Verifica incerta - Corto (1965)

Opera premonitrice di decostruzione cinematografica di pellicole di genere. Campi con controcampi di film diversi, salti di fotogramma, proiezioni senza anamorfico, tutto nell'intento di decostruire la finzione hollywoodiana per ricavarne la verità celata. Gli accostamenti impazziti servono a Grifi (esasperando la logica di Godard e Guy Debord) per un j'accuse contro la società occidentale. Una visione estatica, certamente legata all'epoca ma con un coraggio che oggi sembra latitare.

Non è cinema, ovviamente. È un oggetto d'avanguardia per gallerie d'arte che vampirizza il cinema e allo stesso tempo lo vitalizza; quasi (voglio osare) ridonandogli verginità. È una lente d'ingrandimento (e/o deformante) e un caleidoscopio che torna a tutto vantaggio della settima arte. Non ci sono dubbi sul suo valore poetico (al di là del "fanatismo" di Enrico Ghezzi, che lo osanna) e storico, in un contesto di arte concettuale di ascendenza duchampiana (vedi alla voce "ready-made").

 Scopo di Grifi-Baruchello è rendere partecipi gli spettatori del montaggio, in genere del tutto ignorato. Se lingua del cinema è la realtà, l'edizione sarà la sintassi. Quindi chi domina tale retorica saprà manipolare, indirizzare, fregare. Lecita parafrasi di McLuhan: "Il mezzo è il montaggio". Pastiche di spezzoni di pellicole: questo film fu prima fonte, non l'unica, di Blob, soprattutto nell'attrazione alla cronaca (qui con la regina Elisabetta). Oggi siamo abituatissimi a tali "verifiche", quindi dopo tre minuti il gioco è scoperto. Ma nel '64 piacque e sgominò. Pedagogico.