Siamo a Mantova, nel 1600. Il protagonista Giovan Battista Andreini è stato un drammaturgo realmente esistito. Il film ricostruisce la vicenda della messa in scena dell'opera che gli fornisce oltretutto il titolo. Il comparto tecnico è più che buono, distinguendosi dalla coeva fiction in costume. La sostanza è invece molto teorica, il ruolo dell'immagine cerebrale, storicamente attendibile (Kircher e la Lanterna Magica), ma poco passionale (alla faccia della forte componente erotica) ed ai limiti del didascalico. Molto bravi gli attori.
È raffinato in tutti i sensi questo film che ci porta dentro l’officina drammaturgica di Giovan Battista Andreini, con la bella (e ardita) ricostruzione del teatro inizi 600 e l’uso prezioso di grandi monumenti a cominciare dalla sala di Sabbioneta. Non solo: la celebre commedia è ricondotta in una biografia complessa e stuzzicante, dove risalta una vibrante vena lesbica (ed erotica tout court). Non solo: il tutto diventa occasione per una meditazione sul ruolo dell’arte, fino a lambire, in un suggestivo finale, la nascita del pre-cinema.
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