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TITOLO INSERITO IL GIORNO 3/12/09 DAL BENEMERITO SAINTGIFTS
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Saintgifts 3/12/09 15:03 - 4098 commenti

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Tratto dal teledramma In two Minds e ispirato alle teorie dello psichiatra scozzese Ronald D. Laing, il film di Loach è una denuncia verso le Istituzioni che dovrebbero curare le malattie della psiche. A tratti in stile documentaristico, ben interpretato da Sandy Ratcliff e ambientato con efficacia in un tipico ambiente piccolo borghese dalle regole di un puritanesimo molto miope. Il film angoscia tanto mette in luce l'incapacità da parte di certi medici di capire e di voler capire le origini del male per poi poterlo curare con efficacia.

Cotola 21/06/11 22:22 - 9043 commenti

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Durissimo atto d'accusa contro la famiglia e la psichiatria a base di shock e droghe i cui effetti saranno deleteri per la vita della protagonista. Lo stile è sobrio e scabro come raramente si vede sullo schermo e questo non piacerà a molti, rendendolo così indigesto. Loach è spietato nella sua disanima e non fa sconti o concessioni di alcun tipo allo spettatore. Bravissime la Ratcliff e la Martyn. Uno dei film meno conosciuti del regista, eppure è tra i più belli. "Obbligatorio" il recupero.

Mickes2 5/08/11 19:15 - 1670 commenti

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Intenso e struggente dramma esistenziale in cui si condanna ferocemente l’ottusa mentalità bigotta delle famiglie inglesi di vecchia concezione. L’assoluta perpetuazione dei valori che sovrasta ed annichilisce il rapporto umano nel contesto familiare e le necessità giovanili. Un’ineluttabile caduta verso il baratro, schiava di un ossessionante conformismo borghese. L’azzeramento psico-fisico che sfocia nella schizofrenia, oggetto di umilianti studi, è raccontato da Loach con stile freddo e intimista. Folgorante.
MEMORABILE: Il finale. I discorsi fatti a tavola tra padre, madre e sorella.

Marcolino1 8/01/17 17:54 - 553 commenti

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Un film avanti di mezzo secolo su più fronti: la società uniformata, il cibo risoluzione fallimentare dei drammi interiori, l'anoressia e l'iperprotettività genitoriale ricordano le famiglie ipad-dipendenti d'oggi. Si prosegue con la repressione psichiatrica pagata dallo stato, la diatriba sull'aborto come scelta o costrizione (quest'ultimo imposto incoerentemente da genitori filo-cattolici) e infine lo sdoppiamento della personalità della protagonista; il linguaggio è sobrio, lineare, anti-sensazionalista, drammatico ma senza lacrime a buon mercato.
MEMORABILE: La protagonista rappresenta sul proprio ventre l'aborto: un bimbo stilizzato che piange; Il grigiore alienante della fabbrica e delle case proletarie.

Bullseye2 31/01/17 00:32 - 396 commenti

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Ecco una "normalità" fatta di perbenismo, ipocrisia, angoscia, repressione, alienazione e un mondo folle che a essa oppone il rifiuto rifugiandosi nel bizzarro, nella fantasia, nell'amore e nella comprensione, il tutto perfettamente illustrato in questo meraviglioso apologo sugli orrori di una psichiatria sociale che applica l'etichetta di "malato" a tutti i ribelli anticonformisti che non concepiscono la vita come violenta imposizione dall'esterno ma come naturale ricerca della felicità. Fa riflettere anche oggi.
MEMORABILE: Le sfuriate di Janice contro i suoi genitori; Gli inutili quanto dannosi elettroshock.

Kinodrop 11/06/17 19:09 - 2950 commenti

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Stretta nella morsa del doppio vincolo - realizzazione di sé come subordinazione sofferta alle regole sociali e all'ottusità della famiglia - la giovane protagonista percorre una discesa dolorosa verso "l'inferno" della psicoterapia vecchio stampo, prima che fosse accettata la teoria dell'origine affettivo-sociale del disagio psichico e della follia. L'importanza del tema non può nascondere i limiti della regia da un punto di vista emotivo e comunicativo, in cui dominano ossessivamente le stesse situazioni tra famiglia, crisi e ospedale psichiatrico.

Schramm 29/11/17 12:57 - 3495 commenti

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Che la famiglia sia un manicomio e il manicomio una famiglia? Per Loach la domanda è retorica: l’istituzione con le sue coercizioni repressioni e ottusità da puritanesimo è malattia. Il pazzo va anzitutto amato, rinunciando magari a fingere di capirlo. Ma sulle utopie l’ipocrisia della facciata e il più vittoriano perbenismo hanno sempre la meglio, e Loach ce lo dice brusco, per colpi secchi e ceffoni, senza poeticismi, giaculatori paternalismi e pacificanti estetismi. La realtà non ama lunghe sedute al trucco, e il suo cinema ne è impietoso retrovisore che crea emorragie all'anima.

Giùan 5/05/18 09:34 - 4559 commenti

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Manca del Loach a venire quella sottolineatura enfatico-empatica-didascalica volta a diventare cifra del suo cinema, ma c'è già tutta la qualità di scrittura che satura ogni inquadratura diventando qui paesaggio soffocante, claustrofobico, spietatamente schizofrenico. Il conformismo familiare incarnato dalla monade-triade composta da madre carceriera, marito succube e figlia prigioniera inane è reso con una naturalezza che lo rende ancor più disperante. Come sempre esemplare la resa degli attori con encomio particolare alla inscalfibile megera Grace Cave.
MEMORABILE: Il disagio del marito di fronte allo psichiatra alternativo seguace di Laing; La visita della sorella di Janice e la litigata coi genitori.

Daniela 21/05/22 21:16 - 12662 commenti

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La "family life" di Janice è una prigione dalla quale è incapace di fuggire: la madre è una manipolatrice bigotta e ipocrita, il padre un uomo che maschera con modi rudi la propria irrilevanza. Quando la madre la costringe a abortire, lei precipita nella nevrosi... Girato da Loach con uno stile semi-documentaristico, il film è un attacco all'istituzione familiare borghese e all'approccio psiconalitico tradizionale in apparenza freddo, quasi distaccato, eppure riesce a raggiungere perfettamente il bersaglio suscitando compassione, disagio, rabbia. Da noi poco noto, da riscoprire.
MEMORABILE: Il disegno di un bambino in lacrime tratteggiato sulla pancia.

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  • Curiosità Buiomega71 • 21/05/19 19:02
    Consigliere - 25998 interventi
    Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni (mercoledì 2 aprile 1980) di Family life:

  • Discussione Caesars • 29/10/19 12:18
    Scrivano - 16811 interventi
    Il film uscì in Italia solo nel 1974 (visto di censura 63875 del 16 Gennaio 1974, fonte Italiataglia). Ricordo che all'epoca lessi recensioni molto positive a proposito della pellicola.

    Ultima modifica: 29/10/19 14:16 da Zender
  • Discussione Raremirko • 30/10/19 22:16
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    Ancora oggi è validissimo e, tristemente, molto molto vero.