Serbis - Film (2008)

Un cinema porno gestito da una famiglia ai margini della società in una pellicola dove il degrado la fa da padrone e il sesso da condimento. Le vicende della famiglia piegata in due dalla povertà e dalle difficoltà, che in passato possedeva tre cinema ma che ora si è ridotta a gestirne solo uno frequentato da gay e transessuali, ottimamente rappresentate in questo film a tratti scabroso, comunque "sporco", dove non vengono risparmiate allo spettatore fellatio e miserie umane. Convincente nel suo degrado.

Una giornata in un cinema porno (di nome Family!), sporco e squallido, gestito da una famiglia e dai suoi lavoranti. Un microcosmo dove si avvicendano amori e litigi, sesso (esplicito) e sofferenze. La cinepresa segue freneticamente i personaggi nel labirintico e degradato edificio: è proprio questo senso di vastità e claustrofobia (l'esterno entra soltanto con un costante rumore di fondo) a dare assolutezza alla storia e alle storie, duplicate nelle ombre scure che si dimenano dentro la sala in cerca di sesso. Poeticamente neorealista.

Una famiglia gestisce un cinema pornografico offrendo alla clientela la possibilità di usufruire di giovani ragazzi durante la visione. Brillante Mendoza ci racconta una delle tante realtà che sembrano non poter essere rappresentate se non attraverso immagini volgari, in maniera assolutamente naturale. La giornata descritta è densa di avvenimenti, ma l'impressione è che tutto scorra lentamente. La famiglia è tutta lì dentro e deve condividere il lerciume che gli permette di tirare avanti. In tutto questo però c'è davvero tanta dignità.

Il neo-neorealismo e la morte di un/del cinema intenti a farsi vicendevole autoritratto, in una gara a chi meglio caricaturizza o dipinge dal vero, o a chi appanna meglio l'altro. Mendoza lascia che i due si illuminino ottenebrino inquinino fortifichino a vicenda in una curva il più possibile malefica squallida materica lurida del reale. A non godere neanche un po' tra i due contendenti è lo spettatore, preso in mezzo a un fuoco amico di dialettiche negative che ne disarticola funzione e voglia. Poi arriva il capro della Tragedia a metter fine a tutto, e dovremmo applaudire, giusto?!