Un altr'anno e poi cresco - Film (2001)

Da evitare assolutamente: sono già troppi i cinque minuti che gli si possono dedicare; pessima sceneggiatura, anzi direi assente, per non parlare dei dialoghi completamente scontati e poveri di contenuti. Regia di un principiante (e lo si vede!). Non si salva nulla, in questa parodia di fobie e paure dove tre storie tentano di raccontarci le paure dei giovani d'oggi; anzi, le paure le fanno venire loro a guardarli; si salva solo un po' la Cortellesi nella sua prima da attrice.

Non stupisce che dal 2001 di Federico Di Cicilia si siano perse le tracce: il suo esordio come regista (ma nel film recita anche) è da dimenticare: attraverso le tre storie raccontate l'autore ha la pretesa di compiere un ritratto generazionale, ma la sceneggiatura è scritta con i piedi, la regia davvero dilettantesca e gli attori non se la cavano meglio con la lodevole eccezione della Cortellesi quasi al debutto.

Diretto con stile televisivo, è una poco riuscita rappresentazione di alcune esistenze che si trovano in un limbo sia che si tratti di un professore vedovo sia nel caso di due coppie di giovani. L'episodio dell'infermiere bambino si connota per un uso didascalico del monologo interiore e per una miserella storia d'amore che non riescono a raccontare, come si sarebbe voluto, la condizione del protagonista. Stessi difetti, oltre che un'inconsistenza generale, per la storia della coppia Mainetti/Cortellesi. Barlumi di tenerezza si trovano solo nella performance di Novelli.