Carter Page III, pecora nera di una famiglia prestigiosa, è un dandy dai gusti raffinati che "accompagna" mature signore annoiate, mogli di uomini ricchi e potenti. Implicato in un omicidio, si troverà coinvolto in un intrigo fra politica ed affari. Il regista torna ad affrontare la figura del gigolò, sia pure borderline (il protagonista è omosessuale, ma forse ama la donna che cerca di proteggere dallo scandalo). Grande prova di un inedito Harrelson in questo thriller intellettuale, in cui i fatti contano meno delle apparenze
Thriller flemmatico, quasi ovattato, con cui Schrader reinventa le atmosfere di American gigolò, raccontando di un nuovo capro espiatorio per un delitto misterioso. È come se il film assorbisse la flemma dal protagonista gay, diventando una sua proiezione della realtà. E che realtà: il mondo politico e affaristico di Washington, praticamente il potere e la sua vacuità. Ma più del plot poté il contorno: un paese senza più coscienza e dignità, che vive di riflesso la tragedia della guerra in Iraq, e l’ipocrisia su padri santificati ma ignobili.
Film che sembra la versione speculare di American gigolò ma che grazie a un tono più straniante che mescola abilmente ironia e cinismo, supera a pieni voti il confronto col il suo celebre predecessore. Harrelson sorpassa agilmente Gere avendo a disposizione un personaggio più ambiguo e malinconico. Ottima anche l'ambientazione a Washington nei meandri della politica e del potere istituzionale pullulante di figure false e ipocrite. E anche la colonna sonora, benché un po' leccata, è comunque migliore di quella eccessivamente modaiola di Moroder.
MEMORABILE: "Tuo padre era un grand'uomo", "Sì, lo era. Lasciò il Congresso venti volte più ricco di quando entrò, era un truffatore e un imbroglione".
Accompagnatore di signore di alto lignaggio a Washington finisce in un caso di omicidio. Ambiente in cui regna il potere, politico e non e dove i panni sporchi altrui servono per elaborare fini strategie di comodo. Harrelson ha i modi del gentleman dalla lingua biforcuta; peccato che l’intreccio sia poco coinvolgente e si sgonfi senza sollevare gran scenari. American gigolò gli si avvicina per la trama, ma a livello pruriginoso e di glamour è inarrivabile.
Dopo molti anni, Paul Schrader torna alle atmosfere di American gigolo ambientando in suo film non più in California ma nel sottobosco del potere washingtoniano. Un film dalle atmosfere rarefatte che ruota intorno al protagonista, un affascinante accompagnatore di signore. Schrader dirige con eleganza, sottolineando sottilmente gli intrighi mondani della trama e scegliendo il cast con molta cura. Spiccano le prove della Scott Thomas e sopratutto del grande Woody Harrelson. Ritmo non ineccepibile ma nel complesso un buon film.
Schrader ci mostra la vita di un uomo apparentemente in pace con sé stesso che deve lottare con una società che forse in realtà non fa per lui, interpretato dal buon Harrelson, il quale alcune volte è un po' troppo sopra le righe. Nel complesso il film non è costruito male, ma si perde in alcuni punti che non riescono a farci percepire l'atmosfera thrilling di cui c'è bisogno per creare tensione. La regia è molto buona e presenta diversi spunti interessanti, così come la colonna sonora. Buone anche le scenografie e i costumi.
Di non semplice inquadramento. In apparenza si tratta di un rimescolamento contemporaneo di American gigolò, un intrigo che a partire da un oscuro fatto di sangue si espande a macchia d'olio negli strati dell'alta borghesia newyorchese. Più nel concreto, invece, è un film che rappresenta la sostanziale incomunicabilità fra individui e il peso di un'eredità, quella paterna, che schiaccia sino all'isolamento estremo un protagonista per cui l'accettazione altrui è tutto (sopra le righe, non sempre nella sua accezione positiva, la prova di Harrelson). Non imprescindibile, ma guardabile.
Si pone già filmograficamente nella cruna tra l'inferno (artistico) di Dominion e la Resurrezione (di Adam), questa eccentrica versione anni 2000 di American gigolò, con Carter/Harrelson (in una interpretazione complessa ma di ragguardevole intensità), peripatetico condannato atavicamente a un cicisbeismo terrificantemente ghettizzante, all'interno di un meccanismo sociale spietato e razzista che sommerge, calpesta e non riconosce alcun codice etico. Convincente anche la messinscena, stilizzata senza calligrafismo, di un'opera scamiciata ma di rinnovato vigore autoriale.
MEMORABILE: Le rughe di Lauren Bacall; Il lungo inseguimento a Carter; Ned Beatty nel suo ufficio in casa; Il rapporto tra Carter e il suo compagno (Bleibtreu).
Ned Beatty HA RECITATO ANCHE IN...
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HomevideoRocchiola • 14/04/17 11:09 Call center Davinotti - 1238 interventi
Film che non è stato distribuito nelle nostre sale cinematografiche, anche in home video arriva solo ora a quasi 10 anni di distanza dall'uscita originaria. Distribuito dalla 01 solo in DVD (niente bluray), il film presenta un ottima definizione ed è privo d'imperfezioni, inoltre vanta una fotografia abbastanza colorita rispetto agli standard attuali sempre più scuri ed incolori.