Frocio di coccio - Corto (2007)

Saro un bel giorno decide di confessare al padre la sua omosessualità; quest'ultimo non la prende bene e Saro è costretto ad abbandonare il tetto famigliare. Varie peregrinazioni lo porteranno dritto dritto nella "gay-house" più in voga del momento, ove non latitano capatine di politici e di altri personaggi scomodi, tra cui l'artista Frocio (si noti la "f" maiuscola) del titolo. Pur rischiando di dissacrare oltremodo il mondo omosessuale, questo corto risulta essere uno squisito coacervo di trovate "fisiche", suscitanti gran dosi d'ilarità.

Il corto è imperniato umoristicamente sul significato del titolo: una scultura ceramica (coccio) dell'artista Cesare Frocio (come dire: Michelangelo di marmo o Cellini di bronzo). Ma ovviamente anche gli altri significati non sono casuali, visto che il tutto è ambientato tra gay e travestiti. A parte le battute e situazioni più facilone e scontate, funziona bene l'impianto della storia su un'atmosfera ironicamente noir che si intreccia con una strana inventiva goliardica punteggiata di alcune idee carine qua e là. Si può vedere.

Simpatica storiella che assembla elementi classici (il rifiuto del diverso) con elementi di (futura) attualità ovvero i politici colti in frequentazioni imbarazzanti. Il tono è scanzonato ma pende più sul triviale che sull'elegante, più sullo scontato che sull'originale. I pezzi migliori le variazioni sonore della canzone "Tomorrow" (anche in chiave leoniana) e l'attivismo del commissario.