Il profeta - Film (2009)

Il profeta
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Titolo originale: Un prophète
Anno: 2009
Genere: drammatico (colore)
Note: Aka "Un profeta".
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TITOLO INSERITO IL GIORNO 17/03/10 DAL BENEMERITO JANDILEIDA
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Didda23 22/10/10 20:42 - 2426 commenti

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Film non molto originale, ma davvero godibile, soprattutto se visto in lingua originale. Il personaggio di Malik è davvero interessante: dotato di una buona dose di carisma e capacità di adattamento (dovuta al fatto di essere arabo-francese) riuscirà a riemergere dagli inferi della prigione, ma a caro prezzo. Lo stile è molto realistico, curato. La sceneggiatura è gradevole, essenziale, onesta. Il risultato finale è tutto sommato buono.

Jandileida 17/03/10 20:15 - 1565 commenti

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Veramente un bel film il quinto lungometraggio del francese Audiard (guistamente trionfatore ai César). Tra corsi (fantastico sentire parlare questa piccola lingua), arabi, amici, nemici e attività losche, il giovane Malik (un bravissimo Tahar Rahim) compirà la sua iniziazione criminale all'interno di un carcere dove era entrato da sbarbatello analfabeta. Secca e asciutta la regia, a tratti dal taglio documentaristico, che rende ancora più reale questo dramma carcerario duro, vero e che non nasconde nulla.

Galbo 29/03/10 05:50 - 12393 commenti

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Un buon fim di ambientazione (prevalentemente) carceraria. Lo spunto non è sicuramente originale ma sono degni di nota il realismo con cui viene rappresentata la vita dietro le sbarre e la veridicità dell'ambientazione. La regia predilige un racconto scarno e quasi di impostazione documentaristica che connota il film positivamente. Ottima la prova degli attori.

Rebis 31/03/10 16:12 - 2337 commenti

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Internare l'esterno, esternare l'interiorità. Il carcere non già come luogo di alienazione, ma come cellula strutturale, preambolo, svezzamento alla logica licantropica dell'umano; il carcere come apprendistato, iniziazione per sondare i roventi fondali dell'esistenza e dominarli. Così Malik, Leviatano novello, padroneggia l'abisso: con una preveggenza che è solo esattezza intuitiva, comprensione profonda dell'esistere. Un cinema robusto, spavaldo, che entra di petto nei recessi malavitosi e manipola il sordido senza pregiudizi, elevandolo al rango di esemplarismo etico. Impetuoso.
MEMORABILE: L'omicidio e il suo residuato psichico; la corsa dei cerbiatti in sogno; il massacro assordante...

Puppigallo 9/05/10 01:02 - 5275 commenti

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Evidentemente, quando si entra in carcere, oltre agli effetti personali bisogna lasciare anche la coscienza. Questo è ciò che si evince da una simile pellicola. E quando la coscienza riesci a portartela dentro di nascosto, ci pensa qualcun'altro a strappartela a forza, precipitandoti in un gorgo dove, se ti va bene, diventi peggiore di chi ti sta attorno; e se ti va male, un cadavere. E' la storia del protagonista, che riesce a fare di necessità virtù, spazzando via quasi tutta l'umanità che aveva, a parte qualche rigurgito con l'amico fraterno e la sua famiglia (il bambino). Notevole.
MEMORABILE: La fine del poveretto che doveva testimoniare (il ricordo non abbandonerà il protagonista); La figura di Cèsar Luciani (boss carcerario).

Capannelle 21/05/10 10:56 - 4411 commenti

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Bastano i primi 30 minuti ad accompagnare lo spettatore dietro le sbarre con spietato realismo. Poi l'attenzione si sposta sull'evoluzione di Malik e lo fa componendo con lucidità i tasselli di un risiko carcerario multietnico (con gruppi specchio della società) e multispazio (dentro o fuori, che differenza fa?). Ottimo lavoro registico, portato avanti senza concessioni alle scene madri tipiche del genere e scegliendo attori che non fanno una piega. In tutti i sensi.

Pau 7/07/10 09:44 - 125 commenti

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Tra dramma carcerario e romanzo di formazione, la cruda parabola di Malik, delinquentello d'origine araba capace di reinventarsi boss durante il carcere (da autentico self made man), colpisce lo spettatore perché unisce felicemente l'efficacia di una narrazione quasi classica ad una regia lucida, spigliata, mai banale benchè (o forse soprattutto perché) priva di fronzoli. La critica sociale non è mai spiattellata con tono didascalico, ma emerge con forza dal racconto. La sardonica sequenza finale chiude degnamente una vicenda narrata con vigore.
MEMORABILE: La sequenza del primo omicidio di Malik, in bilico tra la possibilità di una tenerezza solo accennata e l'ineluttabile esplodere della violenza.

Andykap 6/10/10 17:19 - 37 commenti

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Un bel film, meglio se visto in originale per non perdere il mix linguistico (corso-francese-arabo). Soggetto non certo nuovo (la prigione come luogo di formazione…alla rovescia), ma qui condotto senza sbandamenti retorici o moralisti. Malik è un poveraccio, ma ha qualità: è intelligente, volonteroso e ambizioso. E queste abilità fatalmente trovano in prigione un terreno fertile. L’unico prezzo da pagare ad un cinismo strettamente funzionale alla presa di coscienza di sé (e del potere) è il fantasma del primo omicidio (efferato). Bel sonoro.

Burattino 8/10/10 01:07 - 101 commenti

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Un film molto ben confezionato, seppur ingannevole nello spostare l'obiettivo sulla declinazione di profetismo che cerca di avvicinarsi all'interpretazione che na dà Herbert in Dune, ma con minor efficacia. Personaggi molto ben congegnati, un film con un ottimo ritmo che anche se non vince la sfida dell'innovazione resta uno dei migliori del 2009.

Macguffin 13/12/10 21:37 - 124 commenti

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Un soggetto piuttosto convenzionale viene reso in maniera efficace grazie a una regia asciutta e al realismo della messa in scena. Nella prima parte funziona tutto molto bene, poi, a mio avviso, il film si sfilaccia e mette un po’ troppa carne al fuoco; forse qualche minuto di durata in meno poteva giovare alla compattezza dell’insieme. Il livello rimane comunque sempre alto e la sequenza finale è davvero degna di nota.

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Daniela 26/12/10 10:40 - 12662 commenti

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Il diciottenne Malik, condannato a 6 anni per aggressione ad un poliziotto, imparerà ben presto sulla sua pelle le regole del gioco e, adottando un basso profilo, riuscirà ad utilizzarle a suo vantaggio. Romanzo di formazione criminale di implacabile realismo (l'unica presenza "aliena" ha una sua precisa ragion d'essere narrativa) che non sfugge agli stereotipi del filone carcerario, ma li usa per raccontare altro, in modo tale che la prigione diventa microcosmo rappresentativo della società intera che la circonda. Bello e duro, senza fronzoli
MEMORABILE: Il primo omicidio che è anche una prova di iniziazione: effettuato in modo "artigianale", atroce

Saintgifts 2/01/11 23:35 - 4098 commenti

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In carcere e nella vita vincono l'intelligenza e il coraggio. A maggior ragione in carcere dove, se si sbaglia, probabilmente non c'è una seconda chance. Il film inizia in modo convenzionale in carcere, un microcosmo dove tutti, carcerieri compresi, cercano di sopravvivere ricavando qualcosa. Il protagonista è molto giovane, analfabeta ma sveglio e "profeta". Regia concisa ed efficace, pochi buchi, tensione ben creata, ambiente e personaggi costruiti con realismo. Una riflessione: il carcere convenzionale, così com'è, non serve.
MEMORABILE: La cognata di Malik aspetta Malik all'uscita dal carcere: fa freddo e Malik: "Sì, non è un buon giorno per uscire".

Ale nkf 14/02/11 13:39 - 802 commenti

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Notevole film che denuncia la malavita nelle carceri. La pellicola è confezionata molto bene (il protagonista Malik, un diciottenne condannato a sei anni di carcere, è ben caratterizzato) ed è ricca di eventi simbolici (Malik che sogna il testimone che ha ucciso avvolto dalle fiamme). La regia è efficace e riesce a creare una buona suspance.

Giùan 17/05/11 15:35 - 4559 commenti

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Mescolando bildungsroman e racconto carcerario, Audiard tratteggia magistralmente la storia del "cucciolo" Malik (il perfettamente atono Tahar Rahim) che entra indifeso e solo nell'inferno della vita e, forte della sua sola istintiva intelligenza di sopravvivenza, impara a camminare cinicamente sulle proprie gambe, uccide il padre (indimenticabile il sempiterno ghigno di Arestrup) e si "scopre" nato con le profetiche stimmate del comando. Da leggere anche in prospettiva sociologica: la capacità d'adattamento dei nuovi immigrati. Straordinario.
MEMORABILE: L'assasinio del testimone da parte di Malik: iniziazione profeticamente intrisa di sangue.

Nando 9/10/11 15:27 - 3814 commenti

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La dura vita carceraria di un giovane condannato a 6 anni. Uno spaccato freddo e refrattario realizzato con valido mestiere in cui la violenza e l'assoluta mancanza di etica regnano sovrane. Il taglio, sovente, appare semidocumentaristico ma mantiene costante l'efficacia. Bravi gli interpreti a cominciare dal protagonista.

Gestarsh99 31/01/12 23:30 - 1395 commenti

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Ciò che nella forma appare come "semplice" cinema carcerario si rivela nella sostanza una silenziosissima e implacabile mini-epopea criminosa sotto il segno dell'umiltà metodologica: uno schiaffo di Anagni senza appello al mito depalmiano di Scarface. Anche Malik ha le sue cicatrici, un passato sconosciuto e la voglia di sovvertire le gerarchie, ma a differenza di Tony Montana ha un dono in più straordinario: la lungimiranza. Un "guardare oltre" e procedere per gradi realistici, lontano da clangori sfarzosi e protagonistici, proprio come il savio "est modus in rebus" sussurra da sempre.
MEMORABILE: L'ineccepibile "screwjob" coi controfiocchi servito in ultima battuta da Malik al boss corso Luciani.

Piero68 20/02/12 09:34 - 2957 commenti

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C'è poco da fare: quando i francesi ci si mettono davvero, sono capaci di confezionare piccole perle come questa. Prison-movie di un realismo impressionante e coinvolgente. Ottima la sceneggiatura e la regia che pretendono un film esseziale, diretto e senza fronzoli. Ma è anche la prestazione del cast che fa grande questo film. Su tutti ovviamente il protagonista Tahar Rahim. Ma anche tutti gli altri (come il boss corso) sono assolutamente credibili e calati nella parte. Ottima anche la colonna sonora.

Cangaceiro 3/04/12 18:58 - 982 commenti

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Inizio da carcerario vecchio stampo, con i luoghi comuni del caso messi in fila in modo tosto, efficace. Dall'omicidio su commissione si prende un'altra (e brutta) piega tra un bailamme di doppi giochi, scene allucinogene, citazioni coraniche e una sfilza di personaggi insignificanti come pupetti del subbuteo. Il protagonista sta un po' qua e un po' là, come meglio gli fa comodo, per questo non smuove la minima empatia come il suo "padrino", tra i più squallidi mai visti al cinema. Dedicato per lo più a un pubblico arabo perché il focus volge al medioriente.
MEMORABILE: Il già menzionato omicidio da "dentro o fuori"; terribili quei minuti con la lama in bocca...

Cloack 77 8/05/12 10:58 - 547 commenti

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Audiard segue l'evoluzione, la progressiva "costruzione" del protagonista, restandogli a fianco, incollato, evitando di diventare il cantore di questo personaggio. Un personaggio, un protagonista che non "emerge" e non si erge rispettto al "collettivo"; anzi, diviene il cuore del film per mezzo di una sceneggiatura ad altezza di "carcere". Un cast perfetto, adeguato, adatto, necessario. Altrettanto efficace e fondamentale la regia. Un semi capolavoro.

Cotola 28/08/12 21:49 - 9044 commenti

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Conferma e consacrazione del grandissimo talento di Audiard. All'inizio sembra il solito film carcerario ma ben presto imbocca sentieri differenti. Audiard si conferma bravissimo nello scrivere storie ricche, complesse e coinvolgenti e nel tratteggiare dei personaggi (dai più ai meno importanti) sempre interessanti. Ma ciò che più colpisce è, come in altri suoi lavori, la progressione drammaturgica del narrato e quella psicologica dei personaggi che è ancora una volta molto verosimile. Dolente, spietato e bellissimo. Da vedere in originale per apprezzare il corso. Chapeau.

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Mickes2 8/10/12 08:42 - 1670 commenti

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Epopea esistenziale di un microcosmo; fulgida rappresentazione di un’ascesa nel mondo del crimine. Il magma di lingue si districa tra le azioni e i pensieri in una gestione corale e funambolica intrecciata a mo’ di ragnatela psicologica dove cane mangia cane e solo il più intelligente prevale. Formazione che pone le sue basi nell’umiltà, nell’attenzione alle possibili conseguenze, più che al gesto momentaneo. Poderoso l’apporto registico che documenta il reale intensificando lo sguardo tra gli anfratti onirici e coscienziosi dell’uomo, di una società.
MEMORABILE: Il primo omicidio.

Pigro 20/10/12 09:26 - 9666 commenti

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Formidabile film carcerario di 2 ore e mezzo (che volano via), imperniato su un eroe fragile e scaltro (un eccellente Rahim), tra crudo realismo e lampi visionari. Non è solo la lotta per la sopravvivenza dentro un carcere, tra il clan dei corsi e quello degli arabi, ma una storia di formazione (criminale) che trasforma lo sprovveduto e spaurito ragazzo entrato nel carcere-mondo in un uomo capace di vincere le avversità, giocando sporco, in linea con le regole di quel mare di trabocchetti che, come l’eroe delle fiabe di Propp, deve attraversare.

Fabbiu 10/10/13 11:18 - 2145 commenti

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Il carcere sistema di rieducazione dei condannati: questa è la storia di Malik, entrato appena maggiorenne e uscito sei anni dopo come una persona completamente diversa. Non un soggetto nuovo, ma piu che altro una commistione tra l'ambientazione carceraria e quella malavitosa in una trama nemmeno più di tanto innovativa ma dove il protagonista Rahim si muove molto bene, dando il giusto carisma al suo personaggio. Qualche cliché e narrativamente ogni tanto ci si perde in lungaggini, ma niente di grave.

Bizzu 31/03/14 01:03 - 217 commenti

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Storia di apprendistato criminale tutt'altro che inedita ma rappresentata con grande maestria, tanto che la durata del film, che sembrerebbe eccessiva, si rivela funzionale alla riuscita della pellicola. Oltre a essere un bel crime movie eccelle pienamente anche dal punto di vista della narrazione del dramma umano, creando un curioso e meraviglioso ibrido cinematografico. Da evitare il doppiaggio in italiano che fa perdere la ricchezza linguistica e addirittura trasforma il Corso parlato dal boss in una specie di dialetto meridionale.
MEMORABILE: Molto belli i momenti "onirici"; Malik che si bagna i piedi in mare, la sparatoria nella macchina; Il periodo di isolamento.

Nicola81 21/06/15 20:54 - 2857 commenti

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Che il carcere sia un luogo in cui regnano soprusi e corruzione e dal quale è facile uscire peggiori rispetto a quando si è entrati, lo aveva già spiegato Damiani alla sua maniera. Questo film ha un approccio più realistico, ma dopo un avvio promettente si perde in una durata eccessiva (troppi 150 minuti!) e in una inevitabile ripetitività. Personaggi credibili ma poco carismatici. Interessante come documento, ma come film non mi ha eccessivamente coinvolto.
MEMORABILE: L'omicidio in carcere; La sparatoria in auto.

Herrkinski 14/12/15 06:55 - 8112 commenti

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L'epopea criminale di Malik (un bravo Rahim) inizia come un prison movie crudo e asciutto per poi spostarsi verso il crime-movie/noir nella seconda parte, intelligentemente giocata tra interni ed esterni; se lo script può a tratti sembrare già visto, è comunque scritto molto bene e intriga per l'intera durata (sostanziosa), grazie anche all'uso sapiente dell'elemento multilinguistico/razziale e a squarci onirici. Regia e comparto tecnico di alto livello per un lavoro sopraffino e coinvolgente, che riesce a rifuggere soluzioni scontate.

Noodles 7/04/19 17:48 - 2228 commenti

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Banale film carcerario che non aggiunge nulla al genere. L'inizio è promettente, la scena dell'omicidio su commissione è un pugno allo stomaco, tra le più efficaci mai girate. Poi però la storia si va a perdere tra mille rivoli difficili da seguire, pestaggi, urla e liti fini a se stesse e un'occhiata al mondo arabo. Anche la durata non gioca a favore della pellicola: troppe due ore e mezza per quello che il film ha da dire. Non male Tahar Rahim, anche se il personaggio non convince.

Paulaster 9/01/20 09:57 - 4419 commenti

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Ragazzo condannato a sei anni prende coscienza del carcere. Girato con senso del realismo, con cinepresa sempre addosso ai condannati (anche per via degli spazi angusti), sviluppa la maturazione del protagonista e gli intrecci per la sopravvivenza. Interessante per come mostra le dinamiche etniche tra i vari gruppi senza risparmiare azioni violente. Conclusione non amara come a dar adito a un séguito. Piccole scene immaginifiche che risultano inutili. Fotografia accentuata sui toni blu.
MEMORABILE: Il cerbiatto investito; La sparatoria in macchina; Lo sgozzamento.

Myvincent 15/03/20 08:10 - 3741 commenti

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L'iniziazione carceraria di un giovane senza arte né parte sarà una maniera dura per farlo sopravvivere e sviluppare lati del carattere ancora inesplorati. Diventerà per lui un'escalation di violenza. Un lungo racconto diviso in capitoli (che hanno il titolo dei vari personaggi che si susseguono) dallo stile asciutto, realista, penetrante, ci fa addentrare in un mondo che non è poi difficile immaginare. Finale apparentemente conclusivo.

Alex1988 16/08/20 19:13 - 728 commenti

I gusti di Alex1988

Gran premio della Giuria a Cannes 2009 per Jacques Audiard e il suo "Profeta" Malik, un semi-esordiente Tahar Rahim, qui nelle vesti di un neo-carcerato che dovrà scontare sei anni per aggressione durante i quali la sua ascesa criminale non avrà freni. Inizia come un film carcerario per finire come un crime-movie in cui però il suo autore cerca di mantenere una linea personale, senza renderlo forzatamente un polpettone "hollywoodiano". Interessante.
MEMORABILE: Il "battesimo" di sangue.

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Enzus79 24/01/22 22:35 - 2896 commenti

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Storia di natura carceraria. Ascesa di un giovane maghrebino che dopo sei anni di duro carcere diviene un potente boss. Film quasi perfetto, coinvolgente e con scene violente di discreto impatto visivo (si veda ad esempio il primo omicidio del protagonista). Non sorprende il fatto che abbia ricevuto un buon numero di premi. Regia efficace, ottima l'interpretazione di Tahar Rahim.

Bubobubo 11/08/21 14:25 - 1847 commenti

I gusti di Bubobubo

A Malik (Rahim), giovane analfabeta condannato a sei anni per aggressione a pubblico ufficiale, viene commissionata un'esecuzione dal capo dei corsi Luciani (Arestrup). È l'inizio di una carriera criminale che vedrà il giovane affrancarsi sempre più dal capobranco... Fluviale noir carcerario la cui accurata ricostruzione ambientale (guardie corrotte, lotte fra bande, conflittualità multietnica) è pari alla costruzione spiraliforme di una vicenda polifonica, ricca di colpi di scena e qui e lì venata di allucinato onirismo, come nell'ambiguo finale dal respiro quasi epico.
MEMORABILE: Il sanguinoso omicidio in carcere; Astuta macchinazione contro i corsi; Il finale.
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  • Discussione Buiomega71 • 17/04/12 19:18
    Consigliere - 25999 interventi
    Troppo lungo Rebis, dovrò spezzetarlo per forza...Ahimè...
  • Discussione Rebis • 17/04/12 19:20
    Compilatore d’emergenza - 4420 interventi
    Per me i film di Audiard sono un flusso, un'apnea: se ne esci mandi tutto all'aria.
  • Discussione Buiomega71 • 17/04/12 19:38
    Consigliere - 25999 interventi
    Bhè, questo è il suo primo che vedo (e l'unico che ho in videoteca), ma dovrò "mandare all'aria" l'apnea audiardiana, sorry...
  • Discussione Didda23 • 17/04/12 20:19
    Compilatore d’emergenza - 5797 interventi
    Buio ascolta Rebis.. Ti assicuro che volano via velocemente!
  • Discussione Jandileida • 17/04/12 23:43
    Addetto riparazione hardware - 431 interventi
    Sinceramente non mi ricordo più perché ho scritto terzo: probabilmente sono andato a memoria e all'epoca avevo visto solo quello con Cassel e il successivo con Duris oppure avevo controllato solo qui sul sito dove i primi due non sono stati ancora davinottati.

    Grazie a Buio per la correzione e scuse al resto dei davinottici per l'errore. Se puoi Zender scrivi quinto al posto di terzo.

    Ciao
  • Discussione Zender • 18/04/12 07:45
    Capo scrivano - 47787 interventi
    Sì, nessun problema: come consiglio generale mai fidarsi della memoria o del davinotti (che notoriamente non contiene tutti i film girati). Al limite molto meglio controllare su imdb.
  • Discussione Jandileida • 18/04/12 09:46
    Addetto riparazione hardware - 431 interventi
    Sì ma è strano perchè per l'inserimento ho usato IMDB. In generale faccio molta attenzione quando scrivo cose del genere e ricontrollo sempre. Boh!

    Ciao e grazie per la correzione
  • Discussione Didda23 • 30/08/12 18:53
    Compilatore d’emergenza - 5797 interventi
    Cotola, sono contento che pure tu consigli di vedere l'opera in originale.
    In questo caso è un consiglio che vale doppio: infatti alcuni dialoghi della gag araba nella versione italiana non vengono tradotti.
    Invece nel sottotitolato italiano i suddetti dialoghi vengono puntalmente tradotti.
    La stessa cosa mi era successa con la pellicola vincitrice a Venezia Lebanon.

    A proposito di Venezia, immagino per chi fai il tifo.. Io spero solo che il film di Paul Thomas Anderson possa soddisfare la mia lunga attesa (5 anni dal Petroliere).. Non vedo l'ora di gustare il ritno sulle scene del grandissimo Phoenix
    Ultima modifica: 30/08/12 18:54 da Didda23
  • Discussione Galbo • 30/08/12 20:26
    Consigliere massimo - 3990 interventi
    La versione originale attira molto anche me.
    Intanto sono molto curioso di vedere il suo prossimo film (in uscita da noi a Ottobre), Un sapore di ruggine e ossa.
  • Discussione Cotola • 31/08/12 10:42
    Consigliere avanzato - 3845 interventi
    @ Didda

    In questo caso vedere il film in originale è
    quasi un "obbligo". Se è vero che a volte i sub sono troppo riassuntivi e fanno perdere molte sfumature di significato, qui è vero il contrario. Oltre a perdersi la ricchezza linguistica del film, ci sarebbero anche cose
    difficilmente comprensibili a chi vede il film in italiano. Tra l'altro è una bella esperienza ascoltare il corso che è così simile alla lingua italiana.

    Circa il tifo veneziano, che dire? :)
    In ogni caso mi sembra che anche quest'anno ci sia l'imbarazzo della scelta. Un cartellone ricchissimo pieno di film, almeno sulla carta, decisamente interessanti. Malick, Kitano, Anderson, Assayas, De Palma,
    Bellocchio, Ki Duk, Gitai, Demme, Lee e tanti altri.