Come ben noto, i ragni sono da sempre uno degli incubi più ricorrenti della cinematografia horror internazionale: nel 1896 Mèliés lo aveva già intuito e dedica il suo quarto cortometraggio proprio ad un aracnide gigante che turba il sonno del protagonista. La caccia all’intruso a colpi di scopa è trattata con la comicità dei futuri cartoni animati di Hanna & Barbera e ricorrendo al semplice trucco teatrale dell’animazione tramite fili.
Il vero senso del cinema, attribuibile alla meccanica stessa del mezzo, è quello fantastico: è così facile definire Une nuit terrible quale ennesimo tassello di un concetto (quello filmico) in grado di stimolare sensazioni arcaiche e solleticate da archetipi junghiani. Cosa, allora, meglio di una paura atavica, quella indotta dal ragno (qui di dimensioni abnormi) e dai suoi più minuscoli colleghi? Le primordiali macchine di proiezione, mentre lanciavano (flebili) luci e (intense) ombre su uno schermo, potevano dare ampio risalto alla perspicace fantasia di quel genio ch'é stato Georges Méliès.
La terribile notte del titolo è quella di un uomo che steso a letto vede un ragnone aggirarsi sulle lenzuola e poi sul muro. Il corto è simpatico e rivela l'estro di Méliès che qui anticipa le classiche "comiche", non avendo ancora fatto il salto di qualità verso la visionarietà magica che sarebbe esplosa con l'applicazione dei trucchi cinematografici. Insomma, qui fa un po' tenerezza, ma il sorriso riesce a strapparlo ancora oggi.
Anche in questo caso un uomo tenta (inutilmente) di dormire. Il corto a mio avviso non è molto riuscito; piuttosto statico, non succedono molte cose che possano rendere il prodotto memorabile. Nulla di che in definitiva, può anche essere evitato, non ho gradito.
Un pover'uomo non riesce ad addormentarsi in una notte davvero da incubo, costellata da un ragno di notevoli dimensioni. In questo brevissimo cortometraggio, Méliès comincia a farci vedere uno dei suoi trucchi (i primi effetti speciali!!!), che oggi fanno sorridere, ma che in realtà erano ingegnosi e precursori del cinema come lo conosciamo adesso. Spassoso.
Lo spunto è da fantasy-horror, il ritmo è quello di una comica, il finale anche: il ragno-mostro viene intrappolato nel... vaso da notte! Cortometraggio povero di effetti speciali, ma sapiente e imprevedibile nella fusione dei vari registri narrativi. Surreale e prosaico al tempo stesso, ancor oggi molto divertente!
Aracnofobia nel cinema dell'Ottocento, probabilmente mescolata agli incubi degli alcolisti. Ne esce un film corto ma sorprendente, che colpisce una delle nostre paure più diffuse. Non c'è, in effetti, molto di più, ma è da notare l'umorismo della soluzione, con tanto di vaso da notte...
Cortometraggio piuttosto ingenuo (siamo nel 1896!) ma che fa presagire il Georges Méliès dei futuri trucchi e delle invenzioni visive. Il protagonista cerca di dormire, ma la notte è funestata da un fastidioso ragno. La tecnica è elementare ma si intravede il "mestiere" del regista nell'allestire un abbozzo di storia e nell'usare sapientemente il poco materiale a disposizione.
Cortometraggio che mostra la creatività di Mèliés, oltre che sul versante creativo, nell'elaborazione di un linguaggio ancora tutto da scrivere. Bravissimo nel mettere in scena concetti con mezzi arrangiati e grande comicità, corporea, caratteristica; la stessa fantasia verrà esplorata con Le Cauchemar.
Per esigenze di espressività immediata e per fare spettacolo e sorprendere con mezzi minimi, Georges Méliès utilizza (inventa) l'iperbole in celluloide, ovvero altera la realtà amplificandola: un ragnetto domestico assume le dimensioni di un topo, con ciò che ne seguirà. La meraviglia, la paranoia, la comica, la fantasia, il grottesco e (ovviamente) gli effetti speciali nelle loro primordiali apparizioni sullo schermo: il genio è al lavoro...
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