24 hour party people - Film (2002)

24 hour party people

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Non è la storia di Tony Wilson, come ci spiega egli stesso (o meglio Steve Coogan nei suoi panni), ma la storia della musica passata attraverso la sua etichetta (la Factory Records), il suo club esclusivo (La Haçienda) e soprattutto la città in cui operava, Manchester. Quindi dai suoi esordi come giornalista musicale, promotore e conduttore della trasmissione "So It Goes" (dove debuttarono i Sex Pistols) seguiamo quel che accadde all'interno di quella precisa scena musicale a partire dal punk, esploso alla fine dei Settanta. Non siamo però in un documentario quanto piuttosto in un bizzarro mix che unisce brevi performance reali di molte star del tempo (Pistols, Siouxsie and the Banshees) a immagini...Leggi tutto che riproducono la medesima atmosfera lavorando sulla fotografia con filtri che sposino al meglio materiale proveniente da fonti anche molto diverse. La curiosa operazione comincia già dal primo concerto dei Sex Pistols cui Wilson assiste: non era facile far credere con un gioco di campi e controcampi che il giornalista interpretato da Coogan fosse davvero lì e infatti il trucco si scopre subito; d'altra parte non è questo a cui Winterbottom punta; più importante è immergere il film nella musica del tempo lasciando che il protagonista lo percorra facendo da filo conduttore. Al centro della scena c'è lui, in prima persona o come narratore fuori campo, che con tono fin troppo flemmatico spiega come col tempo siano mutate le condizioni di lavoro, come sia evoluto il successo di un gruppo come i Joy Division (quelli di "Love's Will Tear Us Apart") provando a descrivere in breve la personalità del loro leader Ian Curtis che, morto suicida nel 1980, permise la nascita dei New Order (quelli di "Blue Monday"), altro gruppo importante legato alla Factory di Wilson. Con toni talvolta surreali, altre volte demenziali (c'è persino l'entrata in scena di un disco volante) regolarmente smorzati dalla placidità di uno Steve Coogan bravo ma forse eccessivamente misurato, visto il tema, il film scorre senza lasciare molto il segno, nonostante il valore delle band menzionate. Si passa da un party all'altro (ma rigorosamente nei club dove suonano i diversi gruppi) in un turbinio di suoni e colori, con interventi di grafica che evidenziano l'attenzione alla forma mentre si trascura la parte relativa alla sceneggiatura ricadendo nella banalità del tipico prodotto appartenente al filone da docufiction a tema musicale. A tratti coinvolge, sa stupire per l'originalità delle singole trovate, ma nel complesso si adagia in una descrizione di maniera che non fa gridare al miracolo e con un Coogan che spesso parla e guarda in macchina nel tentativo di confondere quanto più possibile realtà e fiction alternando autentiche testimonianze a scherzose bugie.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 23/08/10 DAL BENEMERITO RUBER POI DAVINOTTATO IL GIORNO 10/07/19
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Ruber 23/08/10 15:49 - 703 commenti

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Operazione riuscitissima di proporre la storia della Factory Records e degli artisti che ne fecero parte in un film tra il musicale e il genere biografico; tutti gli attori/artisti danno il meglio riproponendo alla grande l'epoca degli anni 80 con la musica rock; bella anche la sceneggiatura che mette al centro del film il mitico club "The Hacienda". Spettacolari le musiche e i mille particolari curati nei dettagli, regia di alto livello che accentua in modo divino i concerti!

Mdmaster 5/04/11 09:31 - 802 commenti

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Sorta di curioso esperimento tra documentario e biografico, sorretto dal bravo Coogan che ci accompagna nella nascita del post punk e della scena di Manchester. La galleria di personaggi è oltremodo negativa (a partire dallo pseudo-intellettualista Tony Wilson) e ciò conferma il realismo della ricostruzione, smitizzando anche la nera figura di Ian Curtis. Regia vispa, gran colonna sonora per una fedele ricostruzione dell'ultimo importante periodo musicale della storia. Intrigante.
MEMORABILE: Wilson becca la moglie nei bagni con Howard Devoto, se ne va schifato e incontra subito il vero Devoto che nega tutta la faccenda.

Homesick 10/07/11 10:24 - 5737 commenti

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Non ha la serietà e il rigore del documentario: tutt’altro. Il tono con cui Michael Winterbottom rievoca la storia della scena musicale di Manchester e la parabola della Factory Records con i suoi campioni degli anni Settanta (Joy Division, Durutti Column) e Novanta (Happy Mondays) è demenziale e allucinato – anche molti degli attori sono ben poco somiglianti ai personaggi originali – sebbene collezionando minutaglia e sbirciando dietro le quinte restituisca una sintesi smaliziata, arguta e credibile dell’avventura di Tony Wilson. La colonna sonora include spezzoni live d’epoca.
MEMORABILE: Il cameo di Howard Devoto nei panni dell’addetto alle pulizie; La registrazione di “She’s lost control”, con Morris che suona la batteria sul tetto.

Ziovania 14/01/14 14:19 - 337 commenti

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E’ come prendere un taxi. Tony Wilson, l’autista, ci scarrozza per Manchester e con humour molto british racconta un po’ di sé, della città e molto della scena musicale qui nata a metà dei ’70. Lo stesso Wilson che del punk rock è stato uno dei principali artefici! Questa è forse l’unica stonatura di un film brillante, visualmente (e giustamente) costantemente sopra le righe, ricco di musica e performance per la gioia dei teenager di ieri e di oggi. Indeciso però su quale strada seguire (se cioè docurock o biopic), finisce per non scegliere.

Paulaster 7/06/17 10:01 - 4419 commenti

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Sorta di docufilm sulla scena musicale di Manchester tra gli anni 80 e 90. Il racconto degli artisti (privilegiando Joy Division e Happy Mondays) è interessante per la descrizione ambientale e la regìa in stile sporco è un valore aggiunto. Meno incisivo il ruolo di Coogan: autoreferenziale e con qualche parlata in mdp di troppo quando bastava la voce fuori campo. Una scena musicale meno conosciuta ai più e un film utile per riviverne le gesta.
MEMORABILE: Il primo concerto dei Sex Pistols.

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