Uno zombie sbarca a Los Angeles: non porta con se il contagio ma la vita che ridà ai cadaveri (di soli uomini) penetrandone, col suo fallo gigante, le ferite. Metafore a parte, la trama dice già tutto di questo film, quasi del tutto muto, che se almeno non si prendesse tremendamente sul serio potrebbe divertire i fan del trash. E invece vai con le provocazioni che cadono nel vuoto poiché programmatiche e gratuite. Dietro l'estetica visiva anni Settanta, dallo stile alle musiche, un fragoroso ed assordante nulla. A vostro rischio e pericolo.
Un mutante (non direi zombi), alter ego di un homeless, resuscita i morti infilando il suo mostruoso membro nei buchi delle ferite. Pornosoft gay o gore sperimentale? L'idea in sé non è male, soprattutto per i sensi possibili del personaggio doppio, cioè il clochard che è come un alieno che col sesso dona la vita in una metropoli in cui ci si uccide. Ma la realizzazione è pessima tecnicamente (da filmino amatoriale) e concettualmente: goliardica e senza vere idee. Un'intuizione sprecata che avrebbe potuto divertire (e incuriosire) molto di più.
Un passo in avanti, rispetto all'ignobile 8. Sulle orme di Warhol, Labruce cavalca la moda del momento, gli horror gay, confezionando un film, lo dico subito, spiazzante. Sagat viene trasformato in uno zombie dall'uccello in grado di donare la vita ai morti. L'opera si apprezza appieno guardando la versione uncut, in cui sono presenti le scene chiave, quelle relative alla penetrazione delle ferite. La soundtrack è curatissima, la fotografia idem. Troppo spazio al sesso, pochissimo ai dialoghi. Ho l'impressione che con gli anni verrà rivalutato.
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Il film è stato presentato al 28° festival di
Torino in versione soft-core (con qualche scena ai limiti: esempio c'è anche un pò di pissing). Il regista ha, infatti, spiegato personalmente che ne è stata girata anche una versione hard core che è più lunga di una trentina di minuti circa. Inoltre, cosa assai curiosa, ha detto che mentre nella versione soft, il protagonista Sagat (noto attore di porno gay) usa un fallo finto-abnorme, in quella hard usa il suo vero "amico".
Che dire: ne voleva fare horror-porno-gay splatter (ipse dixit). E' venuta fuori, a mio
avviso, una ciofeca. E non c'entra il fatto che
sia un film pieno di sesso. Il problema è che
non c'è altro. E' un film quasi muto (pochissime
le battute) in cui si susseguono le performance
del protagonista.
DiscussioneBrainiac • 7/12/10 23:07 Call center Davinotti - 1465 interventi
Cotola ebbe a dire:
Che dire: ne voleva fare horror-porno-gay splatter (ipse dixit). E' venuta fuori, a mio
avviso, una ciofeca
Come il precedente bruttissimo Otto: or up with dead people, che sconsiglio vivamente sia ai fan dell'horror, che dell'indie, che del dark, che dell'alternative, che del queer-movie.
Dimenticavo: per chi si volesse gustare la
pellicola in questione e quella precedente del
regista, è uscito un cofanetto doppio dvd (non credo uscirà mai nei nostri cinema).
Si , Cotola, è arrivato. L.A.Zombie , insieme a Otto. Il cofanetto è ben fatto(oltre che esoso), non resta che vedermi i film(leggo sul retro del cofanetto che L.A.Zombie dura 63 minuti, mentre Otto '95. Ti saprò dire Cotola. E certo che spendere 34 eurazzi per Bruce LaBruce...