Degno successore di uno degli horror più deliranti della storia, THE TEXAS CHAINSAW MASSACRE PART 2 insiste ancor di più sulla grottesca follia della famiglia protagonista e raggiunge vertici di maniacalità insostenibili, che un Tobe Hooper in splendida forma esalta con un montaggio perfetto nelle scene più truci. Prendiamo l’agguato alla stazione radio: in un tripudio di colori forti, contrasti di grande fascino, Faccia di Pelle e Testa di Latta alternano i loro sfoghi in un crescendo di violenza che esplode in grida selvagge e sangue, tra martellate in testa e seghe elettriche rombanti. Ma non è finita qui: tutta la seconda...Leggi tutto parte, ambientata nei lugubri sotterranei dove vive “la famiglia”, è scenografata con una fantasia e un senso del macabro unici, in cui la fotografia splendente dà vita a scenari di favolosa complessità artistica. L’indimenticato primo capitolo era più rustico, forse anche più scioccante nella sua rozza efficacia, ma non possedeva la qualità estetica che contraddistingue questo seguito, penalizzato invece dalle scialbe scene di raccordo, con un Dennis Hopper insufficiente anche se probabilmente autore di una performance che non poteva essere interpretata altrimenti: caricaturale, come tutto il film. Che però non va confuso con i pasticci horror comici degli ultimi NIGHTMARE in virtù di una sincera ricerca per una storia che “impazzisce” sempre di più fino a coinvolgere tutti nel vortice. Non esiste la suspense, non si prova a spaventare con il buio, i passi dell'assassino... Qui tutto è mostrato in primo piano, tanto che la produzione (maledetti!) ha censurato molti dei sanguinosissimi effetti speciali di Tom Savini, scomparsi per sempre in un incendio. Comunque anche così il film non è leggerino (VM 18) e resta una vera e propria opera d'arte barocca da rivalutare.
Parte già benissimo, con due idioti terrorizzati da Faccia di cuoio, che in corsa gli sega l’auto e non solo… Ben girato, con un Hopper divertente e un fantastico matto psicopatico con piastra metallica in testa, ovviamente, senza dimenticare il mitico Faccia di cuoio (faranno faville alla stazione radio). Naturalmente non c’è più la tensione del primo, inarrivabile capitolo. Questo è più film, mentre l’altro sembrava quasi amatoriale (più vero e inquietante). Ma qui ci si diverte non poco; e il delirio finale ne è la naturale conclusione.
L'impianto scenografico e gli effetti speciali balzano subito agli occhi, ed il merito è tutto di un Tom Savini qui al massimo delle sue capacità. Ma dopo un primo tempo teso, splatter ed ideale sequel, la pellicola sembra incanalarsi verso una parodia dei valori "familiari" e sociali perdendo colpi sul finale che vuole (o meno) configurarsi in chiave parodistica. Ed è un peccato: perché Hooper dispone, in questa occasione, dei mezzi (a differenza del passato). Ma li usa male, ed il risultato non è del tutto convincente...
Strepitoso sequel delle gesta della Leatherface family. Hooper riesce nel miracolo di creare un'opera riuscitissima, delirante ma completamente diversa dal capostipite, virata decisamente sul grottesco e impreziosita degli effetti molto speciali di Tom Savini. Ci si diverte alla grande con uno scatenato Jim Siedow/Cook, un Leatherface innamorato (!) e il suo nuovo e folle compagno di giochi (grande Bill Moseley). I dialoghi sono irresistibili e le scenografie stupende.
Il seguito dello storico film arriva a più di 10 anni di distanza e si nota. Oltre ad essere in piena atmosfera anni '80, Hooper decide di virare verso lidi più grotteschi e satirici, pur riuscendo a regalare ancora qualche brivido. Ma più che paura molte scene suscitano una smorfia di disgusto, infatti il cattivo gusto è il leit-motiv di questo film e i fan del grand-guignol non possono che esserne felici. Barocco, caotico e delirante, un seguito ben diverso dal prototipo, ma non privo di un suo malsano fascino.
MEMORABILE: I deliri religiosi di Dennis Hopper e la sua scena al negozio di motoseghe.
Da considerare per forza di cose inferiore (e di molto) al primo capitolo, ma la mano di Hooper c'è ed è ancora salda. Si mischiano situazioni comiche (il delirante dialogo dei due ragazzi, il nonno!), a situazioni pseudosessuali con tipiche scene "da brivido". Qualche svarione c'è sopratutto nel finale (troppe idiozie) ma non è da considerarsi riuscito troppo male.
Divertente e divertito. La brutalità primordiale e la rozzezza del capostipite – citato fedelmente nella sequenza del nonno - si sublimano negli elaborati effetti speciali di Savini, nella ricca colonna sonora e nella macabra, caricaturale comicità della famigliola, sempre ripresa nella sua delirante quotidianità. Grande Hopper che, come un esaltato profeta dell’Apocalisse, trucida l’orrida famiglia applicando la pena del contrappasso: chi di motosega ferisce, di motosega perisce!
MEMORABILE: La danza di Leatherface sulla capotte. Hopper mentre prova le motoseghe. Il nonno che vorrebbe aiutare il nipote.
Il film merita per un paio di sequenze ad altissima tensione e per l'atmosfera malata che lo pervade, ma a parte questo la sceneggiatura sconfina ripetutamente nell'assurdo, raggiungendo l'apice col ridicolo personaggio impersonato da Dennis Hopper, fino a sfociare in un finale maldestro e caotico. Buono per gli appassionati del genere, ma il primo capitolo era tutt'altra cosa.
Non male, davvero non male. Tobe Hooper abbandona lo stile quasi documentaristico del suo primo capitolo, gira un "vero" film (evidente il budget) ed inserisce situazioni grottesche che non stonano affatto in un contesto molto simile (e questo per una volta tanto è un pregio) a Motel Hell di Kevin Connor. Dennis Hopper è quanto di più superlativo si possa trovare in un horror dai toni quasi clowneschi che Hooper accentua sublimamente in un finale da antologia per il genere. Per quanto si possano vedere risultano azzeccati anche i trucchi di Tom Savini.
MEMORABILE: Il duello finale a colpi di motosega tra Dennis Hopper e Leaatherface.
Sequel che, inevitabilmente, si attesta su risultati inferiori al primo capitolo ma in ogni caso non indecorosi. Hooper punta molto sulla satira socio-politica, specie nella seconda parte e ciò non giova particolarmente alla pellicola. Dennis Hopper sempre sopra le righe (troppo!). Il capostipite suggeriva più che mostrare l'orrore e, forse, proprio per questo metteva i brividi. Gli effetti speciali di Tom Savini furono in buona parte tagliati dai produttori.
Dopo il grandissimo successo del primo film, il regista Hooper ripropone le storia della famiglia di assassini psicopatici che stavolta apre un locale e sulle cui tracce si mette lo sceriffo interpretato da Dennis Hoopper. In questa seconda parte il tono del film si mantiene maggiormente sul grottesco rispetto al primo film e l'impianto, pun con momenti efficaci, appare maggiormente debole.
Del primo capitolo conserva ben poco, giusto i personaggi. L'atmosfera malsana del capostipite qui non è replicata e i personaggi di Dennis Hopper e Caroline Williams penso si siano trovati a recitare una delle peggiori sceneggiature che io ricordi. Eppure alcune trovate sono buone (il nonno con il martello, il concorso culinario); ma i dialoghi sono banali e dopo 40 minuti di urla della Williams si comincia a fare il tifo per Leatherface....
Sostenendo fermamente che nessuno riuscì a cogliere il lato comico del primo film, Hooper stavolta punta fermamente sull'ironica e sardonica follia e il risultato è notevole! Grazie soprattutto alle belle prove del vendicativo Hopper e del folle Moseley, il sequel si dimostra più che degno della saga, riuscendo sia a divertire che a disgustare in un crescendo barocco di seghe elettriche, sangue, decapitazioni e quant'altro. Peccato che poi Tobe abbandonerà la saga a se stessa, ma d'altronde era già stato detto tutto con i primi due film.
Seguito tirato per le lunghe, si sviluppa maldestramente verso non si sa dove. Mescolare horror-splatter con comicità non-sense ha solo il risultato di annoiare lo spettatore fino allo spasmo. Demenziale, inutile e alla fine anche prevedibile. Lucio Fulci con meno soldi avrebbe certamente fatto di meglio...
Il primo capitolo eccelleva nel gore assoluto, brutale e senza spiegazioni; in questo secondo, anche "grazie" ai maggiori fondi, Hooper si diverte nel dare "spiegazioni", nel caratterizzare (ai limiti del grottesco) i personaggi malsani della "pazza famiglia"; ed è in questo che il film ci perde, perché è vero che la fotografia è sublime, le scenografie stupende e che la regia dà forza a certe scene, ma l'effetto orrifico della violenza senza un perché viene inesorabilmente perso. Il finale, poi, non mi ha convinto. Comunque buono: ***.
Straordinario tour de force delirante e completamente folle, la quintessenza del cinema hooperiano, tra splatter (immensi gli sfx di sua maestà Tom Savini), fiera delle mostruosità, duelli con la motosega, nonsense, battute memorabili, scenografie pazzesce e necrofile, omaggi "felliniani" e assoluta anarchia creativa. Forse l'ultimo, vero capolavoro hooperiano, meno disturbante del capostipite ma di una vitalità visionaria e di un grottesco barocco inarrivabile e irripetibile. Un esperienza totalizzante, non un semplice sequel. Mitico!
MEMORABILE: Testa di latta che martella sulla capoccia il dj LJ e mentre colpisce ferocemente delira: "Suona la musica vietcong, il napalm; Ho Chi Minh
Eccessivo, delirante, dissacratorio seguito col quale Hooper si permette di parodizzare un suo stesso capolavoro, come anni più tardi cercherà di fare Raimi per La casa. La produzione Golan-Globus spinge per l'ovvio seguito a scopo commerciale ed il buon Tobe, ancora in periodo di trance creativa, sforna un potente trip allucinatorio senza tregua, al quale tutto si perdona in nome della coerenza stilistica. Ecco così che il nostro Re del parossismo declina il suo particolare gusto in chiave ironica e truculenta. Hopper si adegua, la Williams urla e prega
MEMORABILE: L'intera sequenza dell'assalto alla radio; I tentativi "abortiti" di martellata del nonno; "...la sega è la famiglia".
Molto inferiore rispetto al suo illustre predecessore. Hooper si diverte a far prender maggior vita all'allegra famigliola, ma questa massiccia dose di ironia e sarcasmo rende il tutto un po' troppo delirante, quasi fossimo di fronte ad un cartone animato splatter. Preferivo l'essenzialità e la rozzezza del primo episodio, più incentrato a terrorizzare lo spettatore piuttosto che a colpirlo con scenografia sopra le righe e luci da luna park.
Esattamente come il primo. Il secondo episodio aggiunge solo un velo di commedia e attori esperti (vedi Hooper), ma purtroppo la pellicola spazia sempre nel mare dei filmacci mediocri. La sceneggiatura migliora, compare qualche risata e qualche momento di choc temporaneo; migliorano anche le scenografie (non siamo più solo dentro una casa diroccata e ci spostiamo in varie ambientazioni), ma la salsa è sempre la stessa: solita final girl e solita famiglia di cannibali mentalmente deviati. Da Hooper, dopo Poltergeist, mi aspettavo di meglio.
Un sequel che è quasi un remake. Ebbro del successo del primo capitolo Hooper ha a disposizione un budget molto più cospicuo con cui girare e si vede: le location e le scenografie sono tutte ben curate (anche se continuo a preferire l sporcizia del primo film) e particolareggiate. La trama è un diretto seguito che viene presa molto meno seriamente rispetto al numero 1. Un duello di motoseghe sarà epico, ma è roba da film trash!
MEMORABILE: Il covo della famiglia ha barricate fatte da ossa e mobilia con resti di cadaveri.
E' palese che non andasse molto ad Hooper di riprendere in mano la sega elettrica che lo rese celebre. Ed è così che questa produzione Cannon si è trasformata in un'orgia gore in cui il grottesco prende decisamente il sopravvento su tutto, con alcuni momenti senza alcun dubbio divertenti e riusciti ma che si distacca tantissimo dal concetto originario di cui questa si pone come "parte 2". Più curioso che riuscito; con il tempo, grazie anche al ritrovo di tutti i tagli subiti, è diventato un cult guadagnandosi una certa fama. Oggetto anomalo, solo per fan.
MEMORABILE: La morte dei due imbecilli sull'auto; L'assalto in radio di Leatherface; Dennis Hopper che compra le seghe elettriche; Il duello a fort Alamo.
Seguito dove vengono esagerati i toni folli fino al caos. Ci sono lo splatter e l'umorismo tipico degli horror anni 80, e il risultato è gradevole. C'è una evidente componente fallica nella motosega... Un'ambientazione sotterranea che crea un'atmosfera da luna park, come in un tunnel dell'orrore. Interpreti comunque ottimi, dai protagonisti che sono gli stessi personaggi dell'originale a Dennis Hopper cow boy vendicatore, quasi come un super eroe folle e notevole nella parte anche la protagonista femminile.
MEMORABILE: Il vincitore della gara di spezzatino con fagioli.
Assolutamente antitetico rispetto al primo, fondamentale episodio, il secondo capitolo riguardante le scorribande della pazzoide e deviata famigliola texana è uno psichedelico, coloratissimo e ributtante concentrato di personaggi folli, nonsense, ironia macabra, parossismi splatter e tantissimo spirito goliardico. Ruolo importante lo svolge Savini e i suoi mitologici sfx e Hooper filma tutto a mo’ di fumettone horror non tralasciando nemmeno un pizzico di sensualità, tutta affidata all’avvenente Williams. Godibilissimo.
MEMORABILE: Bill Moseley che si gratta la placca di metallo in testa con la bacchetta di ferro rovente di un manichino.
Dopo più di un decennio Hooper riprende le gesta dell'allegra famigliola texana e lo fa stravolgendo il registro originale. Tanto era minimale e asciutto il prototipo, tanto è grottesco ed eccessivo questo sequel. Barocco, indiavolato, ricchissimo di citazioni e allegorie, passa dalla critica feroce all'istituzione famigliare del film del 74 per andare ad abbracciare un attacco a tutto tondo verso la società e il sogno americano. A corollario, gli eccellenti SFX di Savini e una grandiosa, opulenta scenografia. Un piccolo capolavoro da riscoprire.
MEMORABILE: Caeonine Williams nei cunicoli della Fort Alamo della famiglia; I deliri economico/politici del capofamiglia; Hopper con le doppie chainsaw.
Dopo il suo capolavoro Hooper sciaguratamente decide di dargli un seguito scarnificandolo di ogni parvenza di terrore e finendo per ridicolizzarlo oltre ogni limite. Fin dalla prima scena si percepisce un senso di delusione e solo i poveri beoti cattivi fanno sì che non si affondi nel torpore. Dennis Hopper, dal canto suo ai minimi storici, ghigna senza senso per tutto il film fino al carnevale finale. Sciaguratamente grottesco.
Al livello del capostipite anche se di matrice compositiva abbastanza diversa: qui la ferina putrescenza nel sarcastico e la condensazione del marciume in una confezione più subdolamente colorata e scintillante allontanano da quel nauseabondo "realismo" del film settantiano, conservando però intatto quel senso di angosciosa discesa nelle tenebre del grottesco più morboso. Scenografie e regia, insieme al parossismo ributtante e riluttante all'umano dei "carnezzieri", danno un altro incubo riuscito. Rob Zombie, al suo debutto, quanto vi attinse?
MEMORABILE: Le scene negli studi della radio e quella motosega che, in un frame, duetta fallicamente con le lancette dell'orologio a parete che segnano le 6!!!
A dodici anni dal primo capitolo Hooper torna alla sua creatura più famosa e, intelligentemente, cambia (quasi) totalmente registro: nel senso che passa dal truce a un tono semiparadistico, decisamente eighties. Sebbene l'andamento sia altalenante e il finale tirato via malamente, si hanno sprazzi di puro talento hooperiano che non si dimenticano (i primi meravigliosi 15 minuti con gli yuppies). Sempre hooperiana è la scenografia del rifugio della "famiglia", che sprizza puro barocchismo. Hopper completamente fuori di testa. Imperdibile.
MEMORABILE: La parte iniziale con gli yuppies; L'assalto di Leatherface e Tinhead alla stazione radio; L'hooperiano delirante monologo "la sega è la famiglia".
Tornano in azione Leatherface e famiglia ma stavolta uno sceriffo-vendicatore darà loro filo da torcere. Dopo oltre un decennio Hooper continua la saga dei macellatori di uomini puntando tanto sullo splatter e su una vena ironico-grottesca non sempre riuscita. La prima parte investigativa è scontata ma dall'irruzione alla radio in poi è un crescendo straordinario di orrori. Immagini deliranti e scene scioccanti sono la vera forza di un seguito che non raggiunge le vette del capostipite ma non ci va lontano. Immancabile ma solo per stomaci forti.
MEMORABILE: Il disgustoso sventramento "on the road"; L'assalto alla stazione radio; Tutta la parte nel rifugio sotterraneo; Il duello sega contro sega.
Girare dopo tanti anni il seguito di un proprio film diventato un culto imprescindibile non deve essere stato facile per Hooper, il quale sin dall’inizio sceglie un registro completamente diverso. Siamo sempre nell’horror puro, eppure ci si sposta più verso la commedia nera per la comparsa di una vena ironica e una maggiore caricatura dei personaggi. L’impianto scenografico diventa più sfarzoso, nel senso più macabro e sudicio del termine per quella che in fondo appare come un’autocelebrazione di se stesso.
La caustica vena politica e sociale del primo capitolo è del tutto assente; residuano una serie di eventi da bassa macelleria e, ovviamente, i laidi personaggi, seppur privi d'ogni valenza simbolica. Qualche affondo va a segno (le querule rimostranze del "cuoco", vera anima nera del gruppo, o le bambinesche baruffe tra fratelli): si rimane, tuttavia, a livello di chiassosa narrativa. Alla fin fine gli unici elementi memorabili sono le gambe della Williams, inguainate in vezzosi hot pants.
Radicato a fondo nell'estetica horror ottantina, ma fedele allo spirito oltraggioso e sovversivo del modello, gli è antinomico, perché ne riscrive le scene clou in un'apoteosi barocca e grottesca - sempre in linea con la vena artistica di un rinnovato Leatherface, bestia visionaria in balìa della sua bella. Hooper assalta e irride il consumismo americano, colloca dietro la discendenza patriarcale un matriarcato folle e totemico. Il tenente Lefty, promotore di una giustizialismo privato, affidato al solito esorbitante Hopper, convince solo in parte. Trionfo di Savini agli SPFX.
Un po'angosciante, un po' ridicolo. A differenza dell'originale, Hooper dà un taglio più umoristico ed esplicita maggiormente la violenza, creando un buon prodotto che però manca di mordente, dal momento che nelle parti in cui scade nel grottesco la tensione accumulata si stempera in scenette insipide. Tra l'altro, nonostante si tenti di usare abbondanti dosi di ironia, non fa nemmeno sorridere. Alla fine sembra né carne né pesce, molto lontano dall'enorme valore del capostipite, sebbene non manchino i momenti di paura ad alto effetto emotivo.
MEMORABILE: La colonna sonora, in qualche momento somigliante a quella di Psyco.
Hooper ribalta praticamente il primo film: via il senso di angoscia e il terrore puro, dosi massicce di humor nero e di follia anarchica. Girato molto meglio del capostipite (e con più soldi), con inquadrature più particolari, bei colori in fotografia, gli ottimi effetti di Savini e un'azzeccata colonna sonora. Il senso di paura per le azioni nosense della famiglia rimane, ma è nascosto dietro il grottesco, rappresentato anche dall'eroe, un Hopper spassossissimo e fuori di senno quasi quanto gli assassini che cerca. Notevole.
Meno orrore e più umorismo splatter tipico degli anni '80 per questo sequel del cult Non aprite quella porta. Colpisce l'ambientazione, con la tana dei cannibali in un luna park sulla storia del Texas addobbato con cadaveri, scheletri e frattaglie varie. Oltre a Faccia di cuoio, al nonno e al cuoco, qui si aggiunge alla famiglia lo schizzatissimo reduce del Vietnam Testa di latta. Ottimi anche la dj combattiva e lo sceriffo Hopper, che daranno filo da torcere ai cattivi. La locandina ricorda moltissimo quella di Breakfast club!
Dopo il grande successo di Poltergeist Tobe Hooper decide di dare un seguito al suo capolavoro del '74. Stavolta ha molti più soldi a disposizione ma il risultato è altalenante. Usa uno stile più sarcastico e immerso nell'estetica da videoclip. Il mostruoso Leatherface non è il gigantesco Gunnar Hansen e si vede. Dennis Hopper recita sopra le righe soprattutto nel finale. Destinato solo ai fan.
MEMORABILE: La motosega ferma davanti alle gambe della Dj.
Dopo il clamoroso film precedente era lecito aspettarsi un seguito! Ecco quindi questo numero due, un caleidoscopio di colori, pennellate psichedeliche e grottesco che si mischiano regalando un seguito differente ma non per questo minore rispetto al capostipite. Moseley con placca in testa e battuta pronta è un fantastico e istrionico menestrello di feral notizie. Hooper dirige in maniera sublime, la Williams si dimostra final girl con gli attributi! Dennis Hopper invasato con motosega - e voglia di vendetta - al seguito! Sublime.
Lo sceriffo di una città rurale texana vuol fare giustizia per i suoi nipoti uccisi anni prima a colpi di motosega. Ad aiutarlo ci sarà anche una graziosa deejay. A dodici anni dal capostipite Hooper ritenta la carta di "Leatherface". Si respira aria Anni '80, quasi come in un videoclip: i suoi colori, le sue musiche e i suoi eccessi. Il regista riduce i personaggi a dilettevoli macchiette dell'orrore, tentando la carta-simpatia in un esperimento visionario ed esclusivo decisamente riuscito. Stavolta il gore c'è ed è curato da Tom Savini.
Il secondo capitolo della saga in parte sfigura di fronte all'originale. Se il primo film si caratterizza per sobrietà e rigore nell'uso degli stilemi horror, qui si divaga e si deraglia giungendo praticamente alla dissacrazione, con eccessi di splatter e con i maniaci protagonisti appesantiti da caratteristiche bizzarre e caricaturali. Difficile capire se l'intento fosse proprio quello di smitizzare, visto che la sceneggiatura presenta anche capitoli seri, cupi e non banali, come la registrazione in diretta radio del massacro che apre il film.
Hooper riprende la sua creatura e, invece che indirizzarla sui passi già percorsi, la disintegra brutalmente per rimontarla al rovescio. Il risultato è un horror grottesco e camp, chiassoso, luminoso e festosamente gore (si ringrazi Tom Savini). Se il primo film era un angosciante tour nella casa di Ed Gein, questo sequel è una lunga corsa nel tunnel dell'orrore del luna park, fra luci argentiane, liquami, rumore e scenografie baracconesche. Folle, divertente e over-the-top, anche grazie allo scatenato Dennis Hopper. A suo modo indimenticabile.
MEMORABILE: La testa mozzata a metà; Chop Top e la sua piastra di metallo nel cranio; La motosega-fallo; L'uomo scorticato vivo; Il duello con le motoseghe.
L’impresa di Hooper: svuota un cult di tutto ciò che di inquietante lo aveva reso tale, lo farcisce allegramente con l’esatto contrario e ne rinnova lo status divino. Come avrà fatto? Facendo semplicemente trasparire l’enorme divertimento di tutti nel realizzarlo e “hamburgerizzando” ossessioni (famiglia e armi) e libidini (sesso e cibo) della società americana ammalata di Reagan. Indimenticabili le scenografie, straordinario il lavoro di un Savini quasi sublimato dalla motosega. Diamo a Tobe quel che è di Tobe. Grandioso.
Delirante e divertente sequel che arriva a più di dieci anni di distanza dal primo, mitico capitolo. I tempi sono cambiati, così come il cinema e lo stesso Leatherface. Vengono a mancare le atmosfere marce e claustrofobiche, sostituite da colori più accesi e situazioni grottesche, deliranti e anche divertenti. Hopper più che spaventare vuole disgustare lo spettatore e questa si rivela essere una mossa vincente, in quanto evolve un personaggio dandoci qualcosa di nuovo e non solo un semplice sequel. Notevole.
Hooper ci serve freddo questo sequel a lunga distanza e si sente. Quello che era uno dei più inquietanti horror settantiani viene trasformato in un baraccone circense ottantiano amplificandone e caricandone oltremodo gli elementi grotteschi (anche lo splatter e il gusto per il "disgusto") e il tutto finisce per risultare una pagliacciata horror (tra le più note ma anche sopravvalutate). Plauso alla cura scenografica, il film ha fatto scuola (si veda il debutto di Rob Zombie), ma in questo caso l'eccesso caricaturale è deleterio. Simpatico ruolo per Hopper, ma gli va stretto.
MEMORABILE: Dopo faccia di pelle, viene ripescato il fratello schizzato (che sembrava fuori gioco) con piastra metallica in testa; L'innamoramento di Leatherface.
Quando la Cannon canna tutto facendo riaprire quella porta a un Hooper che aveva buttato via la chiave, per poi farlo scendere in una grotta al freddo e al gelo di un'imbarazzantissima freddura di 100', con micro-comunità antropofaga disinnescata dall'anfanare demenziale (il poster proto-Hughes, Tobe Hopper e il cameo di Landis un pulciaio per ogni orecchio devono pur metterlo) che brucia un Savini mai in così emorragica vena frattagliera all'assalto della compattezza carnale e rende lunaparkoide il più trucido design. La truculenza è una danza vieppiù priva di quel poco di sostanza.
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DiscussioneZender • 13/04/14 07:55 Capo scrivano - 47727 interventi
Dennis Hopper sta nel sequel, quindi almeno il primo film della curiosità dovrebbe essere il sequel. E il secondo?
DiscussioneRaremirko • 13/04/14 23:23 Call center Davinotti - 3862 interventi
Zender ebbe a dire: Dennis Hopper sta nel sequel, quindi almeno il primo film della curiosità dovrebbe essere il sequel. E il secondo?
si, si, sempre il primo film, fidati
DiscussioneZender • 14/04/14 07:43 Capo scrivano - 47727 interventi
Come sarebbe "sempre nel primo film"? Ho appena detto che Hopper sta nel secondo...
DiscussioneRaremirko • 14/04/14 23:34 Call center Davinotti - 3862 interventi
Zender ebbe a dire: Come sarebbe "sempre nel primo film"? Ho appena detto che Hopper sta nel secondo...
Tu hai chiesto "e il seocndo"?
Credo che intendessi il secondo punto della curiosità, no?
e io ho detto che ANCHE IL SECONDO PUNTO DELLA CURIOSITA' (L'attacco di James in Silent Hill 2 è stato preso dal film horror Non Aprite Quella Porta) si riferisce al primo film della saga.
Magari son stato poco chiaro, ma volevo evitare confusione con il remake.
Quindi l'attacco di James si riferisce al primo film diretto da Hooper, ok?
DiscussioneZender • 15/04/14 07:53 Capo scrivano - 47727 interventi
No, io ho chiesto:
Dennis Hopper sta nel sequel, quindi almeno il primo film della curiosità dovrebbe essere il sequel. E il secondo?
E il secondo (film) intendevo. Perché tu hai riportato da Imdb:
'Cut-Rite' chainsaws like the chainsaw shop in which Dennis Hopper walks into.
Ora, Dennis Hopper c'è SOLO nel secondo film (Non aprite quella porta 2), non certo nel primo. Quindi mi pare che Imdb si riferisca al sequel, NON al primo film. Quindi come fai a dire "SEMPRE nel primo film" se la citazione di Imdb fa riferimento al secondo?
DiscussioneRaremirko • 17/04/14 00:21 Call center Davinotti - 3862 interventi
L'utente crusow ha postato citazioni che si riferiscono a più film, non entrambe a Non aprite quella porta 2.
L'attacco di James in Silent Hill 2 è stato preso dal film horror Non Aprite Quella Porta.
In QUESTO CASO il film è l'originale di Hooper; l'altro punto della curiosità si riferisce invece al 2, con Hopper.
L'altra curiosità da me postata si riferisce invece al 2, con Hopper, e si riferiva AL NEGOZIO, non all'attacco di James.
In altro modo non riesco a spiegartelo.
CuriositàZender • 30/06/18 07:16 Capo scrivano - 47727 interventi
Come già fatto notare su alcuni siti, la locandina originale del film è stata ripresa (e parodiata) da quella di The breakfast club!