Note: Vietato al pubblico dalla censura, il film nel 1927 venne ridotto in una versione destinata ai soli ambienti medici. Nel 1979 una copia frammentaria sopravvissuta ai roghi nazisti è stata rinvenuta in Ucraina e proiettata a Berlino nell'ambito di un festival gay. La versione ad oggi più attendibile, restaurata nel 1998 da Stefan Drössler del Filmmuseum München (editata in DVD dalla Kino Video) integra frammenti ritrovati a Mosca, Francoforte e Berlino, fotogrammi e didascalie che ricostruiscono le parti mancanti. In Italia è stata trasmessa in prima visione TV da Fuori Orario (Rai 3) con cartelli in italiano.
Il Paragrafo 175 del codice penale tedesco (vigente dal 1871 al 1994) condannava la "fornicazione innaturale" da intendersi "tra persone di sesso maschile ovvero tra uomini e animali". Primo film a denunciare l'omofobia, narra dell'amore tra il violinista Körner e il suo allievo avvalendosi delle teorie avanguardiste del sessuologo Magnus Hirschfeld. Opera realista, encomiabile per purezza e intenti - ingenuità e semplificazioni vanno contestualizzate - rimane qualitativamente insondabile a causa delle drastiche mutilazioni d'epoca (oltre 40 minuti, per un residuo di soli 47). Seminale.
Alla Repubblica di Weimar, pericolante edificio democratico nella Germania del Primo Dopoguerra, onore al merito per aver affrontato il tema proibito dell’omosessualità, considerandola non come vizio o patologia da reprimere, ma come variante naturale del comportamento umano. Il valore documentario, supportato da riferimenti giuridici e scientifici, non sminuisce quello prettamente filmico, costituito dalle eleganti scenografie e dall’intensa prova di Conrad Veidt (l’indimenticabile Cesare di Caligari) nella tragedia di un uomo “diverso”, ucciso da una società prevenuta e meschina.
MEMORABILE: Il locale gay; le foto degli uomini effeminati e delle donne mascoline.
Primo film a tematica gay e primo film militante, realizzato sotto gli auspici di Hirschfeld, che appare qui con la propria identità. La storia del violinista omosessuale ricattato mette a nudo le terribili conseguenze del paragrafo 175 della legge tedesca, sollecitandone l'abrogazione. La frammentarietà con cui il film è giunto non permette di goderne appieno la fattura e la narrazione, ma vale la pena vederlo sia per l'importanza storica della pellicola che per l'intensa interpretazione degli attori, a cominciare dal grande Veidt.
Ingiudicabile dal punto di vista strettamente filmico a causa dei pesantissimi tagli, di cui hanno fatto le spese soprattutto le sequenze drammatiche, in particolare quelle dedicate ai rapporti con la famiglia e la sorella del ragazzo amato dal protagonista, mentre è rimasta quasi intatta la parte a carattere didascalico (la conferenza del sessuologo). Importante dal punto di vista storico, per la tematica pro-diritti gay allora affrontata per la prima volta sullo schermo e purtroppo ancora attuale a quasi un secolo di distanza. Resta impresso il volto ascetico ed espressionista di Veidt.
Fa sorridere il sottotesto medico, ma se si pensa all'anno di uscita della pellicola e alle traversie del film la cosa ci sta. Un miracolo sia giunta ai giorni d'oggi, pure se mutilata. Rende bene l'idea del regista: va di scena la normalità, con i rischi del caso. Una sceneggiatura purtroppo ancora tanto attuale, per questo meritevole di encomii. Se tanto mi dà tanto posso solo immaginare il resto del girato. Una regia leggiadra e deliziosa dipinge il dramma con i magnifici colori bianco e nero di Fassbender. Diverso da chi?
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La questione dei tagli è assai controversa e ho cercato di sintetizzarla nelle note: il film venne vietato prima che tagliato. La versione da 47 minuti invece venne approntata esclusivamente per la visione negli ambienti medici (che non erano interessati a sorbirsi tutta la storia ma solo le teorie di Magnus Hirschfeld). Di fatto i tagli non sono censori perchè la relazione omosessuale è rimasta integra, mentre sono sparite tutte le sottotrame e i personaggi secondari collegati (e che le attuali didascalie cercano di ricostruire). Si tratta di un film dalle ambizioni "scientifiche", improntato al realismo, molto casto e niente affatto morboso.
Domanda di ordine tecnico-davinottico, che giro a Zender: vista la durata attuale, è corretto inserirlo nella categoria "drammatico" o sarebbe più giusto inserirlo fra i "cortometraggi"? Cioè: che succede se un film normale ci arriva talmente stagliuzzato da avere le dimensioni di un corto?
sì, direi che in questo caso il film è stato brutalmente piegato alla dimensione di corto ma per gli autori l'opera voleve essere un lungometraggio... Poi, vabbè, l'ultima parola spetta a Zender...
Si quello che ho visionato io aveva, come le vuoi chiamare, delle didascalie che cercavano di ovviare alle parti mancanti della pellicola.Ovvio che deciderà Zender.
HomevideoZender • 9/12/10 09:33 Capo scrivano - 47787 interventi
Se nasce come film non può essere inserito tra i corti. Si fa sempre riferimento al momento in cui il film nasce (come per i film tv: se poi in altri paesi escono al cinema, vedi S. Darko, sempre film tv restano).
Zender ebbe a dire: Se nasce come film non può essere inserito tra i corti. Si fa sempre riferimento al momento in cui il film nasce (come per i film tv: se poi in altri paesi escono al cinema, vedi S. Darko, sempre film tv restano).