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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Ancora un film dedicato al dietro le quinte del cinema, sottogenere trafficato che ha il suo ovvio nume tutelare in Truffaut e che – per rimanere nell'ambito della serie B qui bazzicata – ha trovato successivamente anche in Italia la sua definitiva consacrazione con la serie cult BORIS (il fatto che il backstage riguardi una serie e non un lungometraggio non varierà di molto le situazioni). Il René Ferretti di turno ha la faccia stravolta di Steve Buscemi, regista alle prese con il solito film che non vuol saperne di procedere come dovrebbe. Come sempre, infatti,...Leggi tutto a giocare a favore della chiave brillante sono gli inconvenienti sul set, che qui prendono il sopravvento su tutto fin dalla prima sequenza. L'incipit mette in mostra la curiosa scelta di alternare le scene che vediamo attraverso lo schermo virtuale delle riprese a quelle della troupe al lavoro utilizzando il colore per le prime e il bianco e nero per le seconde, scelta che successivamente verrà invertita in attesa che realtà e sogno smettano di fondersi per lasciar spazio a quanto realmente accade negli studios. Già, perché l'idea, almeno nella prima parte, è quella di materializzare gli imprevisti come incubi veri e propri, in modo da poter esagerare senza preoccuparsi che la cosa risulti in ultima analisi troppo poco credibile. Ci si accorgerà però che, passando alla cronaca di quanto avviene, non ci si discosterà granché dal medesimo modo di raccontare. Quasi per intero chiuso tra le quattro pareti dello studio cinematografico, occupato peraltro in minima parte, il film è il serrato resoconto di imprevisti che il regista, come da tradizione, ha il compito di risolvere per portare in qualche modo in porto il proprio lavoro mediando tra chi fa le bizze. Poco si capisce, peraltro, di cosa tratti il film che i nostri eroi stanno girando: l'importante è seguire cosa accada nel “durante”, tra un ciak e l'altro. La protagonista femminile, Nicole (Keener), è un tipo alla mano, disponibile, diventata famosa per aver girato una scena nella doccia in un film con Richard Gere, ma già quando subentra il “divo”, tale Chat Palomino (Le Gros), si intuisce come il rapporto tra i due non sarà proprio facile da gestire. Le invenzioni si susseguono, senza tuttavia che mai si riesca a trovare quella davvero divertente, che scateni la risata. Ed è un po' questo il difetto maggiore di LIVING IN OBLIVION: mancando di gag originali o particolarmente azzeccate finisce per diventare presto ripetitivo, con il regista (e sceneggiatore) “autentico” Tom DiCillo che fatica nel gestire i tempi. Non per demerito del cast, anzi discretamente assortito, ma per i limiti di un copione in cui quanto accade non va molto oltre la convenzionalità del (sotto)genere. Si ricorda soprattutto la simpatica sequenza del sogno col nano che sbotta (non senza ragione): “Perché l'unico modo per rendere l'idea di un sogno è metterci un nano? Hai mai fatto un sogno in cui c'era un nano? Conosci qualcuno che abbia fatto sogni con un nano? No! Non li faccio neanch'io i sogni con i  nani! L'unico posto dove ho visto nani nei sogni sono i film stupidi come questo!”. Gli si potrebbe obiettare che tale David Lynch diresse una serie di enorme successo, infilandovi un nano in un sogno, ma conta la battuta, che in questo caso funziona. Altrove invece no, e così il film resta indeciso se spingere l'acceleratore o meno col risultato di fermarsi a metà strada. Non del tutto criticabile perché a suo modo raffinato e contenuto, ma privo di mordente e troppo laccato per raccontare credibilmente il mondo della serie B. La staticità data dall'ambiente praticamente unico penalizza poi oltremodo il risultato, che per reggere avrebbe necessitato di creatività e umorismo in dosi ben superiori.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 14/02/10 DAL BENEMERITO B. LEGNANI POI DAVINOTTATO IL GIORNO 25/04/21
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B. Legnani 14/02/10 00:58 - 5529 commenti

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Curiosissimo film in cui si gira sul set di un film a basso costo (ovvia l'ispirazione a Truffaut). Le tensioni di tutti si assommano nei sogni (il regista si chiama, con deliziosa strizzata d'occhi ai francofoni, "Reve"), interrotti dal suono della sveglia. Ben recitato da tutti, ha almeno due momenti magici: Buscemi che dice per davvero il testo di un suo dialogo e la scena, finalmente riuscita, della mela.

Galbo 16/10/11 10:00 - 12390 commenti

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Sorta di Effetto notte in versione indipendente newyorchese, il secondo film del regista Tom DiCillo è un divertente collage simpaticamente sospeso tra reale e immaginario (si veda il ben più calzante titolo originale) che ha per oggetto la realizzazione di un film e per protagonisti i componenti di una troupe cinematografica. Sogni e frustrazioni del mestiere sono ben rappresentate da un film che pecca di qualche ingenuità ma appare onesto nell'ispirazione e nella realizzazione.

Daniela 18/02/13 07:41 - 12654 commenti

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Una troupe scalcinata impegnata nelle riprese di un film a basso costo e con pretese intellettuali deve far fronte a tutti gli inconvenienti possibili e/o immaginabili... Alternando realtà e sogno, colore e bianco/nero, DiCillo confeziona un film sul "fare cinema" non certo originale nello spunto, ma fresco, divertente, bene interpretato dal cast guidato da un Buscemi lungochiomato e deliziosamente auto-ironico. Come già detto, un Effetto notte del cinema indipendente, ma anche la versione con cinepresa della messa in scena shakesperiana di Branagh nel bel mezzo del gelido inverno.
MEMORABILE: "Perché deve essere un nano? Nessuno sogna nani, neppure io sogno nani!"

Kinodrop 10/02/19 18:11 - 2946 commenti

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Un simpatico ripercorrere le difficoltà e gli imprevisti al momento del ciak nella tipica ambiguità del film nel film. In più qui c'è l'aspetto onirico che a volte salva e chiarisce, altre confonde ulteriormente facendo restare il tutto in un limbo gradevolmente assurdo. C'è un po' di tutto: divi capricciosi, incidenti tecnici, tresche amorose e sfuriate registiche; niente di nuovo per un tema così rodato, ma la disinvoltura del cast e il mestiere di un Buscemi in piena forma risollevano da qualche ingenuità e dal rischio di cadere nell'ovvio.

Capannelle 26/04/21 23:41 - 4411 commenti

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Commedia grottesca confinata all'interno di uno studio cinematografico dove i vari personaggi acquistano progressivamente forma compiuta. Non tutti eccellono ma l'atmosfera di gruppo e determinate interrelazioni (professionali, esistenziali, amorose) messe a dura prova riescono a dare la stura a sequenze anche divertenti. Certo, le ambizioni e il budget non oltrepassano un certo livello, ma l'opera sembra sufficientemente genuina.

Tom DiCillo HA DIRETTO ANCHE...

Spazio vuotoLocandina Johnny SuedeSpazio vuotoLocandina Box of moonlightSpazio vuotoLocandina When you're strangeSpazio vuotoLocandina Delirious - Tutto è possibile
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