La furia del hombre lobo - Film (1972)

In questo capitolo del mitico uomo lupo spagnolo il povero Waldemar, dopo una spedizione in Tibet, diventato licantropo deve vedersela da una dottoressa figlia di un nazista, che vuole servirsene per i scopi di controllo della mente. La Cristal è un'ottima villian (da citare lei in camicia da notte con la frusta) e il film è molto godibile. Buone le musiche (prese anche da Bach). Consigliato.

Quarta (e peggiore) puntata della saga dedicata al licantropo Waldemar Daninsky, qui alle prese con un incipit demenziale ambientato in Tibet: dopo essere stato morso da uno Yeti si trasforma in licantropo. Le psicologie dei co-protagonisti (soprattutto quella della gelosa e dominante Ilona/Perla Cristal, ex fiamma di Waldemar) non hanno filo logico e, di concerto con una regia poco personale, ne fanno una pellicola dozzinale e insignificante, inopportunamente sganciata (per qualità) dal risultato dei precedenti capitoli.

Indubbiamente, la saga di Waldemar Daninsky ha visto capitoli migliori. Zabalza e lo stesso Naschy/Molina, che figura come sceneggiatore, mettono molti elementi sul tavolo: lo yeti (solo accennato), un marito tradito, la solita questione sui confini morali della scienza, la figlia di un vecchio nazista. Il risultato è un minestrone un po' indigesto, con momenti al limite del farneticante (la presenza degli hippy); le scene tagliate aggiungono poco pepe alla vicenda. Musiche talvolta fuori luogo e nemmeno le interpretazioni sono degne di nota, ad eccezione del solito divo Paul.