Torino è tabula-rasa-nuclearizzata. Quattro famiglie sbarrate in altrettanti bunkers. Questa notte-eterna avrebbe il fallout per far impazzire la lancetta del contatore Geiger, essendo rara contaminazione del cinema italico lio-fictionizzato (sovvenziona mamma Rai) colla sfera angusta del survival. E nel primo blast, fra lieve bussare, vedette alla tartara e "spettri" elettromagnetici, quasi ci riesce. Poi il budget risicato batte più dell'uomo-coniglio, irradiando gli attori limitati, i protocolli immunizzanti alla "macca(neut)rone-tu-m'hai-provocato" ed un finale disinnescante.
Singolare "bunkerspiel" made in Italy, dissepolto dal fall-out col suo endoscheletro di atterrimento, paranoia e abbondante sudorazione. Stigio sterminatore, un Bianconiglio mannaro, leporifobica apparizione in odor di Lynch e Poe ("La maschera della morte rossa") che travalica spazi e menti con la sua macabra scure di morte. La plutonica allegoria si appalesa però in ultimo come il solito thriller alla Hitch, stracolmo di difettacci e grossolanità a pioggia. Funziona alla grande solo se visionato in condizione di torpore mentale, con le palpebre a mezz'asta. Un'esperienza a misura di dormiveglia.
MEMORABILE: Gli improvvisi flash olografici del mostruoso coniglio killer...
Il Carroll allegorico della terza guerra mondiale? Il bunker quale alicesco pozzo del Bianconiglio? Niente di fresco, concesso, ma l'usucapione da Watkins è dubbia, ché qua la scintilla shifta dalla frecciata cerebrale alla spinta letteralità, ancorché convogliata nei sicuri binari del più puro genere che fa incestuosamente copulare il day aftermath col surplus mitopoietico. Se si rischia la rivedibilità settembrina è per le isterie d'overacting che primadonneggiano e le poco persuasive mosse di scrittura finali che fanno scacco matto a una fin là conquistata sospensione dell'incredulità.
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CuriositàBrainiac • 17/12/10 18:43 Call center Davinotti - 1465 interventi
* Tratto dall'omonimo (piccolo) romanzo cult di Giacomo Gardumi, edito nel 2003 (5000 copie vendute nel primo anno secondo l'autore).
** Il film di Valerio Boserman è ambientato in Italia, ma Gardumi, intervistato in tempi non sospetti dal sito Ver Sacrum, dichiarava questo:
Perché l'ambientazione americana (del libro-nda)? Esclusivamente per elementari ragioni di verosimiglianza. Ti sarebbe sembrato credibile un gruppo di famiglie italiane che si fanno scavare un mini-rifugio antiatomico nel giardino di casa?
Apocalisse atomica sospesa a mezz'aria tra lo spaventosissimo e il ridicolissimo.
Consiglierei di vederlo solo di sera dopo una lunga giornata di lavoro, quando si è stanchi morti e si crepa dal sonno: quel che più conta del film sono i sobbalzi cardiaci a tradimento, la torpidità claustrofobica e le materializzazioni orrorifiche del babau zoomorfo.
Tutto il resto è noia, illogicità, non-recitazione e twist di prammatica.
Foto segnaletica del simpatico lagomorfo killer, un incrocio peckin-pacchiano tra il noto animaletto di "Alice nel paese delle meraviglie", il coniglione dentuto di Richard Kelly e il Bunnyman (2011) di Carl Lindberg:
Non so se sia una cosa approvata dagli autori ma in rete e su vari siti di cinema circola una locandina ironica del film che riporta tra i suoi credits nomi notissimi di personalità hollywoodiane, tra cui David Fincher, Naomi Watts, Robert Englund, Clive Owen, nonchè il marchio della Warner Bros con la W rovesciata: