Greenaway con il suo talento e con la sua forza visiva inscena un'opera contraddittoria ed incestuosa ma affascinante. Alla morte della consorte un ricco uomo d'affari entra in crisi; il figlio, pur di tirarlo su, prima gli si offre sessualmente, in seguito realizza un vero e proprio bordello cercando di soddisfare tutte le fantasie sessuali del padre. Visivamente magnifico, ma non per tutti i gusti.
Dialoghi ossessivi, rifiuto del banale, humour nichilista e erotismo intellettualizzato. Greenaway batte sempre quei tasti, a volte trovando risultati sublimi, più spesso la noia. Qui siamo nella seconda categoria: ci sono spunti interessanti ma vengono affogati in troppe parole (che penalizzano l'asse del racconto, il rapporto tra padre e figlio), disquisizioni sul pisello e situazioni fintamente morbose. E la Collette colpevolmente poco sfruttata. Fellini era un bel vedere, questa roba al confronto cigola e anche il doppiaggio non aiuta.
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Il regista ha voluto omaggiare il celebre film di Federico Fellini otto e mezzo, girato nei primi anni 60, con particolare riferimento alle fantasie maschili, legate ad una scena con Marcello Mastroianni.