Dark woods - La foresta misteriosa - Film (2003)

Sulle orme di “The Blair witch project” e dei reality (estremi) ecco una pellicola nordica dai risultati che si attestano sulla mediocrità. L’interesse non è del tutto assente e la mancanza di spiegazioni fino al fiacco finale (a quel punto sarebbe stato meglio, anche se per molti spettatori sarebbe risultato ben più irritante, non svelare nulla o lasciare tutto nel vago) riesce anche a intrigare. Manca però un vero ed intenso coinvolgimento. Non del tutto sbagliato.

Di sicuro effetto l'ambientazione boschiva e lacustre della selvaggia e fredda Norvegia. Decisamente meno d'impatto la narrazione, che consuma più di metà della durata complessiva lesinando i colpi di scena e facendo scivolare lo spettatore in uno stato di noia rassegnato. Poi qualche sussulto, alcune buone inquadrature che risvegliano l'attenzione ma culminano in un finale poco convincente.

Variante nordica dello sciagurato Blair Witch Project e del suo istantaneamente esausto filone, si appoggia su una tensione a corrente alternata e purtroppo non riesce a tener desta l'attenzione dello spettatore se non, random, per pochissimi minuti. Più che in un oscuro bosco di malefiche presenze sembra di trovarsi però a Crystal Lake e l'inconsistente finale non aiuta certo a chiudere la visione con un minimo di soddisfazione. Bruttino.

Discreto horror scandinavo, che parte sulla falsariga di The Blair witch project per poi dirigersi verso territori più affini allo slasher americano (campeggio con killer misterioso). Il film ha dalla sua un'atmosfera piuttosto ambigua e straniante ed è popolato da personaggi tratteggiati in modo abbastanza interessante; sangue ne scorre poco, tuttavia a tratti si registra qualche buon momento di tensione. Fotografia e confezione da low budget, finale un po' deludente. Si lascia vedere, anche se il sonnacchioso ritmo scandinavo non aiuta.

Noioso low budget scandinavo, che prende il peggio del genere a cominciare dall'impossibile incipit con protagonisti isolati per (in)reali(ty) motivazioni. Gli attori se la cavano benino, in particolare Bjørn Floberg avvantaggiato da certo physique du rôle. Ma di tensione poca cosa, di estremismi visivi ancora meno e di linearità e logica narrativa nemmeno a parlarne. Che poi quando arriva la spiegazione finale quasi si rimane basiti, insoddisfatti non solo dal monotono metraggio ma dalla disattesa di una conclusione che pareva promettente...

Descritto come risposta norvegese al primo Blair, risulta una cocente delusione. Primo: collegamenti con il film sulla strega americana non ce ne sono. Secondo e più importante: l'intera pellicola è zeppa di difetti che lasciano un senso di noia per il 99% della durata. Sì, le foreste norvegesi sono belle e inquietanti come location, ma non basta. La storia non si riesce a capire dove voglia andare a parare e i personaggi sembrano cambiare senza motivo e senza logica.

Un tizio della tv organizza un survival-reality in una foresta. Film norvegese piuttosto sotto la media scandinava. Atmosfera e ambientazione non male ma la confezione (che ammicca al mockumentary senza esserlo) è piuttosto grezza, con fotografia e montaggio mediocri. Se aggiungiamo una sceneggiatura inflazionata e tediosa in cui inizia a succedere qualcosa negli ultimi dieci minuti e una spiegazione finale che sembra giustapposta, il risultato è un film bruttino ed evitabile.

Un produttore tv convince quattro suoi dipendenti a partecipare una impresa che a suo dire  li dovrebbe rendere degli eroi, ossia una vacanza di qualche giorno in una zona boschiva senza cellulare, sigarette ed altri confort... La nazionalità del film non deve alimentare pie illusioni: anche se sono norvegesi, questi 5 tizi si comportano in maniera insensata come fossero teen di un qualsiasi horror USA. La regia poco grintosa, lo scarso ritmo e la modestia delle interpretazioni annullano quasi del tutto la suggestione della foresta nordica e l'epilogo lascia basiti per quanto moscio.