitabile pesantezza di fondo rende la visione non sempre facile. Comunque, ciò che deve dire lo dice piuttosto bene; e questo è sufficiente.
MEMORABILE: "Rockefeller da bambino trovò una mela, la pulì e la vendette. Comprò due mele e le vendette al doppio...". "E poi?". "A 18 anni ereditò 300 miliardi"

Nando 22/04/12 07:29 - 3814 commenti

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Ispirato al crac della Parmalat, il film evidenzia l'instaurarsi della finanza creativa mostrando forse una lieve indulgenza per i colpevoli e non menzionando coloro che alla fine hanno perso i loro sudati risparmi. Nonostante ciò la narrazione è valida e si avvale della solida interpretazione di Servillo, discretamente coadiuvato dagli altri interpreti principali.

Paulaster 26/04/12 10:01 - 4419 commenti

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Cronistoria del crac finanziario parmense e della spregiudicatezza che porta l'uomo a varcare la soglia della legalità pur di far sembrare ciò che non è. Dopo la visione la domanda che sorge spontanea è: ma la Consob, dov'era? Girone meglio di Servillo, mentre il resto del cast ha una recitazione troppo impostata che toglie spontaneità agli eventi. Fotografia dai toni caldi che danno l'idea di famiglia e suoni profondi a sottolineare l'inabissamento del gruppo. Molaioli ci sa fare, anche se gli scappa qualche leziosismo.

Schramm 19/06/13 13:24 - 3495 commenti

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Bevete più latte? Molaioli passa il caso Parmalat nella graticola dell'estetismo, e il bello del film si ferma qui assieme a un Servillo che pur facendo il verso a se stesso e sguazzando nella più vieta maniera, meriggia pallido e assorto e rende prelibato un latte altrimenti indigesto. Il pedissequo cronachismo di riporto soffoca l'aplomb aristocratico dello stile sfoggiato, lasciando presto insofferente e recalcitrante lo spettatore che si aspetta più dramma e meno reportage parafrastico. Mediocrità vs Suo Perché: 1 a 1.

Enzus79 21/09/13 10:15 - 2896 commenti

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Interessante. Ispirato quasi dichiaratamente al crac della Parmalat, Il gioiellino risulta abbastanza riuscito anche se non manca di momenti lenti quando non noiosi. Il potere finanziario sull'economia reale è spiegata bene e Servillo risulta il migliore del cast. La Felberbaum sembra imbalsamata.

Giùan 9/11/13 11:47 - 4559 commenti

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Muovendosi con una certa autonomia sulla scia del neo (iper)realismo italiano di Sorrentino e Garrone, Molaioli continua a indagar con originale acutezza sulle declinazioni cronachistiche delle tare avite del Belpaese. Così questa “lettura” del caso Parmalat trova la sua vigoria in un distacco straniato che non giudica né partecipa ma osserva, lasciando protagonisti e spettatori alle loro responsabilità. Il tentativo fallisce però ogni qualvolta lo sguardo della mdp si slarga dai “meccanismi” della provincia alle sovrastrutture economico-politiche.
MEMORABILE: Il recupero in chiave “ambigua” del bravissimo Remo Girone; Gli sguardi della Felberbaum; Tony Servillo davanti ai grattacieli della metropoli.

Rebis 23/11/13 19:00 - 2337 commenti

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Il domino delle speculazioni finanziarie sull'economia reale, nel caso Parmalat: soggetto scomodo e moralmente respingente - a ragione del suo parziale insuccesso di pubblico - conferma le qualità registiche di Molaioli, più a suo agio però nello schema logico del thriller che nelle complesse maglie dall'attualità. Bene la definizione d'ambiente (notevole il senso d'inadeguatezza italiano in terra straniera e l'uso dell'inglese come banco di competizione). Meno pregnante l'analisi critica, impacciata in troppi cliché da cinema civile (Russia vs America come antitesi economica globale).

Lythops 26/01/14 08:20 - 1019 commenti

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La sceneggiatura dà vita a un film volutamente freddo, asettico, che ti pone spettatore di una vicenda che conosci per sommi capi. Ci si chiede se sia stata sviluppata più o meno efficacemente la figura di Tanzi, interpretato volutamente sottotono per conferire al personaggio ancora più ambiguità, qui dipinto come una persona che, prima degli altri, ha ingannato se stesso. Film interessante, costruito quasi artigianalmente e con una fotografia particolare, spinge a considerazioni amare anche per la poca diffusione avuta nelle sale.
MEMORABILE: L'invito a ridere delle barzellette per Presidente del Consiglio.

Saintgifts 30/07/14 10:35 - 4098 commenti

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Credo si possa dire propedeutico, un gioiellino in questo senso. Remo Gironi (sopra a tutti) fa notare al giovane dottore bocconiano la vecchia insegna della Salumeria Rastelli dalla quale tutto è partito per arrivare alla prestigiosa Leda attuale, un gioiellino di azienda appunto. Iniziare un'impresa può essere facile e anche farla crescere; diventa difficile portarla avanti in un mondo dove vige la legge del più forte, dove ci sono cambi generazionali ma dove soprattutto bisogna rimanere coi piedi per terra per non cadere in tentazione.
MEMORABILE: La nuova generazione (Sarah Felberbaum) che si accaparra il più possibile in vista del fallimento, ma anche si suicida (Lino Guanciale).

Almicione 21/05/17 02:12 - 764 commenti

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Una fotografia e una regia soddisfacenti senza essere straordinarie ci conducono in uno dei crac finanziari storici del Paese. Durante lo svolgersi della storia si svela il vero punto forte del film che sono i personaggi, primo fra tutti il particolare rag. Botta interpretato da un grandioso Servillo; ma anche i comprimari fanno la loro sporca figura, ben sistemati nelle loro nicchie. Forse ne manca uno di personaggio, quello che dà brio alla pellicola; però i limiti sono quelli imposti dalla realtà e alla fine va bene anche così.

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Bubobubo 5/11/18 12:02 - 1847 commenti

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Crisi del sistema-Italia attraverso il collasso dell'impresa familiare-Icaro che, per desiderio di volare troppo vicino al sole della finanza internazionale, manipolò le ali dei conti e si sfracellò a terra con tutti gli investitori. Sceneggiatura asciutta, dosata nei minimi particolari e impreziosita da una delle migliori prove del periodo di Servillo (le gelide battute finali non si dimenticano); regia accorta, non invadente. Colpisce il disegno ambiguo dei protagonisti: spietati criminali o vittime del loro stesso romanticismo? Interessante.

Alex1988 4/02/21 18:44 - 728 commenti

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Spesso i film che toccano da vicino argomenti spinosi come, nella fattispecie, tutta la vicenda legata al crac della Parmalat (qui, l'azienda è chiamata "Leda"), vengono ignorati dal pubblico; forse perché poco reclamizzati non essendo film d'evasione. Invece sono proprio prodotti come questo che aiutano a capire ma, soprattutto, a ricordare. Qui siamo di fronte a un soggetto fittizio ispirato a cose realmente accadute, quindi se si cerca l'intrattenimento mescolato alla realtà !Il gioiellino" merita senz'altro la visione.

Lou 20/02/21 10:18 - 1121 commenti

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Il crack della Parmalat, il più grande scandalo finanziario italiano, raccontato da Molaioli con tratti romanzati ma con acuta denuncia della inadeguatezza della gestione manageriale provinciale. Resta il dubbio se Tanzi e Tonna fossero più sprovveduti o spregiudicati, fatto sta che il quadro è desolante nel ritrarre una realtà industriale gravata da debiti insostenibili, ricaduti poi sugli ignari risparmiatori italiani.
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  • Discussione Capannelle • 21/09/11 10:13
    Scrivano - 3514 interventi
    Ritorno sul film: proprio bello e ringrazio Cotola del consiglio (quasi sempre l'arena davinottica è una fonte preziosa..).
    Al suo contrario la mattina dopo ha aumentato di mezzo punto il voto perchè mi sono tornate in mente un sacco di battute che caratterizzano il film.

    Come scrittura e disegno dei personaggi ci ho trovato qualcosa di Sorrentino anche se il Divo rimane un caso a sè e a Lupo bonariamente dico: ce ne fossero di fiction fatte così.
  • Discussione Cotola • 21/09/11 15:51
    Consigliere avanzato - 3845 interventi
    Di nulla Capannelle. E' sempre un piacere che un film segnalato piaccia anche agli altri
    davinottiani.Il bello del Davinotti è proprio
    questo, poichè come tu, qui si pesca spesso bene.
  • Discussione Capannelle • 10/02/12 15:31
    Scrivano - 3514 interventi
    Rivisto ieri, ero tentato di alzargli il voto.

    Uno dei film più sottovalutati della storia recente: pochi spettatori (1 mln contro gli 11 mln che sono andati a vedere quell'autentico cesso che è The Tourist) e critici senza trasporto.

    Eppure Servillo, Girone (e la Felberbaum) non sono nomi che lasciano indifferenti.

    Ho trovato l'anello di congiunzione con Sorrentino: le musiche by Teho Teardo. Oltre a un certo stile di ripresa.

    Per chi volesse informarsi sul crac Parmalat: http://it.wikipedia.org/wiki/Crac_Parmalat.
    Impressionante il giro d'affari (dazioni e acquisizioni di imprese decotte) messo su da Tanzi per ungere politici di ogni colore.
    Ultima modifica: 10/02/12 15:33 da Capannelle
  • Discussione Galbo • 11/02/12 05:55
    Consigliere massimo - 3990 interventi
    Decisamente un film che avrebbe meritato più attenzione; se pensiamo a tutti i critici che hanno sbrodolato per il film di Allen....
  • Discussione Capannelle • 28/04/12 18:05
    Scrivano - 3514 interventi
    Vedo che anche Tarabas si dichiara deluso dai toni assolutori del film. Come Jandileida e altri.
    Sul punto specifico sono d'accordo con loro però mi chiedo se fosse giusto aspettarsi dal film precise denunce sociali (che peraltro non mancano: il provincialismo dei ns industriali, il calcio come paravento, il silenzio di banche e società di certificazione).
  • Discussione Tarabas • 29/04/12 12:06
    Segretario - 2069 interventi
    La legge dei 500 caratteri impone un salutare sforzo di sintesi, che a volte però condanna alla semplificazione.
    Intendevo dire che la scrittura del film mi è parsa confusa e che, in questa confusione, si intravvede il nefasto e italianissimo "Tutti colpevoli nessun colpevole". Non penso che questo fosse l'intento, chè anzi il film è disseminato di indizi contrari.
    E' proprio che il film è scritto confusamente, secondo me. Non volendo fare la cronaca dei fatti, si è tentato un film di caratteri, a cui però mi pare che il regista si sia troppo affezionato. E si è persa la distanza tra narratore e materia del racconto. Poi gli attori sono fin troppo bravi, specialmente Girone. Mentre Servillo onestamente mi è sembrato un po' Servillizzato.
  • Discussione Jandileida • 29/04/12 15:00
    Addetto riparazione hardware - 431 interventi
    è passato un po' di tempo da quando l'ho visto ma io ricordo di essere stato deluso soprattutto dalla faciloneria e dalla superficialità con la quale veniva affrontato tutto ciò' che stava dentro ed intorno alla Parmalat, come se tutto fosse venuto giù da solo senza colpevoli e responsabile (che invece ci sono).

    Se un film parla del maggiore scandalo finanziario italiano dopo quello della Banca Romana di Giolitti, beh si io mi aspetto precise denunce sociali. Altrimenti si può' anche parlare d'altro e farlo in altro modo (la via scelta da Sorrentino per Andreotti ad esempio).

    Su Servillo concordo in pieno con Tarabas: è ora di vederlo in altri ruoli. Tra l'altro lo spettacolo su Napoli portato di recente in giro per l'Italia era di una bellezza unica, a riprova di un talento cristallino e raro. Starebbe al cinema sfruttarlo un po' meglio.
  • Discussione Capannelle • 30/04/12 14:19
    Scrivano - 3514 interventi
    Per me, Jandileida, il film non tace le responsabilità di Tanzi. Casomai lo umanizza e ne fa vedere le debolezze (i caratteri cui accenna Tb) ma questo non mi sembra fuori dalla realtà.
    Il merito di Molaioli è proprio di accennare a queste responsabilità (di tanzi, della politica, dei certificatori) senza imbastirci sopra la solita storia di lacrime e sangue, di "mostri" e "anime candide".
    A metà strada tra la denuncia sociale e la commedia di costume, è vero. Ma la prima non è assente, diciamo che non è "sparata".
    Ultima modifica: 1/05/12 16:30 da Capannelle
  • Discussione Jandileida • 1/05/12 11:47
    Addetto riparazione hardware - 431 interventi
    Certo, l'umanizzazione della vicenda e dei protagonisti poteva anche essere una scelta coraggiosa e anche centrata: il furore giacobino non porta da nessuna parte e oltretutto la verità ha sempre molte facce. La separazione tra buoni e cattivi non esiste e non mi aspettavo certo questo da un film sulla vicenda Parmalat.

    Tuttavia mi pare, ti ripeto che il film l'ho visto un po' di tempo fa, che tale approccio non sia stato poi accompagnato da una ricostruzione puntuale di tutte le magagne a vari livelli che portarono al tracollo: insomma bene il fatto di provare a rendere umani le vicende ed i protagonisti al di là di quanto si legge sui giornali ma secondo me manca tutto il resto ovvero l'identificazione di colpevoli e conniventi troppo nasconda tra le pieghe della sceneggiatura, annebbiata da un dire e un non dire che non porta da nessuna parte.

    La Parmalat non è uno dei tanti misteri italiani, è un caso di scuola dell'inettitudine e dell'approssimazione del turbocapitalismo italiano: scomporlo in un rebus non mi è sembrata un'operazione non troppo felice.
  • Discussione Mauro • 1/01/22 13:05
    Disoccupato - 11983 interventi
    E' scomparso Calisto Tanzi, il signor Parlamat alle cui vicende è ispirato questo film