Chen il pugno che uccide - Film (1980)

Sorta di remake Sud-Africano de I tre dell'operazione drago. Si tratta di un prodotto mediocre (davvero ridicolo il tentativo di costruire titoli di testa simili a quelli creati da Maurice Binder per i primi film della serie James Bond 007: il risultato è di rendere quasi illeggibili i main-titles!). Fa parte di un dittico che comprende anche il fantascientifico "Kung-fu Killers" (Kill and Kill Again, 1978) del medesimo regista, uscito da noi tardivamente soltanto in vhs per l'etichetta DB.

Ignobile e ridicolo trashone che sembra una parodia di film. Le scene di arti marziali, tra l'altro niente di speciale, sono seppellite nell'assurdità della trama e sopratutto dall'interpretazione scadente degli attori, che mi risultano essere per la maggior parte non professionisti. Da vedere solo per farsi delle grasse risate. Probabilmente tra i film più brutti mai prodotti.

Baracconata tra arti marziali e nazismo d'accatto con ridicolaggini e assurdità diffuse. Alcune prodezze sono divertenti e credibili, altre sono palesemente malriuscite o suonano false. La trama è risibile e la sceneggiatura inesistente, il comico involontario abbonda e di regia è meglio non parlarne per non sparare sulla Croce Rossa. C'è pure un nano e nello sconclusionato e idiota finale appare un personaggio che interpreta (si fa per dire) Hitler.

Se l'ex generale nazista che organizza la sfida per riconquistare il suo onore ha del ridicolo, non altrettanto si può dire per le scene dei combattimenti, che vedono utilizzare diversi stili comprese anche spettacolari acrobazie. I veri aghi della bilancia sono però il nano (fedele servitore fino a un certo punto) e la ragazza, più volte utilizzata come tallone d'Achille del protagonista. Delude molto il gorilla del generale (che lo è di nome e di sembianze), mentre il suo rivale giapponese si fa apprezzare in quanto più calmo e meno ossessionato.

Invero nemmeno così brutto come viene spesso dipinto, questo film sudafricano di arti marziali nel tipico stile '70s (è uscito in patria nel 1976 ma solo nel 1980 negli Usa). Ryan è un discreto imitatore di Bruce Lee, Coombes gigioneggia in divisa nazista e il nano DuPlessis è un curioso diversivo, regalando anche qualche sequenza ironica a metà film. Non male le coreografie di lotta e l'ambientazione desertica; la trama sembra anticipare Senza esclusione di colpi e affini (Bloodfist, Shootfighter), pur se con molto meno sangue. Si fa vedere.

Farcitura sovrana d'ogni palinsesto notturno regionale, turabuchi ad interim fra una teleofferta e lo spot di una ventosa stira-cofani. Un film picchiaduro di marca afrikaaner girato nel deserto del Namib durante l'era Apartheid. In scena, un folle barone pruSSiano scampato a Norimberga che instrada dispoticamente i suoi rissosi legionari al cammino neokaratekumenale, applicando loro la stessa politica di stato isolazionista e segregazionista. L'inusualità di equipe attoriale, filming locations e tecniche marziali inscenate salva la pellicola dal rischio "indifferenziata".