Schiava d'amore - Film (1976)

Il pericolo della rivoluzione bolscevica non impedisce ad una troupe cinematografica di continuare il proprio lavoro. La troupe come in un microcosmo sembra preoccuparsi solo del film e della pellicola da procurarsi per ultimare le riprese, ma la realtà irrompe nel sogno. Mikhalkov ottimo interprete, ma soprattutto grande cineasta, dirige con mano ferma un capolavoro forse troppo perso nell'oblio dei tempi. I costumi e la fotografia sono molto curati, si intrecciano storie difficili in un contesto pericoloso. Il finale sul tram è storia del cinema.

Ambientato ai tempi della Rivoluzione russa, il film si interroga sul ruolo dell'Arte, in questo caso di quella cinematografica, nella società. Molto interessante nell'aspetto della ricostruzione storico e nell'uso dell'elemento metacinematografico. Però alla cura per l'aspetto formale, non corrisponde un adeguato approfondimento sul tema principale dell'opera che resta comunque buona anche se da noi è penalizzata da un inadeguato doppiaggio italiano.

Figurativamente impeccabile e brillante nella conduzione degli attori (a loro volta impeccabili), eppure il risultato è inferiore a tali esaltanti premesse. Raccontare la Rivoluzione parlando di cinema (e quindi di "cinema nel cinema" o metacinema) è già un eccesso di calligrafia; declinare tale scelta con una leggerezza che cela solo la propria impalpabilità è una colpa. Rimangono in mente certi brandelli di dialoghi, alcune inquadrature, la generale leggiadria formale.