L’ambientazione è perfetta, il film decisamente meno. Ma nonostante qualche esagerata pagliacciata (soprattutto nell’ultima parte) e dialoghi appena potabili, qua e là ci si diverte. C’è azione e il mostro è legnoso, muschiato, persino spiritoso ( “Ti fa male il braccio?”. “Solo quando rido”), a tratti esilarante. Le scene degne di nota sono soprattutto buffonesche (l’incendiato; la restrizione; la terza mutazione superclownesca). Non male.
Craven si diverte a mescolare diversi generi, attingendo ai fumetti di Hulk, a “La bella e la bestia” e ai tradizionali horror-avventurosi. Ne risulta un prodotto certamente non all’altezza del talento e dell’inventiva del regista, ma aderente ai canoni del puro intrattenimento. Anche in una diversa location, Hess replica con efficacia i ruoli di uomo perverso e violento che lo hanno reso celebre.
Swamp Thing è il celebre personaggio dei fumetti targati DC e sono proprio i primi due episodi (Genesi Oscura e L'Uomo che Voleva Vivere per Sempre) della serie disegnata ad essere stati rielaborati e "vomitati" sottoforma di film. Un reagente chimico provoca in uno scienziato la devastante mutazione fisica dando luogo ad una creatura a metà strada tra Hulk ed un salice. La causa della metamorfosi è cagionata da un gruppo di delinquenti che pure hanno ucciso la moglie del protagonista. Ironia insopportabile (principalmemnte generata da Louis Jourdan) che sarà amplificata nel peggior seguito...
Quando Wes Craven, dopo aver esaurito i suoi "furori", non sapeva bene che strada prendere. Così se ne esce con questo fumettone poveristico, davvero sghangherato e squallido, con risibili effetti speciali di cartapesta e mostroni di gomma che fanno sbellicare dal ridere. Wes cerca di dare un tono da fumetto a questo pastrocchio (tipo Creepshow) ma aumenta la dimensione weird. Resta la bellezza dell'ex signora Carpenter e qualche atmosfera paludosa. Lo scontro finale tra mostri comunque è divertentissimo, stile wrestling! Vietato ai maggiori.
MEMORABILE: Ray Wise nel suo laboratorio "esplosivo!"; le espressioni facciali di Jourdan; lo scontro finale tra i due mostroni.
Siamo lontani, molto lontani da Scream e Nightmare. Wes non ha mai brillato per ritmo ma qui si incomincia a dormire praticamente da subito... Effetti speciali atroci, su tutti il cosidetto mostro che altro non è che un poveraccio con addosso una tuta militare sporca con un po' di alghe di plastica incollate. Attori di cagneria unica: il peggiore rimane forse David Hess che non azzecca un'espressione del viso che sia una. In definitiva una cosa buttata lì per fare cassa su temi assai lontani da quelli frequentati di solito dal regista...
Tratto da una storia a fumetti, è decisamente uno dei film di Craven meno riusciti. Decente l'ambientazione, il più evidente limite del film è costituito da una sceneggiatura bislacca e da personaggi ridicoli, dalla personalità appena abbozzata. Assai scadenti e involontariamente ridicoli, gli effetti speciali.
Estemporanea e solo parzialmente riuscita sortita di uno dei padri riconosciuti della new wave horror anni '70 in un film retrò fumettistico e romantico. La trama è una variazione sul tema della Bella (una Adrienne Barbeau che prometteva di diventar una Sigourney Weaver decisamente più tornita) e la Bestia (Ray Wise che poi per Lynch sarà il ben più inquietante Leland Palmer). Da vedere comunque per capire meglio il perché del personaggio Craven e dei suoi ultimi fallimenti. A tratti godibile.
MEMORABILE: Il bagno della Barbeau nella Palude ricorda la Lorna di Russ Meyer.
Craven si cimenta con la DC Comics e la sua "cosa della palude". La scelta delle location conferisce il fascino misterioso idoneo a esaltare i temi trattati e la vicenda scivola via come le tavole di un fumetto, ma non si può dire che l'esperimento riesca pienamente. I due mondi (cellulosa e celluloide) si confondono a più riprese lasciando lo spettatore incerto se spaventarsi o sorridere. Soccorre spesso l'avvenenza della Barbeau, che regala anche un trionfo pettorale degno di fermo immagine. Un po' pochino, però...
MEMORABILE: Il bagno rinfrescante della (co)protagonista.
Benché prenda spunto da un fumetto della DC Comics, in più di un’occasione strizza l’occhio al Mostro della Laguna Nera perché l’impostazione scelta da Craven risulta molto simile. È una trasposizione distante anni luce dalle mega produzioni che arriveranno negli anni duemila tanto a livello visivo che di contenuti. Non manca, infatti, quella sottile ironia di fondo tipica del regista che per l’occasione ridicolizza i mercenari e il loro scagnozzo, dipingendoli in una certa maniera. Resta, forse, confinato agli appassionati del genere.
Mediocrità su ogni fronte. Craven possiede un notevole cattivo gusto e lo dimostra con una storiella noiosa in cui la stolidità del film d'azione (la Barbeau scappa sempre), un mostro con tuta da discount, goffe spiegazioni scientifiche e sequenze d'inenarrabile ridicolaggine (un trippone si trasforma in un minuscolo Scrondo) si avvincono vicendevolmente sino a costringere lo spettatore a guardarsi d'urgenza un Tarkovsky d'annata per rimediare ai danni spirituali. Da evitare come la peste.
Il buon Wes, notoriamente poco benevolo nei confronti del film, porta sul grande schermo un horror supereroistico basato sull'omonimo fumetto della DC, in equilibrio gustosamente stentato fra l'exploitation tipica del regista (David "Krug" Hess nei panni del solito galantuomo, la Barbeau a petto nudo che si lava nella palude) e l'intrattenimento mirato a un pubblico adolescenziale (l'ultima tranche coi mostroni che se la danno di santa ragione). Goffo, a partire dal costume della creatura, ma piacevole. The toxic avenger e Darkman (con cui condivide Nicholas Worth) gli devono molto.
MEMORABILE: Ray Wise in fiamme; Il mostro contro i criminali in hovercraft; I poteri curativi; Worth tramutato in uomo-topo; Il duello finale con spade e bastoni.
Tratto da un fumetto, si piazza tra i migliori horror trash dell'epoca. La pochezza di intenti e molte situazioni veramente povere (si vedano i vestiti dei mostri) sembrano indicare una volontà neanche tanto velata di essere trash, eppure c'è qualcosa che lo fa funzionare. La prima parte è più interessante, grazie più che altro al grande Ray Wise, sempre una spanna sopra tutti in quanto a recitazione. Poi cala clamorosamente e sembra davvero un fumetto per bimbi, ma l'epico scontro finale premia lo spettatore.
MEMORABILE: Le location; Le tette della Barbeau; La scintilla negli occhi di Wise quando recita; Lo scontro finale.
Wes Craven affronta un classico horror la cui filosofia è ovviamente sempre quella: il mostro che si innamora della bella di turno, stavolta però prima ancora di trasformarsi nella nota creatura fangosa e paludosa. Peccato per gli effetti cheap (le tute del serpentone in primis) e le situazioni narrative arrangiate, rischiarate appena da una certa ironia che qua e là aleggia leggera. Non migliora granché la situazione neanche il décolleté ancora conturbante della immarcescibile Barbeau.
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