Duello a El Diablo - Film (1966)

Western violento, di impianto classico, dal ritmo sostenuto e dalla regia sagace; intrattiene con buona suspense, dialoghi vivaci, personaggi stereotipati. Interessante la sceneggiatura, che cerca di approfondire il tema razziale e di deplorare la violenza dell'uomo, anche se vi riesce solo parzialmente, limitandosi a una visione moraleggiante della società. Cast ben assortito.

Ralph Nelson dirige un western la cui trama non appare particolarmente originale ma che è realizzato con un occhio piuttosto attento (anche se talora superficiale) al tema razziale. Una sceneggiatura solida, alcune sequenze d'impatto e un ritmo sostenuto caratterizzano in positivo l'opera. Non esaltante la prova del cast, con attori che forse anche a causa del doppiaggio italiano, appaiono alquanto "legnosi".

Western che si svolge su due fronti: quello dell'azione, con scene di battaglia girate con grande realismo e molto curate e quello delle relazioni che si incrociano tra i protagonisti. Relazioni che evidenziano la questione interrazziale e le etiche del periodo, che una buona sceneggiatura pone nel giusto modo. Film che nonostante il buon cast (ma abbastanza inusuale per il genere western) non ha ottenuto il successo previsto. Probabilmente girato in modo troppo convenzionale, con una regia senza grandi guizzi, (Nelson farà meglio con Soldato blu).

Nelson inizia il suo discorso contro il razzismo, proseguito quattro anni dopo con Soldato blu. Western diretto con un buon ritmo e che conta una discreta dose di violenza; nella prima parte fatica a ingranare (come spesso succede) per poi riprendersi nella seconda. Forse inusuale, per l'epoca, la scelta di un attore di colore per un western, Sidney Poitier.

Diretto da Nelson qualche anno prima del celebre Soldato blu, un meno noto ma notevole western, efficace nel disegno dei personaggi e nella critica al pregiudizio razziale, teso e incalzante nelle sequenze d'azione. Gli Apache vengono dipinti ancora negativamente e il finale è in perfetto stile "arrivano i nostri", ma i toni realistici e la qualità della sceneggiatura preludono all'imminente svolta revisionista. Cast insolito ma sorprendentemente in parte, soprattutto Poitier e la bergmaniana Andersson. Altalenanti le musiche di Neal Hefti.

Discreto Western, che ha come punto di forza l'azione, quasi costante, viste le varie vicissitudini dei personaggi, tra prezzolati (Poitier), graduati tutti d'un pezzo (Travers), cani sciolti (Garner) e madri problematiche. Il tutto, condito con pellerossa decisamente agguerriti, dotati di frecce che fanno il loro dovere (si piantano proprio bene). Purtroppo, qua e là si pecca di superficialità, scivolando quasi nel ridicolo (il salvataggio della donna rapita è esageratamente semplice). Comunque, lo si segue fino all'epilogo arrivando, penando, dove lo spettatore può più o meno aspettarsi.