Aggiornamento della "Carmen" - ma della novella di Merimée rimane in sostanza solo il nome della protagonista e la sua indole irrequieta e seduttrice - in cui la destrutturazione godardiana del linguaggio (meta)cinematografico si svuota di ogni senso ultimo e tracima in narcisismo sterile, assommando convulsamente paesaggi naturali (onde, nubi, l'aurora), esecuzioni musicali (il quartetto d'archi che prova Beethoven), siparietti da teatro dell'assurdo e un erotismo sordido che rasenta la pornografia: tutto artificioso e vacuo. Contestatissimo vincitore del Leone d'Oro a Venezia nell'83.
Da una prima analisi della slegata e per certi versi confusa composizione di questo film si può supporre che Godard ami Beethoven e il mare. Un quartetto che suona e le onde, che subentrano a regolari intervalli, finiscono per costituire i momenti più poetici di un’astrazione teorica non priva di filosofia ed intenti artistici, ma che per il modo in cui è esposta rimane sospesa e quasi ermetica, svanendo nelle suddette onde. Ciò che invece difficilmente svanisce dal ricordo è la rigogliosa foresta pelvica di una procace Maruschka Detmers. ***
Presa in giro? Gioco metacinematografico fine a se stesso? Scheggia impazzita autoriale (e parecchio snob) di un Godard in vena di scherzare e bighellonare con lo spettatore? Inclassificabile, spesso noioso, autocompiaciuto, teatrale, posticcio, anticinematografico, detestabile (Godard stesso appare insopportabile sia come attore che come regista). 81 minuti di spocchia pseudointelletuale da quattro soldi, che però sopravvive visceralmente grazie ai nudi della divina Detmers e di sesso quasi hard. Una miserella sotto zulawskiata fatta con i soldi dei cestini.
MEMORABILE: I nudi integrali, naturali, sfacciati; Le performance sessuali, ai limiti dell'hardcore, della Detmers.
Godard decide di spiazzare mescolando un film dai toni romantici e drammatici con una sorta di heist movie terroristico, che però tiene conto del solito gioco meta-cinematografico in virtù del fatto che il regista appare proprio nel ruolo di sé stesso. Prendendo in considerazione la storia d'amore tra i protagonisti (i bravissimi Detmers e Bonnaffé molto affiatati), si nota che l'intento del regista è quello di citare un certo tipo di cinema libero e privo di limitazioni (soprattutto sessuali), ma guardando anche oltre ci sono riferimenti espliciti alla condizione umana e sociale.
Jean-Luc Godard HA DIRETTO ANCHE...
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Stò ripensando a questo film, di cui ho la vhs presa da Reppubblica.
Al di là che non ho mai amato Godard, e che i nudi della Maruschka rimangono indellebili (forse più che nel Diavolo in corpo), questo film mi e sempre parso una zulawskiata fatta con i soldi dei cestini.
Buiomega71 ebbe a dire: Stò ripensando a questo film, di cui ho la vhs presa da Reppubblica.
Al di là che non ho mai amato Godard, e che i nudi della Maruschka rimangono indellebili (forse più che nel Diavolo in corpo), questo film mi e sempre parso una zulawskiata fatta con i soldi dei cestini.
Bellissima l'ultima definizione Buio, mi piace tantissimo!!!
Gugly ebbe a dire: Buiomega71 ebbe a dire: Stò ripensando a questo film, di cui ho la vhs presa da Reppubblica.
Al di là che non ho mai amato Godard, e che i nudi della Maruschka rimangono indellebili (forse più che nel Diavolo in corpo), questo film mi e sempre parso una zulawskiata fatta con i soldi dei cestini.
Bellissima l'ultima definizione Buio, mi piace tantissimo!!! :-)
Mi ricordo veramente poco di questo film, mi ricordo che lo vidi qualche anno fa per un corso all'università di Narrazione cinematografica, mi piacque abbastanza, ma in definitiva Godard non riesce ad entusiasmarmi più di tanto anche se il suo cinema e le sue teorie sul cinema continuano ad affascinarmi molto.