Jabberwocky - Corto (1971)

Giusto la filastrocca nonsense con le parole inventate di Lewis Carroll poteva ispirare il visionario nonsense rétro di Svankmajer, che concepisce questo corto come una girandola ludica di pupazzi, vestiti, disegni, soldatini, frutta, cubi e altri giocattoli, all'insegna del più sfrenato gusto bizzarro. Sfrenato sì, ma con una sensazione precisa, quella che accosta il divertimento più infantile a un sordo "memento mori" che trasforma oggetti, parole e musica in un inquietante carosello del passato e della nostalgia.

Capolavoro. Può un lavoro di Svankmajer non essere ottimo a priori? Certo che no. Le cose da citare sono molte: le bambole che si cibano durante l'ora del tè di altre bambole più piccole, i vari mosaici, il gatto o la fine dei soldatini. Come al solito l'inquetudine di fondo regna sovrana.

Altro gradevole lavoro di J.S., che come sempre non pone freni alla sua vena creativa per realizzare simbolismi che, come al solito, purtroppo ho compreso poco (la divisa da marinaretto credo sia metafora dell'infanzia, che finisce quando tal divisa vien sostituita da un giaccone, età adultà). Tanto onirismo vagamente inquietante, grazie alle creazioni visive simpatiche e ai colori molto "dolci" (il rosa confetto regna) fortunatamente non m'ha indispettito troppo. Diciamo che in Jan ho finalmente trovato uno stile weird che riesce a piacermi!

Fantasmagoria giocattolosa in stop-motion che ha come nume tutelare poetico il non-sense di carrolliana memoria (il titolo è programmatico). Tecnica padroneggiata ad alti livelli (prodigi dell'analogico) ed espressività finissima, personale, a tratti aggressiva, quasi violenta; restituisce un mondo dell'infanzia stranissimo e ipnotico, del tutto destinato a una psiche adulta: il velo cade e il perturbante è svelato. Quasi un horror, almeno in certi passaggi.