Questa fiction ha presentato una biografia romanzata che, non rendendo giustizia alla figura e al carattere di Fausto Coppi, ha suscitato polemiche da parte di coloro che ebbero modo di conoscerlo di persona. A tal proposito Mons. Lorenzo Ferrarazzo, amico di lunga data di Coppi, scrisse un indignato articolo intitolato
Coppi:umiliato e offeso dalla TV, apparso nel'95 sulle pagine de “Il Popolo Dertonino”, un settimanale del Basso Piemonte (Il Campionissimo era infatti originario di Castellania, in provincia di Alessandria):
«Fin dalle prime battute, quando per essere arrivato secondo in una insignificante corsa di paese, il grande campione scaraventa lontano la sua bicicletta e batte i pugni fino a reagire come un ragazzo viziato e deluso, si capisce subito che il personaggio dello schermo è l’opposto del Coppi autentico. Chi l’ha conosciuto da vicino sa che il campione era un tipo composto e signorile per natura. Era gioviale, di compagnia, sempre padrone di se stesso [...] Il telefilm continua presentando alcune delle grandi vittorie di Fausto relegandole in luoghi sconosciuti, scialbi e ripetitivi. Mai lo scorcio di una città, di una piazza, di un villaggio, di una folla. In questa desolazione un Coppi solo, spesso mancano i concorrenti da battere, i tifosi da evitare, le macchine che sfrecciano. Il suo volto è fisso e inebetito, senza uno spasimo di fatica che gli torca la bocca, senza un alito di vittoria che gli illumini gli occhi. È il volto di un condannato mentre esegue la condanna che gli è stata inflitta. Per confermare e completare la distruzione del Coppi vero i registi hanno fatto ricorso ad uno stratagemma: mentre il campione continua a pedalare in silenzio, da fuori campo irrompe la sua voce. Coppi confessa la propria nausea di dover camminare tanto in bicicletta, ma infine si arrende concludendo: “Pedalare è l’unica cosa che so fare nella vita”. Con queste espressioni dette e ripetute anche l’anima di Fausto, spogliata della sua passione sportiva, viene neutralizzata».
A questo si aggiungono alcuni clamorosi errori biografici, come la morte di Coppi nell’ospedale di Alessandria anziché in quello di Tortona e l’invenzione di una visita del massaggiatore Biagio Cavanna al suo capezzale.