In un altro paese - Documentario (2006)

In un altro paese
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Anno: 2006
Genere: documentario (colore)
Note: Liberamente ispirato al libro "Cadaveri eccellenti" di Alexander Stille.

Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 22/01/10 DAL BENEMERITO GUGLY
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Gugly 22/01/10 23:53 - 1187 commenti

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Un giornalista americano si aggira per Palermo e Roma, mentre scorrono voci, foto e immagini che raccontano mafia e politica degli ultimi 30 anni fino ad oggi... Falcone, Borsellino, Buscetta, ma anche morti ammazzati sconosciuti, eppure coinvolti nella cruda mattanza. Lasciandosi trasportare dal racconto si comprendono tanti elementi: non fu solo la mafia a fermare Falcone, la casta esiste, eccome, ed espelle chi non si adegua. Guardatelo e capirete. Da proiettare nelle scuole. Voce narrante di Fabrizio Gifuni.
MEMORABILE: La foto di una testa decapitata posata sul sedile; la pacatezza di Falcone ed i suoi occhi inquieti. L'elenco (e le foto) delle vittime eccellenti.

Giacomovie 26/07/11 18:29 - 1398 commenti

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Documentario importante, rigoroso, preciso e prezioso. Nel raccontare la mafia dagli anni ’70 ad oggi mette il dito su tante piaghe ancora aperte. Sottolinea gravi verità per dimostrare le quali in tanti hanno perso la vita e su cui si continua a far finta di niente. L’analisi del connubio mafia-politica va sempre di pari passo e rimarca le evidenti deficienze e responsabilità dello stato. Tutti i politici di rilievo, vecchi e nuovi, dovrebbero studiare questo film passandosi la mano sulla coscienza. Ammesso che sappiano dove passarsela.

Magi94 22/07/17 18:13 - 952 commenti

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Un documentario d'alta classe che ogni cittadino italiano dovrebbe vedere. Sebbene sia semisconosciuto, riesce con maestria e professionalità a raccontare la storia di Cosa Nostra dall'avvento dei Coerleonesi al maxi processo, il tutto mostrato in un'ottica da thriller d'inchiesta che mantiene viva l'attenzione e talvolta pure la tensione. Quattro pallini decisamente meritati.

Paulaster 29/03/21 10:08 - 4417 commenti

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Scrittore americano descrive un’epoca di mafia. I fatti riportati rappresentano un compendio particolareggiato di una trentina d’anni in Sicilia appoggiandosi alle sentenze giudiziarie. L’importanza sta nelle testimonianze accorate dei magistrati sul campo, nelle fotografie di Letizia Battaglia e nelle crude immagini di repertorio. Viene sottolineata la tesi dei rapporti continuativi Stato/mafia e nell’ultima parte si insinuano responsabilità di Berlusconi (mai provate al di là della condanna a Dell’Utri).
MEMORABILE: La testa staccata sul sedile; Borsellino che non sapeva cos’era una distinta bancaria; L’incarico a Meli; Il cratere di Capaci; La bomba all’Addaura.

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  • Curiosità Gugly • 23/01/10 19:27
    Portaborse - 4710 interventi
    Mah..non so se definire quello che sto per scrivere proprio curiosità, diciamo che si tratta di particolari da notare perchè diversamente chi non è siciliano non può capire tutto il sistema di simboli, di messaggi talora subliminali che sottendono immagini e parole. Proverò ad elencarli man mano che mi vengono in mente.


    Quando Buscetta e un altro pentito durante il maxi processo chiamano Michele Greco, uno dei grossi esponenti della mafia degli anni 80 il Signor Michele Greco, vogliono fare consapevolmente a quest'ultimo una gravissima offesa, perchè avrebbero dovuto chiamarlo con qualche appellativo, tipo Don (esatto, come ne Il Padrino)oppure Zu'.



    Nel documentario si vede Falcone in varie fasi della sua vita: giovane magistrato (peraltro il documentario non lo dice, ma le immagini in bianco e nero di un Falcone per noi irriconoscibile che va a baciare dei suoi familiari si riferiscono a quando era stato liberato dopo essere stato tenuto in ostaggio da un detenuto a Trapani, mi sembra), ai tempi del pool grintoso e barbuto, negli ultimi anni della sua vita solo con i baffi e visibilmente ingrassato. La barba se la tagliò perchè contribuiva alla sua fama di magistrato comunista (mentre era un conservatore, e comunque una persona "non aggiustabile", diciamo), e i continui attacchi subiti soprattutto all'interno della magistratura e di cui il documentario racconta con dovizia i voltafaccia, gli crearono uno stress non indifferente; oltretutto gli attacchi dei colleghi si univano alla campagna guidata da Il Giornale di Indro Montanelli e alle lettere anonime de il c.d. "Corvo" del Palazzo di Giustizia, un anonimo (fu incriminato il magistrato Alberto Di Pisa) che insinuò un uso disinvolto dei pentiti: Falcone avrebbe dato a Totuccio Contorno e compagnia il permesso di uccidere i nemici.
  • Curiosità Gugly • 23/01/10 19:34
    Portaborse - 4710 interventi
    Un'altra questione, spiegata anche da Falcone nel suo libro Cose di Cosa Nostra (scritto con Marcelle Padovani, la giornalista con spiccato accento francese di cui si sente la voce nel documentario durante un'intervista al magistrato): la mattanza, le crude tecniche di ammazzamento utilizzate non sono fini a loro stesse: le autobombe ad es. sono state utilizzate non (solo) per creare terrore, ma perchè, obiettivamente, con dei soggetti così protetti come Chinnici, Falcone, e Borsellino giusto un'esplosione ad alto potenziale avrebbe potuto scalfire il cordone di protezione.
  • Curiosità Gugly • 24/01/10 12:19
    Portaborse - 4710 interventi
    Questa la leggo ora su Wikipedia, veramente curiosa ma inserito nel linguaggio simbolico di cui ho parlato.

    A proposito del Corvo, il calunniatore anonimo che con le sue lettere infangava Falcone:

    "......Ma al Palazzo di Giustizia di Palermo aveva preso corpo anche la nota vicenda del "corvo": una serie di lettere anonime (di cui un paio addirittura composte su carta intestata della Criminalpol), che diffamarono il giudice ed i colleghi Giuseppe Ayala, Giammanco, Prinzivalli più altri come il Capo della Polizia di Stato, Vincenzo Parisi, ed importanti investigatori come De Gennaro e Antonio Manganelli. In esse Falcone veniva millantato soprattutto di avere "pilotato" il ritorno di un pentito, Totuccio Contorno, al fine di sterminare i corleonesi, storici nemici della sua famiglia.

    I fatti descritti venivano presentati come movente della morte di Falcone ad opera dei corleonesi, i quali avrebbero organizzato il poi fallito attentato come vendetta per il rientro di Contorno (e non, si badi, per i decenni di inflessibile lotta senza quartiere che Falcone aveva scatenato contro di loro...). I contenuti, particolarmente ben dettagliati sulle presunte coperture del Contorno e gli accadimenti all'interno del tribunale, furono alimentati ad arte sino a destare notevole inquietudine negli ambienti giudiziari, tanto che nello stesso ambiente degli informatori di polizia queste missive vennero attribuite ad un "corvo", ossia un magistrato.

    Sebbene sul momento la stampa non lo spiegasse apertamente al grande pubblico, infatti, tra gli esperti di "cose di cosa nostra" (come Falcone) era risaputo che, nel linguaggio mafioso, tale appellativo designasse proprio i magistrati (dalla toga nera che indossano in udienza); le missive avrebbero così inteso insinuare la certezza che in realtà il pool operasse al di fuori dalle regole, immerso tra invidie, concorrenze e gelosie professionali.

    Gli accertamenti per individuare gli effettivi responsabili portarono alla condanna in primo grado per diffamazione del giudice Alberto Di Pisa, identificato grazie a dei rilievi dattiloscopici. Le impronte digitali - raccolte con un artificio dal magistrato inquirente - furono però dichiarate processualmente inutilizzabili, oltre a lasciare dubbi sulla loro validità probatoria (sia il bicchiere di carta su cui erano state prelevate le impronte, sia l'anonimo con cui furono confrontate, erano alquanto deteriorati).

    Una settimana dopo il fallito attentato, il C.S.M. decise la nomina di Falcone a procuratore aggiunto presso la Procura della Repubblica. Di Pisa, che tre mesi dopo davanti al C.S.M. avrebbe mosso gravi rilievi allo stesso Falcone sia sulla gestione dei pentiti che sull'operato, verrà poi assolto in Appello per non aver commesso il fatto
    ......
  • Discussione Gugly • 20/03/10 22:17
    Portaborse - 4710 interventi
    In un altro paese...dopo aver visto questo documentario vi consiglio di andare a vedere la home page di LIBERA. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie.

    Per restare in tema, torno adesso dalla XV giornata in ricordo delle vittime di tutte le mafie: sono stati recitati i nomi di 900 persone uccise e/o scomparse (Dalla Chiesa, Falcone, Borsellino, ma anche dell'eroe borghese Ambrosoli ucciso dalla mafia politica proprio a Milano, dove oggi si è tenuta la manifestazione).

    Ho avuto modo di guardare negli occhi alcuni dei parenti delle vittime che sono venuti, e vi assicuro che la finzione filmica o anche solo documentaristica è un'altra cosa.
    Ultima modifica: 20/03/10 22:18 da Gugly