Si conoscevan fin da bambini, si sono sposati, si amano. Poi però, una notte, lei si fa una nuotata e raggiunta l'altra riva scompare tra le frasche. Rumori di lotta, grida... lui si tuffa, arriva di là, qualcuno lo colpisce in testa, buio. Otto anni dopo Alexandre (Cluzet) è solo: sua moglie Margot (Croze) è morta, scopriamo, ma lui non l'ha ancora dimenticata. Così, quando un giorno gli arriva via mail un video in cui si vede vicino alle scale mobili una donna che pare lei, comincia a pensare solo a quello, indagando e coinvolgendo nella cosa un'amica (Scott-Thomas). Nello stesso momento deve però rispondere alle domande della polizia, che riapre...Leggi tutto il caso di Margot e si convince che lui sappia più di quello che disse al tempo, visto che venne trovato svenuto sul pontile: chi l'aveva portato lì se lui ricorda solo di esser caduto in acqua in seguito a un colpo in testa? Tratto da un romanzo evidentemente molto complesso nel suo intreccio, il film di Canet fallisce nell'esporlo con la dovuta chiarezza, preferendo far lievitare artificialmente il clima di mistero attraverso l'introduzione di personaggi che non si sa chi siano e perché agiscano in un determinato modo; ci si chiede quanto a lungo dovremo osservarli senza che qualcuno ci spieghi cosa ci stiano a fare lì... Lentamente comunque i protagonisti cominciano ad assumere una loro funzione nella storia e lo sviluppo pare svilupparsi con coerenza. Il tutto collassa però nella seconda parte, dove l'accumularsi di nodi da sciogliere genera un caos di nomi, volti e disegni criminali disposti male sulla scacchiera anche per l'inserimento di fasi action che sarebbe stato più utile eliminare in favore di quella comprensibilità e linearità “hitchcockiane” che in film così si fa sempre valore aggiunto per la godibilità dell'insieme. Tanti sono infatti i salti logici e - in numero minore - anche le assurdità (Alexandre costretto a chiedere al suocero in quali condizioni era il volto dell'amatissima moglie quando venne rinvenuta perché lui non aveva mai fatto richiesta di vederla un'ultima volta prima di assistere alla cremazione!). C'è comunque da dire che molto ben disegnata – e ottimamente resa da Cluzet - è la figura dell'irritabile protagonista, sul quale si accentrano i sospetti non solo della polizia. Più in generale la direzione del cast è eccellente (notevole anche il pacato ispettore di Berléand), i ritmi sono alti, i dialoghi difficilmente banali. A livello formale insomma l'accuratezza si nota, ma il voler tralasciare poco di quanto presente nel romanzo mette troppa carne al fuoco complicando ulteriormente le cose proprio con l'approssimarsi della soluzione, sbrigativa quando meritava ben altra sorte. Poteva essere un thriller impeccabile, è invece soprattutto una grande occasione sprecata.
Lancinante come la nota più blue della chitarra di B.B.King. Bruciante come la sigaretta spenta sul braccio di Sid. Ne le dis à personne è un giallo-noireggiante girato con perizia, fotografato col sole fra le dita, scritto con una penna che è più realista del re. Personaggi caratterizzati col contagiri (su tutti la lesbica in perenne astinenza da nicotina). Un run-for-cover sulle tracce di Hitchcock, un run-for-wife che omaggia Polanski ad ogni ansimo. Lui ama lei. Lei scompare. Lui cerca lei, ma è un pasticcio proprio infame. Lunghetto ma imponente, Tell no one. Vedetelo. Poi ditelo a tutti.
Medico felicemente sposato, il mite Alex subisce un grave colpo quando la moglie scompare e viene poi rinvenuta cadavere, vittima (forse) di un serial killer. Otto anni dopo inizia a ricevere strane email, che lo portano a dubitare della morte della donna. La polizia invece torna a dubitare di lui... Ottimo giallo d'impronta hitchcocchiana, che punta soprattutto sul disegno dei caratteri e sull'introspezione psicologica. Nonostante la lunghezza considerevole, avvince grazie ad una trama complessa, dai risvolti non banali. Eccellente il cast.
MEMORABILE: La donna, secca come un chiodo, che tortura usando solo la pressione delle mani - l'attraversamento della strada trafficatissima
Quel che si dice un film che inchioda lo spettatore alla poltrona! Ben sceneggiato, ben recitato, Ne le dis à personne si distingue per un ottimo accompagnamento musicale e sonoro, per le ambientazioni originali (in particolare i boschi non lontani da Parigi) e per una fotografia particolarmente azzeccata. Le scene d'azione non sono fini a se stesse e mantengono alta la tensione senza inutili eccessi in spettacolarità. Da vedere.
Film veramente ben costruito e girato direi magnificamente (e non è sempre cosi per i film francesi), con una storia a metà strada tra drammatico e thriller, ma talmente complesso che solo alla fine si riesce a comprendere la verità. Il caso di una donna uccisa otto anni prima viene riaperto e per il marito, un famoso pediatra, inizia un calvario di accuse da parte della polizia con conseguenti bugie in famiglia. Il film è tagliato con l'accetta in due parti ben distinte e separate: la prima racconta il passato, la seconda aggiunge intrigo e suspence.
Un fantasma d'amore per il fuggitivo dottor Beck (uno smarrito ma ostinato Francois Cluzet, bravissimo)? Questo e altro, forse troppo altro: quella che si annuncia come la storia intimista dell'elaborazione di un lutto si capovolge e diventa un thriller in piena regola, con colpi di scena, sottotrame e false piste in quantità più che sufficiente a confondere le idee anche allo spettatore più attento. Ricco d'azione, violento e amaro come un vero "polar": solo, la confezione, è un leggermente troppo... laccata, non sufficientemente ispida e ombrosa rispetto al contenuto. Buono, comunque!
MEMORABILE: La torturatrice androgina. L'irruzione della polizia nell'appartamento di Beck e l'uccisione del cane.
Lei è stata uccisa e lui che ancora la ama si trova, dopo 8 anni, nell’enigma labirintico di quel fattaccio. Storia d’amore ostinato, di delitti insolubili, di intrighi sfuggenti (hitchcockiani) in una sceneggiatura complessa ma impeccabile, per una regia equilibrata e magistrale. Il thriller e il mistero si sposano con un garbo narrativo e una sensibilità francesi, riuscendo al contempo a tenere incollati col fiato sospeso per due ore e a emozionare con sottigliezza: una miscela perfetta per un film in grande stato di grazia. Sorprendente.
Quando sembrava che il giallo fosse destinato unicamente al piccolo schermo, ecco un inaspettato mistero d'oltralpe che coniuga alla perfezione la struttura hitchcockiana con un'accurata introspezione psicologica. Nononstante la lunghezza notevole, l'abilità del regista nel narrare le vicende del protagonista sulle tracce della moglie creduta morta riescono a tenere con il fiato sospeso fino alla fine. La trama è complessa al punto giusto e il finale non scade in sbruffonate gratuite. Sottile, sensibile e senza sprechi.
Bel film francese il cui punto di forza è la trama abbastanza complessa: dopo otto anni dalla morte della moglie, Alex riceve delle strane e-mail che fanno rinascere in lui le speranze che lei sia viva; allo stesso tempo la polizia sospetta che sia lui l'assassino. Il film, nonostante la durata di due ore, scorre abbastanza bene grazie anche a una buona regia e alle ottime prove di tutti gli attori (soprattutto del protagonista Francois Cluzet). Degno di nota.
Un giallo tutto impostato su falsità e malaugurate coincidenze. Sicuramente è ben confezionato, con una gran regia e un accompagnamento musicale di scelta veramente lodevole. Il soggetto, di per sè neanche troppo intricato, viene ben rimescolato mantenendo l'attenzione dello spettatore su grandi livelli. Interessante l'intreccio tra i personaggi, tra le altre cose ben caratterizzati. Ottimo Cluzet, che si dimostra ancora una volta attore versatile e di grande duttibilità.
Non male, certo, ma con tutti i premi e la reputazione che ha si rischia poi di esserne un po' delusi. È un noir e oggi se ne vedono pochi; è tecnicamente ben realizzato (ottima la colonna sonora), anche se forse senza quell'atmosfera davvero torbida che un grande regista avrebbe saputo infondergli. È inoltre molto lungo e a tratti dispersivo: nella prima parte succede poco e anche le (buone) sequenze d'azione mancano dell'urgenza e della tensione necessarie; nella seconda, specie nel finale, succede troppo e in maniera anche macchinosa.
Definire semplicemente un thriller questo bel film francese diretto da Guillaume Canet sarebbe riduttivo. Si tratta infatti di un'opera che parla del fortissimo legame tra due componenti di una coppia, che viene descritto da una sceneggiatura di ottimo livello nella quale la caratterizzazione dei personaggi è eccellente. Benchè piuttosto lungo, il film non presenta mai tempi morti, essendo la vicenda molto densa ma complessivamente comprensibile e lineare. Bravissimo François Cluzet ma anche gli altri attori sono convincenti.
Ottimo thriller di scuola francese, che espone il suo punto di forza in una sceneggiatura solida e tesa, sapientemente costruita per creare una ansiogena sensazione di mistero e di minaccia, tenendosi felicemente alla larga da vie troppo battute e da snodi troppo prevedibili. Notevole anche l'interpretazione misurata ma efficacissima di un Cluzet in forma smagliante. Tra i migliori film di genere (ma anche oltre) del passato decennio.
Bel thriller d'oltralpe, di marca hitchcockiana, che nonostante le due ore piene di durata, mantiene alta la tensione grazie ad un gran ritmo e ad una sceneggiatura impeccabile in cui alla fine ogni tessera del mosaico va al posto giusto. La storia avvince sin quasi da subito e lo spettatore è "costretto" a immergersi nello stesso
vortice del protagonista. I numerosi colpi di scena poi sono ben dosati. Cast ricco e di grande bravura. Qualche svolazzo formale evitabile ma risultato finale rimarchevole.
Il cinema francese riesce sempre a dare grandi soddisfazioni al sottoscritto soprattutto quando, come in questo caso, intreccia giallo e noir. Grande ritmo per un film dai tanti colpi di scena. Il film non è mai banale e il regista risce a dispiegare una trama all'apparenza complessa con grande disinvoltura e semplicità. Le facce sono quelle giuste. Molto bello.
Davvero appassionante, questo thriller francese di Canet. Il regista mescola le carte, lo spettatore è disorientato ma alla fine è tutto chiaro. Due ore intense, che volano e intrattengono. Gialli così al giorno d'oggi se ne vedono ben pochi (non ci rimane che estrarre dalla nostra videoteca i classici di Alfred Hitchcock e simili o i primi film di Dario Argento). Da sottolineare anche una certa sensibilità nel saper far emozionare. Grande Jean Rochefort. Buone le musiche.
MEMORABILE: "With or without" degli U2 come sfondo di una scena "di slancio" del film; Il grande finale; Il personaggio di Bruno.
Dal romanzo omonimo di Harlan Coben, la cui ambientazione viene trasferita dagli Usa alla Francia, un giallo che rasenta la perfezione, ben diretto, splendidamente fotografato e con interpreti adeguati. La tensione sale gradualmente, l'intreccio è complesso ma si segue con soddisfazione e partecipazione e anche il finale non tradisce le attese. Con simili premesse, le due ore di durata filano che è un piacere. Il fatto che non sia mai uscito nei cinema italiani la dice lunga sulla lungimiranza dei nostri distributori.
MEMORABILE: L'esecuzione della torturatrice; La spiegazione del mistero.
Tratta dall’omonimo romanzo di Coben, è la felice trasposizione che si avvale della grande interpretazione di Cluzet, un solido impianto narrativo ricco di ricche figure comprimarie e colpi di scena. Oltre che un thriller, è anche una tragica storia di amori diversi. Si vede e si rivede volentieri. Segnalo l’ottima scelta dei brani componenti la colonna sonora.
MEMORABILE: La scena della fuga dall’ospedale, conclusa in un cassonetto contenente topi.
Un delitto inspiegabile segna la vita di un medico che dopo anni scopre risvolti inaspettati. Sceneggiatura complessa e di classe per questo thriller drammatico, tanto lungo quanto magnetico, che riserva una buona introspezione psicologica dei personaggi. Gli ultimi dieci minuti sono quella giusta chiusa che lascia un gusto dolce.
Veramente un interessante thriller dal "funzionamento" a incastro: 2 ore e dieci di suspense non violenta nella forma, ma disturbante nei contenuti e nei sentimenti dei protagonisti. Tanti personaggi costellano questo giallo in modo da rendere la time-line continua anche se non semplicissima. In Italia sconosciuto, ma assolutamente da vedere.
La sceneggiatura riesce a gestire la complessità della storia che avrà un'ampia spiegazione (anzi, due) nel finale, attraendo lo spettatore con scene e con l'inserimento di personaggi che appaiono fini a se stesse ma sono invece legate dallo stesso filo conduttore e si fanno gustare anche se sembrano andare a infittire, meglio ingarbugliare, il mistero. La limpida fotografia richiama alla mente lavori di maestri del passato, la musica e le interpretazioni completano un lavoro avvincente. L'amore sollecitato del protagonista è il motore.
MEMORABILE: Un plauso a Bruno quando fa fuori l'androgina.
Canet è semplicemente bravissimo a inter”polar”e le spettacolarizzazioni canoniche del thriller statunitense con il romanticismo esasperato (e talora anche esasperante) del noir transalpino; il tutto calato in una ambientazione parigina tentacolare e formidabilmente eterogenea, che l’inquietudine trepidante di Cluzet interpreta alla perfezione. Alcune enfatizzazioni nello script, col conseguente rischio ridondanza, potevan esser evitate, ma trovan il loro contrappeso nella focalizzata caratterizzazione di un cast in generosa estasi recitativa.
MEMORABILE: La confessione di Dussolier; Il viaggio nelle banlieu di Cluzet accompagnato da Bruno/Lellouche.
Interessante giallo, quasi hitchcockiano per come il protagonista cade vittima di una spirale di eventi di cui non è a conoscenza e di cui vuole venire a capo. La tensione cresce poco a poco e nella seconda parte sono molti i colpi di scena ben giocati e riusciti. Il cast è ottimo, a partire dall'intenso Cluzet e dai vecchi Dussollier e Berleand (in un ruolo simile a quella della trilogia di Transporter). Molto struggente il finale, dove gli altarini vengono a galla, scoprendo una verità molto più cruda e sporca di quello che sembra all'inizio.
Ottimo thriller francese, di gran interesse per gli intricati sviluppi psicologici fra i personaggi. Il protagonista, pediatra, si trova indagato per la misteriosa morte della moglie occorsa otto anni prima. Ne sussegue un mix di intrighi, misteri e rivelazioni che infittisce la trama, la quale si dipana solo con il proseguire degli eventi sino a un trepidante e inatteso finale. Eccellente la regia, che forse a tratti indugia troppo su introspezioni sentimentali, ma che ha il merito di catturare sino alla fine. Grandissimo cast. Da vedere.
Teso e compatto thriller d'oltralpe, ottimo nel tenere nascoste e mischiare le carte grazie a una trama complessa ma non confusa. Forse un po' meno riuscito nella seconda metà, quando il ritmo si fa leggermente più fiacco (anche lo spiegone finale non mi ha convinto del tutto), ma resta comunque un noir di tutto rispetto. Canet dietro la mdp si dà alacremente da fare e riesce a non far mancare mai il ritmo. Cluzet (sosia di Hoffman) regala intensità al suo personaggio e il resto del cast approfitta di ruoli a tutto tondo e ben delineati. Notevole.
Un thriller complesso e ambizioso, ma riuscito a metà: confezione professionale e internazionale, ottimo cast, molte idee, alcune pure ottime, ma non sempre ben gestite. E così se l'intreccio mistery, quello romantico-drammatico e le parentesi da commedia noir funzionano, per la strada si incappa in svariati ostacoli, tra cui un discutibile segmento centrale stile Il fuggitivo e uno spiegone tra i più lunghi e contorti mai visti, che tra flashback veri e falsi e personaggi quasi mai nominati in precedenza rischia fortemente di disorientare.
Fatte salve alcune perdonabili sbavature è un giallo ben scritto, ricco di tanti piccoli dettagli che con lo scorrere dei minuti si rivelano sempre funzionali alla storia. Regia ottima, anche le scene più cruente sono credibili e ben girate. Bella Marie-Josée Croze, che nonostante per la maggior parte del tempo sia morta si esibisce in diversi nudi integrali. François Cluzet (Quasi amici), si conferma attore di talento: impegnativa la sua lunga fuga a piedi, che rammenta un po' Il maratoneta. Unica pecca una fotografia molto televisiva.
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DiscussioneBrainiac • 24/06/10 17:37 Call center Davinotti - 1465 interventi
I subbi ci sono.
DiscussioneDaniela • 14/09/11 07:47 Gran Burattinaio - 5928 interventi
Per Zender:
ho visto che è stata aperta anche una scheda "Non dirlo a nessuno" - forse è uscita una versione doppiata?
Comunque si tratta dello stesso film, quindi...
c'è bisogno del tuo tocco magico
DiscussioneZender • 14/09/11 08:17 Capo scrivano - 47786 interventi
Grazie Daniela, effettivamente era un errore. Salagadula, magicabula... ecco fatto, ho sistemato.
C'è un piccolo errore nel momento memorabile di
Stefania. Si parla di uccisione del cane che in
realtà viene solo estetizzato (si vede il tipico ago per animali) come confermato dal fatto che il simpatico quadrupede comparirà poi
qualche scena dopo.
DiscussioneZender • 25/07/12 07:48 Capo scrivano - 47786 interventi
Cotola ebbe a dire: C'è un piccolo errore nel momento memorabile di
Stefania. Si parla di uccisione del cane che in
realtà viene solo estetizzato (si vede il tipico ago per animali) come confermato dal fatto che il simpatico quadrupede comparirà poi
qualche scena dopo. Estetizzato nel senso che gli fanno una plastica al muso?
Nel senso che sono uno stordito anche io. :-)
Ovviamente volevo intendere anestetizzato.
DiscussioneZender • 25/07/12 10:55 Capo scrivano - 47786 interventi
Ok, avvisiamo anche Stefania, che aveva condannato a morte la povera bestiola (si sa che lei ama i gatti, ma non dev'essre una buona ragione :). Grazie Cotola.
E' vero, il cane mi stava antipatico, e l'ho condannato a morte, ahahah! Seriamente, a distanza di un anno non ricordo, ma se ho inserito la scena tra i momenti memorabili, è evidente che la ricordavo così, ed è altrettanto evidente che la ricordavo male, chiedo venia;) O forse ero "estetizzata" anch'io... boh! Grazie per avermi fatto notare l'errore, e di nuovo buone vacanze a tutti:)))
E anche come miglior colonna sonora, arriva il premio César.
Film notevole e musica bella e accurata.
With Or Without You
Written by U2
Performed by U2
Published by Blue Mountain Music Ltd.
Courtesy of Island Records Limited
Lilac Wine
Written by James Shelton
Performed by Jeff Buckley
For Your Precious Love
Performed by Otis Redding
Hands of time
Written by Andrew Cato, Tom Findlay (as Thomas Findlay) & Richie Havens (as Richard Havens)
Performed by Groove Armada feat. Richie Havens
Ne le dis à personne
Written by M
Performed by M
La Nebuleuse
Written by Maxime Garoute avec M
Adagio
Written by A. Bruckner, R. Ronsted
Hands Of Time
Written by Andrew Cocup, Thomas Findlay, Ritchie Havens
Performed by Groove Armada